Roby Facchinetti Inseguendo la mia musica live
(Babilonia / Believe Digital)
Quando, un bel giorno, verrà finalmente vergata una storia della canzone italiana priva di ovvietà senza visione d’insiem, convenzioni incancrenite nel tempo e miopie figlie di pregiudizi, sarà bene ricordarsi che nella serie A dei compositori cosiddetti “leggeri”, accanto a Battisti, Zero, Dalla e pochi altri figura sicuramente – al loro stesso livello – un signore di nome Roby Facchinetti.
Del resto, basta la scaletta di questo suo entusiasta e possente live per cogliere la qualità d’una scrittura insieme d’impronta classica e impatto moderno, capace di squarci prog e sinfonici, ricca di melodie pop che restano nel tempo come di strutture colte ed anomale che vanno ben oltre i limiti della forma canzone, che anzi Facchinetti ha rinnovato meglio e più di altri. E questo al di là d’una voce ancora spettacolare, di personalità timbrica unica e sempre più matura coscienza interpretativa.
Nel doppio album “Inseguendo la mia musica live”, in realtà triplo ma degli inediti -che confermano ulteriormente quanto scritto sopra- parleremo dopo, Facchinetti allinea 31 brani uno più bello dell’altro: semmai con la piccola colpa di non aver pescato troppo dai suoi ottimi dischi solisti (specie i primi due) o dall’eccellente album in coppia con Fogli. Ma come si faceva, obietterà lui, a lasciare fuori “Notte a sorpresa” oppure “Pensiero”, “Pierre” oppure “Chi fermerà la musica”, insomma alcuni fra le decine di classici che hanno innervato l’irripetibile vicenda artistica dei Pooh, più grande band italiana di sempre e storia musicale unica al mondo?
Dei Pooh poi, invero, Facchinetti è stato sin dagli esordi -e soprattutto grazie al produttore Lucariello e al suo sprone d’inizio anni Settanta- l’anima compositiva: è stato suo, e lo è rimasto nel tempo, il colore base d’un pop-rock che sapeva ispessirsi di sinfonismi, suite e guizzi progressive, dentro un susseguirsi di melodie per lo più notevolissime che spesso si univano o accavallavano per inimitabili brani a più parti, mini-suite se non mini-sinfonie. E il viaggio di questo live li ripassa tutti, i colori dei Pooh, riletti con energia e classe d’arrangiamento dal creatore del loro linguaggio: unica pecca, forse, aver concesso qua e là troppo al recupero degli arrangiamenti del cinquantennale della band, nonché a qualche cantato affidato ai coristi, faccende che qui fanno sembrare pezzi come “Amici per sempre” o la stessa “Pensiero” figli d’una cover band (medesimo errore del suo collega Dodi Battaglia in alcuni pezzi del suo live “…E la storia continua”).
Ma sono piccoli dettagli, questi, dentro una carrellata di emozioni che non risparmia il dovuto omaggio alla poesia di Valerio Negrini (a nostro avviso il massimo paroliere di sempre, altro che Mogol, ed ovviamente esclusi i cantautori) né il repechage di strepitosi gioielli che dimostrano quanta qualità, ci sia stata nei Pooh oltre i successi. Così l’autore a cinque stelle Roby Facchinetti, immerso in una foresta di tastiere, nel doppio live fa bene e fa male a chi ascolta, perché i Pooh solo Dio sa quanto mancano ai fan (e non solo), e perché, però, che bello risentire ben fatte “Cosa dici di me” o “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Giorni infiniti” o un’intensa e compresa “Il cielo è blu sopra le nuvole”, “La gabbia” o una smagliante “Uomini soli”. E via via, sino a una toccante “In silenzio”, una “Dammi solo un minuto” dagli innovativi colori da entertainment americano, il vortice finale d’emozioni, grinta e grande musica fra “Non siamo in pericolo” e quella “Tanta voglia di lei” che qui Roby rockeggia: ma tanto crediamo darebbe brividi anche punk, o a stornello.
Vere e proprie chicche del live sono poi “Ali per guardare, occhi per volare”, con una ripresa toccante quanto imprevista, la sempre commovente e bellissima “Domani” e i capolavori allineati a chiudere il Cd 1: “Per te qualcosa ancora”, “Amica mia”, “È bello riaverti”, canzoni che da sole valgono una patente d’autore di serie A. Patente che Facchinetti ha rinnovato nel tempo anche coi dischi solisti, qui appunto poco rappresentati ma comunque presenti; soprattutto nell’abbrivio possente di “Anima e corpo” e con le perle “Ma che vita la mia” e “Fai col cuore”.
È vero però che il Facchinetti extra-Pooh dilaga nel disco allegato, a questo live, e che prende il titolo dal capolavoro scritto durante il lockdown per la natia Bergamo, “Rinascerò rinascerai”. Lì ci sono cinque inediti: e se “Fammi volare” è un po’ troppo radiofonica per i nostri gusti, “Invisibili” è d’una sensibilità struggente (sempre alta anche la penna di D’Orazio, in questi brani), l’altro omaggio a Negrini “L’ultima parola” è bello quanto sentito, “Cosa lascio di me” è insieme nostalgica e romantica, apre il cuore mentre lo strugge.
E di “Rinascerò rinascerai”, beh, si sa già tanto. Si sa anche che è stata tradotta, per la sua bellezza, universalità, modernità melodica, in decine di lingue: dal vietnamita al giapponese, dal francese al polacco. E forse, caro Roby, era meglio mettere qualcuna di queste versioni a completare il Cd di inediti, anziché le basi strumentali degli stessi. Chissà, forse il successo di questo tuo brano, davvero mondiale come crediamo sia capitato in Italia solo a Modugno o Morricone, avrebbe fatto meglio capire a chi certe cose non vorrebbe sentirle che Roby Facchinetti da Bergamo, nel tempo, passerà alla storia del cosiddetto pop italiano un po’ come un tal Peppino Verdi da Roncole ha fatto nella nostra lirica. Chè lo dicono i fatti, a guardarli…
Andrea Pedrinelli
Da ascoltare/guardare, “Rinascerò rinascerai” (Official video)
https://www.youtube.com/watch?v=D5DhJS5hGWc