Tra le collaborazioni discografiche più rilevanti di Sicardi, classe 1979, genovese di nascita e milanese d’adozione, quelle come chitarrista, bassista e arrangiatore–orchestratore con: Stefano Tessadri, Folco Orselli, Stefano Piro (ex leader dei Lythium), Gnut, Yalda.
Tra i molteplici progetti originali di cui ha fatto parte: la band multi-genere Ottavo Richter (reclutati nel 2008/2009 da Radio 2 come band ufficiale dell’evento Caterraduno– ospiti musicali la Banda Osiris, Max Gazzé, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, il direttore del Tg3 Di Bella e David Riondino-nel 2009 gli Ottavo Richter compaiono in diretta al Tg3 Linea notte e partecipano a diverse puntate di Parla con me, sempre su Rai 3. Dello stesso anno la collaborazione degli Ottavo Richter con Flavio Premoli, autore delle musiche originali del film tv “Occhio a quei due” con Ezio Greggio e Enzo Iacchetti); gli Arm on stage (indie rock); i Coparoom (swing), più volte sold-out nel 2012/2013 al Blue Note di Milano.
Dal 2012 al 2016 collabora, per la composizione di musica per il web, con 4friends film per Miu Miu e Prada.
Quando hai iniziato a fare musica?
A 13 anni: iniziai a studiare chitarra classica con mia cugina Elisabetta, diplomanda al Conservatorio. Dai 15 ai 18 studiai con il suo maestro, Prof Passarotti, mentre a 17 avevo iniziato a dedicarmi al jazz e all’armonia.
Con quali artisti sei cresciuto?
Parecchi! Beatles, Queen, Antonio Carlos Jobim, João Gilberto, il Pat Metheny Group, Jamiroquai,… Tantissime influenze diverse, fortunatamente.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Generalmente inizio dalla musica, e i testi arrivano dopo. Mi faccio guidare molto dall’atmosfera e dai suoni, dalle vocali, dalle sillabe che ‘sento’ inserite nella melodia.
Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?
Sicuramente il titolo svela il fil rouge che attraversa tutto l’album: i cliché sono ciò da cui mi piace partire, siano essi musicali o testuali. Quello che avviene dopo è il superamento, la messa in discussione dei cliché, e l’approdo a qualcosa di nuovo e inatteso.
Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?
La contaminazione penso sia necessaria per fare arte oggi: il mondo è straordinariamente più piccolo di un secolo fa, ed è molto interessante ‘catturare’ qualcosa di culture distanti tra loro, interiorizzarlo e inserirlo, più o meno consciamente, nella propria produzione creativa.
Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?
Prevalentemente suggestioni, atmosfere, fotografie, e anche pretesti per ballare. Trovo che il ritmo sia fondamentale nella musica almeno quanto la melodia.
Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica?
Quasi subito; mi piaceva suonare, ma soprattutto molti professionisti del doppio della mia età mi incoraggiavano a farlo.
Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?
In “Cliché” la matrice comune è la black music: soul, RnB, funk, disco music. Nella mia carriera suono anche swing, jazz, blues, rock’n’roll, bossa nova, samba, tango… Mi piace fare tante cose diverse, in questo modo ho sempre pensato di poter acquisire molte sfumature.
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Per quanto riguarda me e la maggior parte dei miei colleghi significa essere: manager, commercialista, insegnante, social media manager. Ah, e anche musicista.
Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Sono necessari, che piacciano o no.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
Melodia, armonia interessante, qualche “colpo di scena” e un testo che non sembri scritto da Peppa Pig.
Cosa pensi dei talent show? Hai mai pensato di parteciparvi?
I talent show sono terribili. Detesto il fatto che non ci sia musica dal vivo, il che li accosta al karaoke. Avvilente il fatto che non vengano favoriti e incoraggiati scrittori di canzoni; ma lo capisco, gli autori vengono forniti dalle case discografiche.
La regia di questi “show” fa in modo che non guardi l’esibizione, ma vedi le reazioni dei giudici, del pubblico, e in questo modo sei condizionato. Li abolirei, ma le major li adorano perché li riforniscono di carne fresca e ingenua.
Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.
Mi piacciono:
1. la farinata
2. i jeans a zampa
3. gli artisti difficili da etichettare
4. “Il Maestro e Margherita”
5. il caffé con la moka
6. il flamenco
7. chi ha dei dubbi
8. il numero 8
9. la primavera
10. i finali aperti
Mi fanno arrabbiare:
1. la pasta scotta
2. non trovare i jeans a zampa nei negozi
3. i cantanti che non hanno mai scritto nulla di loro
4. chi va a vedere i cinepanettoni
5. la burocrazia
6. il raggaeton
7. chi non si fa domande
8. i plagi
9. l’autunno
10. i finali ‘telefonati’
Prossimi appuntamenti dal vivo?
Dàn Café a Cecina il 20 marzo e il 21 marzo da Nerone, in un posto magico vicino a Urbino.
Più dettagli qui
Progetti?
Intanto far circolare “Cliché”, che non è solo un album ma è anche un libro.
Infatti, se le canzoni sono disponibili solo in formato digitale (in streaming e nei digital store), il supporto fisico è proprio un libro, in cui ho scritto la storia di ogni canzone. Ho raccontato come sono nate, come si sono sviluppate tra ripensamenti, correzioni e intuizioni, mettendomi a nudo e riscoprendo il processo creativo.
Al momento è disponibile a La Scatola Lilla, dove insieme a Cristina Di Canio, la titolare, abbiamo fatto il 20 febbraio una bellissima chiacchierata e in cui ho avuto modo di eseguire qualche brano chitarra e voce.