Kenny Brawner
Cross Water Blues
(Appaloosa Records / IRD)
Tanto Blues, squarci di Soul e R’n’B, soprattutto una bella personalità interpretativa e un pianismo a tratti scintillante (per tacere d’una chitarra maestosa).
Sono questi gli ingredienti principali del nuovo album del Georgiano (Georgia degli States, ovviamente) Kenny Brawner: un cantante, pianista e compositore già molto noto nelle sue band Raw Sugar e Brawner Brothers, ma anche grazie alla partecipazione da protagonista in spettacoli di successo e qualità dedicati a Charles Aznavour e Ray Charles. Con “Cross Water Blues” l’artista si misura però da solista, con la collaborazione – alla succitata chitarra, ma anche come coautore ed arrangiatore – di Luca Tozzi, che appunto specie con la seicorde spesso gli regala mirabilie.
E malgrado qualche strizzatina d’occhio al mainstream che comporta in tracklist un paio di passaggi troppo levigati o prevedibili, il risultato d’insieme è non solo gradevole ma anche di gusto; in buona sostanza di Blues corretto, con testi semplici – forse un po’ monotematici, a parte sul finale del CD… – e diverse sfiziosità compositive, strumentali e vocali.
È soltanto a metà strada, in ogni caso, che l’album di Brawner incede troppo nell’ovvio: fra i vaghi afflati gospel di “Meet Me In The Alley” (brano ben risolto solo a metà), l’autobiografismo banalotto di “Waiting For Some Good”, l’intuizione un po’ sprecata di “Open Door Policy” e l’appena spiritosa, sul sesso, “I’m Not Buyin’”.
L’abbrivio dell’album è invece smagliante grazie al Blues graffiato e rude “I Never Thought”, di suoni e voce notevoli ed eleganza non retorica dell’arrangiamento; e anche l’addio a una vita vissuta sino in fondo di “Goin’ Down Slow” (unica cover accanto a dieci originali) affianca a un’interpretazione di ottimo livello tantissime, stuzzicanti screziature strumentali.
L’apice effettivo del CD è però sul finire: anzitutto con la maiuscola, intensa ballad (approfondita coloristicamente dagli ottoni) “Burned Again”; e poi col crescendo del trittico di chiusura. Aperto dalla splendida, elegante, jazzata “Love Pain” e concluso con la simpatica e retrò “Never Had A Love Like Yours”, dai bei colori melodici.
E fra gli ultimi due pezzi citati, ecco anche il gioiello: persin inatteso, visto che nel resto del CD si parla sempre e solo (o quasi) d’amore. Perché “It’s A Shame”, ovvero “È una vergogna”, è scura, incalzante, sferzante canzone politica: che apparenta Trump a un clown e si scaglia contro la mancanza di rispetto -per gli altri e per gli ultimi- d’una classe dirigente dell’oggi priva di valori, e in ogni parte del mondo fondamentalmente disonesta.
Qui Brawner dà il meglio di sé anche come autore in un testo senza paura, ben coadiuvato nella composizione da Tozzi fino a regalarci un brano da ricordare e divulgare, con splendido refrain-invettiva teso e sincopato.
Tanto che, se qualcuno ci dicesse di trovare comunque pleonastico questo suo viaggio pur garbato e colmo di guizzi in musica comunque radicata nel passato, beh, crediamo che basterebbe questa “It’s A Shame”, abbinata magari a “Burned Again” e “Love Pain”, a convincere questo qualcuno che vale la pena, comunque, dar credito alla riuscita sfida solista d’autore di Kenny Brawner. Dietro l’apparenza, c’è anche di più.
Articolo di: Andrea Pedrinelli
Da ascoltare/guardare: “Burned Again”
https://www.youtube.com/watch?v=j-5ZBmePIz8&list=PLj1Kou7r-6N5JEuWEFXSsV0MEhhY77QPy