PLEASE DIANA – POLY ANNA (JAP RECORDS)
Quattro ragazzi di Assisi, appassionati indubbiamente di rock, indie, alternative, ma con cuna voglia di scrivere canzoni che rimangano anche in testa, arrivano quest’anno al loro terzo disco. Lo fanno con una label ormai marchio consolidato nella scena musicale italiana (Jap records) e con un disco nervoso, graffiante, mai scontato, che fa pensare all’indie anni 90. A fare da collante al suono granitico della band la voce al femminile della lead singer, Gloria. Appassionata ed emozionante come nei dischi precedenti.
Quando avete iniziato a fare musica?
Potrebbe non sembrare così, ma incominciamo ad avere diversi anni di attività sulle spalle: infatti il gruppo è nato ai tempi del liceo, nell’ormai lontano 2011!
Con quali artisti siete cresciuti?
Chiaramente ognuno di noi ha i propri gusti e proviene da ascolti diversi che nel corso degli anni abbiamo potuto più o meno condividere. Ma sicuramente un gruppo che ci ha da sempre messo tutti d’accordo sono i Biffy Clyro, un punto di riferimento artistico per ognuno di noi. Come nasce la vostra musica?
Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
Nel corso degli anni abbiamo sperimentato vari modi di comporre e di scrivere le nostre canzoni.
Per ogni album ci siamo posti degli obiettivi e delle sfide differenti. Ad esempio, il nostro primo album “L’inevitabile” nasce soprattutto dalla congiunzione di idee musicali concepite dal nostro chitarrista Marco e da testi scritti dalla nostra cantante Gloria e lo stesso vale per il nostro nuovo lavoro “Pollyanna”. Però invece nel nostro secondo album dal titolo “Esodo” ci siamo posti l’obiettivo di scrivere la parte musicale tutti insieme in sala prove con un approccio decisamente estemporaneo e anche a livello testuale anche Marco ha dato il suo contributo in un paio di canzoni oltre al grande lavoro di Gloria.
Per quanto riguarda le fonti d’ispirazione, cerchiamo sempre di trovare un buon compromesso tra quello che musicalmente ci circonda e quello che percepiamo come le nostre radici. Questo è lo scopo che perseguiamo in ogni lavoro. Una curiosità interessante riguarda però gli strumenti che suoniamo e che acquistiamo. Spesso infatti ci lasciamo ispirare, soprattutto Marco, dalle chitarre o dalle tastiere con cui si ritrova a suonare, ed ognuno di questi strumenti racconta una storia con un linguaggio diverso che ci guida verso una nuova direzione.
Di cosa parla la vostra nuova avventura musicale?
Il nuovo album racconta la storia di una ragazza di nome Aria, dall’infanzia fino all’età adulta.
Gli episodi raccontati nel disco sono tutti legati dal “fil rouge” dell’incomunicabilità, intesa come difficoltà nel relazionarsi e quindi comunicare con se stessi e con il mondo esterno. Nel corso della sua vita Aria si troverà a rapportarsi con tematiche come l’amore, la guerra, la paura, che la porteranno gradualmente ad un allontanamento da se stessa fino a diventare una persona completamente diversa: Pollyanna.
La storia troverà il suo epilogo solo quando la protagonista imparerà ad essere ed accettare se stessa, riscoprendo la sua forza interiore che credeva di aver perso.
Quali sono i generi in cui spaziate nella vostra produzione?
Per questo lavoro non ci siamo dati veramente confini, ovvero abbiamo tenuto più in considerazione ciò che ci piace curandoci meno di ciò che ci circonda. I generi da cui abbiamo attinto sono tantissimi: si passa dall’indie rock (Biffy Clyro, Bloc Party) fino ad arrivare all’heavy metal classico e a quello alternativo (Tool).
Cosa ne pensate dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Il nostro percorso come band ci ha permesso di vivere tutta l’esplosione di questo potentissimo mezzo che sono i social, dai tempi di Myspace fino al monopolio di Instagram. Negli anni è stato sempre più necessario per chiunque si approcciasse al mondo della musica dover sviluppare parallelamente non solo il lato artistico e musicale, ma anche (e ormai soprattutto) quello relativo alla propria immagine. Crediamo che in generale i social, se saputi utilizzare, permettono di far sentire quello che fai a un pubblico molto più vasto e in tempi estremamente più rapidi rispetto a qualche anno fa, ma allo stesso tempo sarebbe bello tornare a dare più importanza alla musica piuttosto che ai contenuti delle storie Instagram.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
Non è facile rispondere a questa domanda, perché come avrete capito i nostri ascolti passano attraverso tantissimi generi di musica. Però possiamo dire che siamo ancora molto legati alla musica rock e all’impatto fortemente energetico che possiede. Questo significa che se c’è una cosa a cui non vorremmo mai rinunciare, sia ascoltando che componendo, è la potenza di un bel riff rock che pervade l’intera canzone.