La poetessa Biancamaria Frabotta segnala la raccolta di racconti edita da Hacca Edizioni
Sono uscite da pochi giorni le prime proposte alla LXXIV edizione del Premio Strega: Gli occhi vuoti dei santi di Giorgio Ghiotti (Hacca Edizioni), è stato proposto da Biancamaria Frabotta che lo ha caldamente segnalato per la partecipazione al prestigioso premio.
Nella motivazione che accompagna la proposta della poetessa Biancamaria Frabotta si legge: «Nato nel 1994, Giorgio Ghiotti, poeta, scrittore e saggista, ha esordito con la raccolta di racconti, Dio giocava a pallone (Nottetempo 2013). Gli occhi vuoti dei santi è la sua ultima raccolta di racconti, di grande valore sia dal punto di vista formale che nella sostanza del suo messaggio. L’io narrante che si esprime ora in prima persona, singolare e plurale, sia nella terza persona dei veri narratori non vuole presentarsi come un esempio di letteratura generazionale.
La sua sembra un’autobiografia, ma non lo è. Ghiotti non gioca con i consueti trucchi della ibridazione tra verità e finzione. Il suo tema è la disperata coscienza del male di vivere che travaglia gli individui all’interno della famiglia, la spietata solitudine di chi ne fa parte e la diseguaglianza tra gli affetti. Attraverso una scansione frammentaria della voce che ricorda le pause e i soprassalti dei diari kafkiani, l’autore obbliga il lettore a mantenersi all’altezza del suo pensiero poetante. Ma la prosa poetica non c’entra. Piuttosto un’alternanza tra malinconia e feroce comicità trasmessa in una scrittura, acuminata e fulminea che elimina ogni ripetizione, ogni inutile vacuità. E a fronte di un Tempo che ci insegue, ogni inutile perdita di tempo di puro stile».
I dodici racconti, potenti e corrosivi, narrano vite colpite, deluse e innamorate, lasciando ai lettori la sensazione di guardare il palcoscenico di un teatro. La raccolta è stata – dall’uscita in libreria lo scorso settembre a oggi – apprezzata da un buon numero di lettori e di critica.
«In Italia si dice che i racconti non si vendono, che la gente non ama i racconti; non è vero che la gente non ama i racconti, solo che perché la gente li ami i racconti bisogna scriverli così, come Giorgio Ghiotti»
– Michela Murgia
«Ghiotti ha scritto il più eccezionale libro sulla non-eccezionalità degli esseri umani che abbia letto negli ultimi anni»
– Marina Mander
«Ogni tanto succede: una grande voce giovane, un autore colto che scrive non trame, ma impressioni. Profonde, feroci, tenere, disperate eppure solari.»
– Sandra Petrignani
«Nelle pagine della raccolta, la distanza che dà la memoria conta quanto la presenza della letteratura»
– Alessandro Beretta, La Lettura – Il Corriere della Sera
«In questa prova a lasciare il segno, più che la pluralità dell’invenzione narrativa, è il ritorno»
– Laura Marzi, Il Manifesto
«Contraddicendo moltissimi luoghi comuni, Giorgio Ghiotti confeziona una raccolta di racconti precisa ed elegante, in un itinerario di vite scolpite ai bordi che sperimentano le forme possibili d’iniziazione»
– Chiara Palumbo, Il Sole 24Ore
«Ghiotti sembra aver capito che gli equilibri generati dalle relazioni umane sono fragili e mai immobili, che un amore non può non rigenerarsi nel sacrificio»
– Francesco Iannone, Il Foglio
«È sulla scrittura che bisogna soffermarsi, è difficile procedere senza notare l’accuratezza stilistica dell’autore»
– Luca Romano, Huffingtonpost
«Una voce molto contemporanea, matura e insieme ancora debitrice di quel “senso di immortalità” che ci arriva in direttissima dall’adolescenza»
– Camilla Valletti, L’Indice del Libri del Mese
«La scaturigine della prosa di Ghiotti sembra essere una fascinazione per le immagini, portata all’estremo da una tensione della lingua verso la liricità »
– Roberto Galofaro, Cattedrale