Dazio 1986 è un cantautore musicista, nonché produttore musicale romano.
Dopo aver svolto studi professionali in chitarra jazz e composizione comincia a suonare in diversi progetti musicali con molti musicisti della capitale.
Nel 2015 pubblica il suo primo disco “Il sole della mezza” per Hydra music,
Ad oggi svolge il suo lavoro di musicista, insegnante di musica e produttore musicale.
Collaborazioni rilevanti palco e studio: Etruska jazz, Meganoidi, Statuto, Blue Beaters, 99 Posse, Roy Paci, Allright Mama, Radici nel cemento.
DAZIO Presenta COME FANNO GLI ANIMALI
Autoproduzione
Quando avete iniziato a fare musica?
Suono in giro dal 2005 circa, come chitarrista ho suonato in tanti progetti. Ho fatto di tutto, dai club,i concorsi, le super marchette, i palchi più grandi. Ho collaborato live e in studio anche con musicisti molto noti, ma sempre come musicista. Come cantautore esco ora.
Con quali artisti siete cresciuti?
I miei studi musicali cominciano con il Blues, poi ho studiato e suonato Jazz per parecchi anni,tutt’ora faccio serate jazz, ma gli ascolti dell’infanzia effettivamente sono quelli che ti rimangono nel cuore; da piccolo ascoltavo Antonello Venditti, Renato Zero, Lucio Dalla, vari artisti. Americani, poi sono passato all’ Hip Hop, Rock, Punk, ho sempre avuto periodi musicali brevi.
Come mi succede tutt’ora, mi stancavo abbastanza velocemente di quello che ascoltavo da più piccolo, anche ora ho voglia di cambiare spesso, poi non vivendo negli anni 50, 60 o 70 le cose oggi sono diverse. Per tutti accade quella che chiamo la “libera impersonificazione”, ovvero decidere di essere quello che si vuole, ascoltare e rendere proprie le arti, la musica, lo stile, il pensiero. Musicalmente e stilisticamente possiamo essere quello che vogliamo, indipendentemente dal luogo di nascita, dalla cultura o dalla razza.
Come nasce la vostra musica? Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
Ora ho così tanta musica in testa che in tutta onestà non è facile rispondere, però non ho maicompreso chi dice “ascolto di tutto”. Vuol dire che in realtà non ascolti niente e se l’artista in questione è anche bravo, vuol dire che è un paraculo 😉 nel 2020 nessuno è un genio con le vocazioni divine. La scena musicale italiana e americana del pop e indie rock che arriva dal 2015 ad oggi, mi ha sicuramente conquistato e le produzioni che ho studiato di più sono quelle di Giorgio Poi, Calcutta, Paul Cherry, alcuni dischi dei Beatles, David Bowie. Adoro il suono di Tom Mish e dei Vulfpeck.
Di cosa parla la vostra nuova avventura musicale?
“Come fanno gli animali” è il titolo del mio ultimo disco, uscito il 19 dicembre 2019.Produrre un disco riflessivo al giorno d’oggi è davvero una prova di amore e di coraggio per chi come me crede in quello che fa, anche andando contro tutto; contro le tendenze e forse anche contro i bisogni della gente. Ho avuto la fortuna e il piacere di viaggiare molto in questi ultimi anni. E’ davvero incredibile quello che si riesce ad imparare in poco tempo semplicemente allontanandoci dalle nostre abitudini. E’ un’estrema fonte di ispirazione conoscere nuovi luoghi, apprenderne la storia, osservare le persone che ne fanno parte immaginando le ipotetiche storie alle loro spalle. Ho voluto fare questo disco come fanno gli animali, in modo istintivo. Ho cercato un suono e sono arrivato a una conclusione.
Come fanno gli animali è un disco di storie, sentimenti e riflessione. É una sfida e non è un discoper tutti. Oggi la musica é veloce, se non ti fa muovere il culo viene messa da parte e le canzoni sono già vecchie dopo un mese. Però c’è anche tanta gente a cui ancora piace emozionarsi e vivere ogni momento, io generalmente per la mia musica confido in queste persone.
Quali sono i generi in cui spaziate nella vostra produzione?
Pop, Soul, Rock, vari.
Cosa ne pensate dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Bè credo che per artisti come me, indipendenti, sia un buon mezzo per far arrivare qualcosa allepersone . Sono uno che è sempre campato grazie ad internet, ma ormai sta diventando saturo anche questo mercato. Questa liberalizzazione di tutto online sta diventando controproducente, leggevo che solo su Spotify ci sono più di 700 pubblicazioni a settimana in Italia, vuol dire che c’è tanta di quella musica che è davvero difficile emergere. Che devi essere bravo al giorno d’oggi è scontato, poi se vuoi fare qualcosa ad un livello più alto, non basta solo quello.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
Io sono uno che si mette ad ascoltare la musica. Non in macchina ma davanti all’impianto Hi Fi efaccio solo quello, per me non è un contorno. Non c’è una cosa che non deve mancare, ma sicuramente quello che ascolto non deve essere sommario. Forse quello che comincio a nontollerare più è la musica trita e ritrita dei grandi della musica, quella che tutti conosciamo, con tutto il rispetto ma il mondo va avanti. La mia tecnica compositiva non è mai la stessa, posso partire dalla voce, da un giro armonico, un suono di tastiera, da un groove di batteria, spesso dal messaggio del brano stesso, da quello che voglio raccontare esce fuori anche la musica.
Non c’è qualcosa che non deve mancare anche in questo caso, sono uno studioso, un nerd della musica, non ho preconcetti sullo stile, non mi piace averli, spesso infatti finisco per perdere il filo. Per me è stato difficile fare un disco, non riesco a seguire un’unica corrente musicale, come dire, non sono uno che fa Hip hop punto, o uno che fa Dance punto e so bene che questa cosa non gioca a mio vantaggio, ma sto lavorando proprio su questo. Mi piace suonare è la mia vita e so che la mia musica ha le potenzialitàdi abbracciare un pubblico molto vasto.