Ci parlate del vostro team?
Atelier 322 Couture ha cinque anime. Siamo tutte arrivate alla creazione di moda attraverso percorsi differenti, animate però dalla comune determinazione di voler fare abiti. La nostra forza sta nella diversità, perché ciascuna rappresenta ed esprime un’anima dell’Atelier: Mariella è la purista – il taglio per lei non ha segreti, e neppure la sartoria; Valentina è giovane, visionaria e pragmatica: per lei il presente inizia, sempre, dal passato. Ilaria amalgama lo spirito tomboy ad una femminilità girlie: con un ruvido tweed e una mussola a fiorellini fa meraviglie. Francesca è energia allo stato puro: non fai in tempo a pensare qualcosa, che lei lo ha già realizzato. Io, Giuliana, sono la donna che sussurra ai tessuti. Datemi un tessuto e vestirò il mondo. Insieme creiamo e ci divertiamo tanto. Siamo un Dream Team.
Da cosa traete maggiormente ispirazione per le vostre collezioni ?
Viviamo a Roma, ci bombardano millenni di bellezza. Senz’altro la prima ispirazione ci arriva proprio da Roma: un museo, una mostra, una passeggiata, la campagna in primavera…
In secondo luogo, il passato ci pungola anche nella moda: dai musei del costume ai grandi sarti è una fonte di ispirazione che manda la creatività alle stelle. Infine, per ultima ma non ultima: la nostra musa, la Donna con il suo spirito e le sue esigenze, la sua personalità e le sue debolezze, i suoi difettucci e i suoi grandi pregi
Hand made e Made in Italy, sono la vostra forza, cosa ci dite a proposito?
L’Italia da millenni crea, inventa, interpreta, elabora e resta sempre un centro di riferimento mondiale, nonostante la limitatezza fisica e i tanti guai. Noi ci sentiamo molto, molto orgogliose della nostra eredità e, nel nostro piccolo, ci onora trasmette quel che abbiamo imparato a chi ci vive intorno e a chi verrà. L’ Hand Made, dal canto suo, è l’espressione diretta del legame fra cervello e mani: uno pensa, le alte fanno. Noi abbiamo la fortuna di seguire tutto il procedimento dal principio alla fine: ogni abito è pensato, disegnato, tagliato, cucito… ogni passaggio lo facciamo a mano, valutando, direi con cura scientifica, il perché e il percome di ogni singolo aspetto. Il perché di un taglio, piuttosto che la scelta fra due diverse cuciture, oppure l’opportunità di una intelatura in Tundra invece che in organza… Potremmo parlarne per ore! Chiedete, e risponderemo.
Come descrivereste la “donna per cui disegnate”?
Non abbiamo un “tipo” di donna. Diciamo che alla “nostra” donna piace raccontare di se’ attraverso il proprio vestito. Ci piace l’idea di vestire la sua personalità. È una donna che ama la sartoria perché si sente unica. Per una donna unica creiamo un capo unico. Per questo, la nostra donna è sempre “bella”: se, poi, vuole nascondere qualcosa o evidenziarne un’altra, la sartoria ha tutti gli strumenti per farlo.
Avete disegnato e realizzato gli abiti di Luca Buttiglieri, colui che è stato definito il giudice bello di All together now, che differenza c’è fra vestire l’uomo e la donna?
Per noi sono due settori completamente diversi, con differenti esigenze e regole. Luca è bellissimo, elegante, stiloso e, soprattutto, sa interpretare quello che veste. Qualsiasi cosa indossi, lui saprà sempre valorizzarla, e insieme valorizzarsi. Non è una capacità che hanno in molti. Quindi per noi vestirlo è stato stimolante; una sfida, perché ci siamo avventurate in un mondo che non è il nostro abituale, e ne siamo soddisfatte.
L’abbigliamento maschile ruota principalmente attorno alla giacca, che resta il capo base per ogni occasione: attraente, complesso, accurato. Un vanto per chi lo cuce. Quando vesti una donna però, hai a disposizione il mondo: puoi viaggiare da un secolo ad un altro, da un continente ad un altro, fare incursioni nei mondi degli uomini e di tutte le professioni immaginabili…. .
Diciamo che vestire una donna è tanto, tanto più divertente…
Che cosa è per voi la vera eleganza?
È sicuramente un fatto cerebrale prima che estetico. A costo di ripeterci, per noi una donna è elegante quando indossa esattamente quello che la fa sentire a proprio agio. Qualsiasi cosa sia. L’eleganza è un attributo della persona, non dell’abito. D’altronde, è vero che una sarta nella fase di progettazione dispone di tanti segreti per aiutare una donna ad essere elegante: sappiamo che un taglio piuttosto che un altro, una stoffa piuttosto che un’altra, una cucitura strategicamente piazzata possono fare la differenza.
Ma questa è un’altra storia.
Intervista di: Daniela Lombardi