Leo è un bambino sensibile, ha sei anni. Vive con Anna sua sorella con la quale ha un legame particolare, come particolare è la comunione di anime affini. Anna ha quattordici anni e insieme ai genitori formano una famiglia. Leo è sordo, ma questo non gli impedisce di essere felice nella sua infanzia popolata da gesti che vivificano nell’aria il suo alfabeto di silenzio.
Per garantire a Leo una vita fatta di realazione con il mondo viene mandato in una scuola speciale a Milano dove però il linguaggio dei segni non può essere praticato. Il mondo di Leo inizia a contrarsi fino a sparire confina solo in se stesso, un se stesso che fatica a rapportarsi anche con gli affetti più cari.
Una notte del 1964 il bimbo scompare nel bianco di una tempesta di neve che paralizza non solo una città… nessuna notizia di lui nonostante le indagini e la vita di Anna e dei genitori subirà in modi molto diversi le conseguenze della sua assenza.
Quando ogni speranza sembra dissolta nello studio di Anna a distanza di diciannove anni si presenta Michele, un uomo, sordo anche lui, che le rivela alcuni dettagli sulla notte della scomparsa del fratellino tali da rimettere ogni cosa in discussione.
Un romanzo ad alto tasso di poesia e bellezza questo di Stefano Corbetta, autore che conferma il suo talento di narratore a distanza di due anni da “Sonno bianco” altro libro di gran pregio uscito per Hacca. “La forma del silenzio” viene inserito da Ponte alle Grazie nella collana “scrittori” e Corbetta scrittore lo è, riconoscibile nello stile ad ogni pagina, ad ogni immagine e personaggio proposto.
I protagonisti vengono dipinti con tratti decisi ed emergono dalle pagine per abitare l’immaginario di chi legge. Impossibile non sedersi accanto ad Anna, seguirla nelle sue ricerche, desiderare di prenderle la mano e rimanere pochi passi dietro di lei mentre combatte con i ricordi e le paure. Una storia che coinvolge ed emoziona e ci invita ad ascoltare senza sentire e sentire senza ascoltare… da leggere!
“La forma del silenzio” di Stefano Corbetta
Ponte alle Grazie
Articolo di: Elena Torre