Andrea Boccia, coadiuvato dalla sorella Stefania, gestisce un luogo in Trastevere (“Tra Palco e Realtà” – piazza della Rovere) che si potrebbe definire punto di incontro per chi è appassionato o curioso di arte magica. Infatti non si tratta di un semplice negozio dove comperare giochi, dvd o libri od assistere a conferenze, è tutto questo e molto di più. Andrea e Stefania ti sanno accogliere ed affascinare portandoti in una branca dello spettacolo che, presentata da loro, sarà impossibile lasciare. Perché ti senti in automatico parte di una grande famiglia. Una sensazione che non ho mai provato in altri negozi dedicati a questa arte.
Cosa è la magia per Andrea Boccia.
Ho iniziato a quattro anni ad appassionarmi di magia ed è per me un modo di vivere a 360° gradi perché al di là di occuparmi del negozio sono un appassionato studioso e faccio molte ricerche sul mondo dell’illusione oltre a creare giochi di prestigio e realizzare performance. A me non interessa il meccanismo che sta dietro un effetto magico, ma il suo mistero. Ogni volta che vado avanti con le mie ricerche cambia anche la prospettiva che ho con la magia, o in quale modo questa si rapporti con la vita. Se pensiamo che abbiamo telefonini che fanno di tutto, cose incredibili, macchinari all’avanguardia chiaramente ci si può chiedere la figura del prestigiatore quale ruolo abbia. Molte volte la risposta che do a me stesso, o agli spettatori che restano affascinati al termine di una mia esibizione, è che il prestigiatore in questo mondo caotico e tecnologico, rappresenta il mistero. Il prestigiatore ci fa provare una vertigine, un senso del mistero, qualcosa più grande di noi, un risveglio di qualcosa di profondo in noi stessi. È come se attraverso una magia artistica si riscoprisse una magia atavica.
“Tra palco e realtà”. Cosa offre il tuo shop e quale linea lo può differenziare da altri luoghi simili?
Quando con mia sorella abbiamo aperto questa attività l’abbiamo fatto con l’intesa di non far sentire estranei coloro che avrebbero valicato la soglia del negozio. Noi siamo soltanto un ponte, come lo è in fin dei conti un club magico. Mi spiego meglio. Quando entra, ad esempio, un bambino non sai se diverrà un grande artista oppure no e non è nemmeno importante, ma il tuo compito è dargli una mano per fargli attraversare quel ponte. Da subito abbiamo cercato di vivere e far viver la magia in modo differente. Questo perché quando ero bambino mi sentivo un poco a disagio quando entravo in un negozio di magia o rapportandomi con altri maghi perché tanti anni fa c’era un modo di comportamento diverso verso chi si avvicinava alla magia. Ad esempio sono entrato tardi in un Club Magico, ho passato la vita a leggere libri, moltissimi libri oltre a seguire la magia che veniva proposta dalla televisione. Con il mio negozio, anzi nostro data la presenza di mia sorella Stefania, c’è quindi l’intento di far capire che la magia non è una cosa esclusiva, ma una base per poter affrontare la propria arte. Ad esempio se vai in un negozio di strumenti musicali vieni accolto e si parla di musica. Ecco io volevo portare la stessa tipologia di approccio.
In questi anni hai visto cambiare il mondo della magia? Anche proprio nelle tipologie di offerte.
Cambia da sempre fortunatamente, non solo ora. Da fin che c’è memoria umana sull’arte dell’illusione noi troviamo dei cambiamenti e, se ci si pensa, è ovvio perché, come tutte le arti dello spettacolo, è un’arte in movimento, in evoluzione. Se fosse cristallizzata, statica ci sarebbero problemi grossi nel presentare una performance. Le basi, in realtà son quelle classiche che ritroviamo anche in testi antichi, ma rivisti in un’ottica moderna, soprattutto sono cambiate le modalità e la dinamicità essendo cambiati i tempi. Faccio un esempio chiarificatore. Ora è molto in voga Shin Lim e la “black art”, che in realtà va ad applicare metodi che possiamo ritrovare illustrati in libri quali “The Art of Magic” di Nelson Downs.
Vengono proposti nuovi giochi o si assiste ad evoluzioni e modi di presentare differenti dalle precedenti versioni?
Come detto prima è un’arte in evoluzione ed oggi vi sono molte scuole di pensiero. Io faccio venire qui in negozio prestigiatori molto differenti nel loro proporre l’arte magica proprio perché è interessante vedere le varie sfaccettature. Non ho mai amato molto quei professionisti che cercano di creare emuli di loro stessi negli allievi. Il prestigiatore deve essere sé stesso, crearsi un proprio personaggio. Quando un allievo mi chiede di avere da me lezioni dico sempre di non seguire il mio modo di presentarsi perché ognuno di loro è in nuce un mago fantastico che io voglio conoscere. Ognuno di noi ha una fantasia incredibile che si mostra attraverso quest’arte che, come tutte le arti, è un veicolo per esprimersi. Questo è un concetto basico perché se non comprendiamo questo non riusciremo mai a percepire cosa sia l’arte dell’illusione. E, se ci pensiamo bene, l’arte in totale è illusionistica perché vediamo l’arte attraverso dei sensi che percepiscono la visione “altra” che è dell’esecutore.
Oltre ai giochi nel tuo store è possibile trovare libri e DVD. Quanto è importante la preparazione culturale e storica per chi si avvicina a questo mondo?
Ho una parete intera del negozio dedicata ai libri e sono felice che ci sia perché credo che la cultura si trasmetta meglio attraverso i libri. Un negozio di magia deve avere un settore del genere per non ridursi a dei giochi che presentano un trucco. Invece io amo molto quando entrano le persone dentro al negozio e sfogliano i libri, li guardano, a me non interessa il discorso che poi se li comprino, ma che comprendano l’importanza che il libro ha sulla cultura. Su Facebook ho messo a disposizione una biblioteca gratuita. I libri di questa biblioteca virtuale hanno tutti i diritti d’autore decaduti ed io ho voluto metterli a disposizione di chi non si può permettere determinati testi e quindi li può scaricare iniziando a farsi una propria cultura. Questo perché vi sono molti metodi, tecniche ed un prestigiatore deve conoscerle, spesso mi meraviglio come gente che è in carriera da anni non abbia un livello sufficiente di preparazione su questo. A volte si ha la polverizzazione delle discipline, come ad esempio dei mentalisti che non comprendono che anche loro sono prestigiatori per cui se non mettono nel loro repertorio le basi della prestigiazione non possono ampliare le loro abilità. Faccio un esempio valido per tutti. Derren Brown è uno dei mentalisti che stimo e se andiamo a vedere il suo spettacolo (o anche solo l’effetto del gomitolo di lana) fa cose che sono parte del repertorio del prestigiatore classico che, inserite in un contesto come quello del mentalismo, diviene un capolavoro. Pensiamo ai numeri con le carte eseguite al tavolo. Chi vi si dedica deve avere, secondo me, una buona esperienza con le palle da biliardo perché le dita si sciolgono ed è importante come elemento. Potrei fare tantissimi esempi. Per questo il mio consiglio è sempre di non polverizzare l’arte dell’illusione perché dividendola troppo in discipline si rischia di entrare in tante piccole vasche con poca acqua invece di immergerci in un grande mare. Dopo poi scegliamo noi in che specchio d’acqua entrare che sia un lago o sia una piscina. Ecco quello che con Stefania abbiamo voluto creare (e che non potrà mai esserci online) è un luogo di contatto vero. Qui vengono dai manipolatori ai mentalisti ai closeuppisti, ma anche personaggi di altre discipline come la regia, la scrittura o attori, Varie discipline che entrano in contato e non sai mai chi incontri qui da noi. E a volte si crea una sinergia per cui un appartenente di una disciplina può essere di aiuto ad un altro. Magari un attore non riesce a mettere in scena una determinata idea e un collega può trovare una soluzione. Se stai dietro uno schermo a digitare parole o guardare filmati, sì impari delle cose, ma è incontrando persone, essere umani che si creano brainstorming o si superano gap e si crea l’arte.
Oltre che ultime novità nel tuo negozio sono in mostra anche memorabilia. Quale è l’oggetto più particolare, o strano, che possiede e quello a cui sei più affezionato.
Prima di tutto ci tengo a sottolineare che il museo nel retrobottega è aperto a tutti e non servono tessere od altro e… in realtà è solo una piccola parte della mia collezione. Sono affezionato un po’ a tutti gli oggetti. Non sono un collezionista tout court, ma una persona estremamente curiosa per cui se sto facendo una ricerca e mi imbatto in un oggetto lo devo conoscere e bene. Se voglio capire come lavoravano con le carte alla fine dell’800 deve possedere quel tipo di carte per studiarle, vedere come erano fatte le bacchette magiche dell’epoca, quanto pesassero o che so le palline da manipolare. Più che un collezionista sono uno studioso curioso. A volte accade il contrario; compero un oggetto che non conosco e faccio delle ricerche per comprenderne il funzionamento. Da questa tipologia di collezionismo ho scoperto una cosa interessante che mi ha portato a comprendere, quando una persona entra in negozio, se sarà un’artista oppure un hobbysta molto limitato. La persona che ha qualcosa in più, ovvero l’artista, è “affamato”. L’affamato sono personaggi come Silvan, Tony Binarelli, Raoul Cremona, Forrest ovvero personaggi che io ho sempre avuto come amici e come clienti, persone quasi di casa perché hanno sempre frequentato sia il mio negozio che il mio banco alle fiere. Loro non si accontentano di quello che possiedono, ma cercano di curiosare, trovare un oggetto nuovo da scoprire, da studiare. E questa tipologia vale in tutte le arti. Si va dalla curiosità per un libro che non conoscono, oppure se un oggetto lo conoscono, ma è, diciamo, un’altra versione lo vogliono provare, cercano sempre di migliorare i propri effetti. L’hobbysta invece appartiene alla categoria del “sazio”. Magari ha due libri e gli bastano. Da noi tutto è vedibile o consultabile per cui comprendi subito chi è sazio e chi è affamato. Il sazio è quello che timbra il cartellino stile lavoro in ufficio pensando di aver compiuto già tutto e con rammarico ho notato che si è abbassata l’età media di questa tipologia. Vedi genitori che portano bambini sostenendo che hanno già molto e vorresti sorridere di questo atteggiamento, ma in realtà ti si spezza il cuore perché hai otto anni e pensi di essere già preparato? Una carriera sull’arte magica ha bisogno di una marea di informazioni e non le trovi di certo su youtube con quattro ragazzi che presentano degli effetti.
I giovani come si rapportano a questa tipologia di arte?
Ci sono molti ragazzi che si impegnano per studiare delle tecniche che potrebbero, in realtà, intimorirli. Spesso purtroppo finisce tutto lì. A volte vedo che se la tecnica non è impegnativa per loro termina il gusto di eseguire il trucco. In questo modo si rischia che divenga un po’ troppo fredda così l’arte dell’illusione, ma è uno dei problemi collaterali che possono colpire qualsiasi disciplina od arte quando si basa tutto sulla tecnica come elemento principale. Se questi ragazzi supereranno questo impasse avremo una bella generazione di prestigiatori. Ovviamente devono essere aiutati a comprendere questo. Per tale motivo organizziamo conferenze con professionisti che incontrano il pubblico. Ad esempio io non ho nessun contrasto con il web, anzi credo costituisca un buon impatto per far conoscere l’arte dell’illusione e tutto sommato non ho nulla nemmeno contro gli youtubers, ma non bastano solo loro che svolgono solo il loro lavoro. Serve molto altro. Servono incontri con i Club o come nel mio piccolo sto facendo assieme a mia sorella che abbiamo radunato tutti gli amici professionisti (che sono stati squisiti nell’accettare!) e, a scadenza di due settimane l’uno dall’altro, si sono radunati qui da noi con conferenze gratuite. Volevamo che i ragazzi incontrassero i professionisti che lavorano con il pubblico ed avessero a disposizione un pantheon differente di modi di presentare la magia proprio per vedere le diverse possibilità ed ampliare la propria visione di questa arte. Ringrazio questi straordinari amici che hanno dato il loro contributo.
Quale è il futuro del mondo magico?
Un’idea me la sono già fatta, è una mia idea molto personale, ma credo comunque che ci dovranno essere delle trasformazioni anche da parte dei Club Magici stessi perché è un paradosso che la maggior parte delle persone interessate all’arte magica sia più numerosa di quella iscritta ai vari Club. E sto parlando anche di persone adulte, persone che ho invitato più volte ad iscriversi e si sta parlando di gente con una cultura media più alta di molti iscritti ai Club e quindi che non si avvicinino ad essi vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. È un paradosso che una città come Roma, porto questa come esempio abitandoci, abbia un numero di iscritti al club ridicolo in proporzione agli abitanti. Dico questo perché nel club più numeroso ci sono al massimo una settantina di iscritti e su tutta la popolazione romana è un numero impensabile. Quindi ci sarà qualcosa che i Club dovranno fare per avvicinare le persone. Nel nostro piccolo continuiamo gli incontri e le giornate dedicate alla magia che sono aperte a tutti gli interessati. E restate in contatto con noi perché stiamo preparando una bella sorpresa per ottobre, ma per ora non posso rivelare altro.
Intervista di: Luca Ramacciotti
Foto: Arianna Albertini