Gladis Alicia Pereyra è una fine scrittrice che ha all’attivo molti bei romanzi tra cui “Il cammino e il pellegrino” che trovate recensito qui sul nostro portale. Da poco in libreria la sua ultima fatica letteraria dal titolo “Camilla” un romanzo avvincente e pieno di spunti di riflessione, un romanzo di cui consigliamo la lettura. Abbiamo chiesto ad Alicia di raccontarci qualcosa di più ed ecco cosa ci ha detto…
Come nasce Camilla la protagonista del tuo nuovo romanzo?
Come nasce Camilla lo racconta lei stessa. E’ successo durante una mia visita a una mostra, se non ricordo male si teneva al Chiostro del Bramante a Roma, davanti a un quadro di Jan Brueghel dei Velluti, Vaso di fiori con gioielli o Vaso milanese, dipinto a olio su lastra di rame. Sono rimasta colpita dalla brillantezza dei colori e ho pensato che fosse frutto della tecnica impiegata, molto usata alla fine del ‘500 inizio del ‘600 e poi dimenticata. Mi è venuta allora l’idea di far ricuperare quella tecnica antica a un pittore contemporaneo, che poi è diventata una pittrice. Ho trasmesso alla mia protagonista le sensazioni che quel quadro mi aveva provocate in modo che stuzzicassero la sua creatività, così come avevano stuzzicata la mia. Camilla s’impegna in un’ardua ricerca per scoprire le modalità della pittura su lastra di rame che in realtà è un riflesso della mia stessa ricerca. Non è stato facile scoprire i segreti del mestiere che si celano dietro gli splendidi colori del Vaso milanese, ma alla fine ci siamo riuscite, io attraverso un libro, uscito più di dieci anni fa, trovato su Amazon, Camilla con i consigli di un suo vecchio professore dell’Accademia.
Camilla è una pittrice qual è il suo rapporto con la sua arte?
E’ un rapporto d’amore, di totale dedizione, il più importante della sua vita e tutto ciò che potrebbe inquinarlo viene respinto con decisione, specialmente l’amore.
Teodora Manfredi, la critica d’arte che la aiuta a emergere, la considera una pittrice di razza come Modigliani o Van Gogh ed è convinta che se un giorno per continuare a dipingere Camilla, nata e cresciuta negli agi di una famiglia borghese, dovesse ridursi alla totale miseria non esiterebbe.
Perché le ali della donna farfalla devono appartenere per forza ad una farfalla esistente? Non potrebbe prendersi una licenza artistica?
Devono appartenere per forza a una farfalla esistente perché realtà e fantasia convivano nell’arte, così come dovrebbero convivere nella vita, per Camilla deve essere così. Realtà e sogno ben equilibrati danno pienezza all’esistenza. Una vita incentrata sulla sola realtà sarebbe molto arida e fatta solo di sogno precipiterebbe nella psicosi. E’ una verità talmente palese che verbalizzarla potrebbe risultare banale, ma è bene ricordarlo. Soprattutto in questo momento, in cui un virus sconosciuto ci ha fatto piombare bruscamente in una dimensione che se chiamassimo onirica non sarebbe un’esagerazione, mantenere ben saldo il senso di realtà ci aiuterà a superare questa prova riportando a livello psicologico le minori conseguenze possibili.
Qualche considerazione riguardo alla convivenza tra realtà e fantasia nel mio lavoro.
Nei miei romanzi ci sono sempre due protagonisti: i personaggi o il personaggio e la realtà in cui si muovono. Per me la scrittura è principalmente un’esplorazione della psiche di questo complesso primate che siamo noi, nel tentativo di cogliere dietro al variabile l’immutabile. Partendo da questo presupposto, ho bisogno di collocare i miei personaggi in un certo periodo storico, ricostruendo con una seria ricerca e con tutti gli inevitabili limiti, la realtà materiale e culturale, spirituale, del periodo. La realtà in cui l’umanità si muove condiziona la espressione dei sentimenti, delle passioni, del agire e crea una scala di valori, questa espressione è la parte variabile di qualcosa di immutabile che si annida nel profondo e che ci rende umani. Umani nel bene e nel male, sia chiaro. La Fiorenza di “Il cammino e il pellegrino”, la galea e la Genova del ‘200 ne “I panni del saracino” la Roma del 2013 in “Camilla” costituiscono le realtà dove accadono le vicende di fantasia dei miei personaggi. E’ solo il mio modo di lavorare che ho trasmesso a Camilla, certamente non penso che deva essere una regola generale.
La vita di Camilla viene bruscamente influenzata da un ammiratore troppo invadente… perché hai deciso di parlare dello stalking?
Prima arriva il personaggio portando con sé una storia che può avere un seguito e diventare un romanzo o un racconto o essere accantonata. Camilla, la mia pittrice, ha portato con sé il suo stalker, mi è sembrata un’idea valida e l’ho sviluppata. Più che dello stalking volevo parlare della forza del femminile, quando riesce a esprimere tutte le sue potenzialità di fronte a una situazione rischiosa. Camilla è una fortezza di cristallo come la definisce l’uomo con cui scoprirà l’amore, ma nel momento del pericolo quel cristallo diventa infrangibile, grazie alla sua volontà di non arrendersi.
Camilla è in parte un romanzo di formazione e in parte un romanzo d’amore. Il tema dell’amorenelle diverse declinazione è sempre presente. L’amore per la pittura in primo luogo, anche l’amore nell’amicizia occupa un grande spazio nella vita di Camilla, l’amore spesso poco sereno tra figli e genitori, l’amore tra donna e uomo e il falso amore malato dello stalker che alla fine diventa violento. Paradossalmente lo stalker sarebbe l’uomo ideale per Camilla, non pretende nulla da lei, solo osservarla e amarla mantenendosi in disparte e nell’anonimato. Lui vorrebbe che lei si dedicasse per intero alla pittura, rinunciando all’amore, alla passione, che la potrebbero deviare dalla sua strada, impedendole di sviluppare tutto il potenziale del suo talento. Lui vuole che Camilla sia, quello che lei stessa vorrebbe essere. E la sua reazione violenta non è solo frutto della gelosia ma, soprattutto, della delusione. Camilla no è quello che lui credeva che fosse e l’amore immaginario si tramuta in odio ben concreto. Anche Camilla a un certo punto capisce di non essere quello che credeva di essere o che si costringeva a essere. Ma la scoperta non la sconvolge, al contrario: la maggiore consapevolezza di sé la rende più sicura e le permette d’inoltrarsi in territori che prima escludeva per paura di smarrirsi.
Vittima e carnefice qual è il loro rapporto nel tuo romanzo?
Non esiste alcun rapporto tra vittima e carnefici nel mio romanzo. Affinché un tale rapporto si stabilisca entrambi i protagonisti devono assumere i rispettivi ruoli. Camilla rifiuta il ruolo della vittima, nell’uomo che la perseguita non vede il suo carnefice, vede un nemico da affrontare e neutralizzare per la propria salvezza. È disposta a difendersi fino alle ultime conseguenze utilizzando le arme che possiede e se deve soccombere sarà con la spada in mano -diciamo così- e non mettendo la testa sul ceppo. Non a caso si chiama Camilla.
In realtà Camilla non è un amazzone, è semplicemente una donna che ha fiducia in sé stessa, convinta del proprio valore e dei propri diritti, che le circostanze costringono a difendersi da un’insidia sconosciuta e, nonostante sia ben consapevole della propria vulnerabilità e abbia paura, non si arrende perché sa che chi pensa che perderà prima ancora di lottare, ha già perso.
Dove e come trovare il tuo libro?
Nel sito dell’Associazione Culturale Clara Maffei che con il mio libro fa il suo ingresso nel mondo dell’editoria.
www.associazioneclaramaffei.org
Per il momento e quando apriranno, in queste librerie romane:
Mangiaparole – Caffè letterario
Tel: 06 97841027
Via Manlio Capitolino 7/9 – 00181 Roma (RM)
Odradek
Via dei banchi Vecchi 57
Tel. 06 683 3451
Orario 9 – 20
Libreria Fahrenheit 451
Campo de’ fiori 44 – 44186 Roma (Roma)
Tel. 06 687 5930
In seguito si potrà acquistare anche su Amazon e in altre librerie indipendenti del resto di Italia.
Intervista di: Elena Torre
Foto di: Magda Laini