I Petralana nascono a Firenze nel 2002, in un primo tempo come duo formato da Tommaso Massimo (voce e chitarra) e Marco Gallenga (violino). Il repertorio iniziale, un omaggio a Fabrizio De André, si arricchisce con il proseguire delleesperienze live e parallelamente l’organico del gruppo si consolida in forma di quartetto con Richard Cocciarelli (batteria e percussioni) e, successivamente, con Piero Spitilli, (contrabbasso e basso elettrico).
Dopo quattro anni di concerti esce “Oggi cadono le foglie”: un vero e proprio concept album per l’etichetta Suburban Sky. Durante i successivi tre anni, i Petralana presentano i loro brani sui palchi più importanti della Toscana e non solo. Nell’autunno 2013 la band torna al Plastic Sun Studio per registrare il secondo album “A che ora arriva il dj?” insieme al produttore Guido Melis, il quale entra ufficialmente a far parte della formazione come bassista. I brani nascono poco a poco, concerto dopo concerto, insieme ad una consapevolezza e maturità che portano la band verso un sound più crudo e live.
Nel 2016 da un incontro tra Tommaso Massimo e Federico Grazzini, nasce la volontà di collaborare artisticamente e partendo dalle letture di Pavese e Fenoglio, nascono riflessioni, idee, testi e musiche, e il desiderio di fare un disco liberamente ispirato a quel mondo letterario. Il lavoro prende vita tra l’estate del 2017 e la primavera del 2018, al Plastic Sound Studio di Guido Melis.
A febbraio 2019 esce Fernet, il terzo disco della band che diventa uno spettacolo teatrale presentato in anteprima nazionale il 25 novembre 2018 presso le Sementerie aristiche di Crevalcore (BO) e ha registrato il sold out il 7 Febbraio 2019 per la prima fiorentina presso il Teatro Cantiere Florida.
Quando avete iniziato a fare musica?
Io (Tommaso Massimo) e Marco Gallenga eravamo compagni di banco alle superiori e siamo diventati fin da subito molto amici. Si puo’ dire che i Petralana siano nati in nuce tra i banchi di scuola L’idea di formare una band e’ arrivata molto dopo intorno ai ventidue anni. Abbiamo cominciato proponendo un repertorio di musica d’autore chitarra e voce e violino.Con l’aggiunta di Richard Cocciarelli percussioni e batteria sono cominciati i concerti e abbiamo portato in giro la musica che piu’ ci piaceva e che continua a piacerci ancora oggi. Poi intorno al 2010 e’ arrivata la voglia di proporre musica nostra e ci siamo messi all’opera su musica e parole originali.
Con quali artisti siete cresciuti? Amiamo molto la musica d’autore italiana e straniera ma ci piace sentire anche il suono di una band nel vero senso della parola e cosi’ cerchiamo di fondere queste due cose
Di cosa parla “Fernet”, il vostro nuovo progetto musicale?
Fernet e’ la storia di Pietro, un contadino delle Langhe in fuga durante la seconda guerra mondiale. Un bicchiere di Fernet è l’unica consolazione che il protagonista riceve alla fine di una giornata di duro lavoro nei campi. Ed e’ li’ che si mette in moto la sua fantasia e la sua voglia di andare via, il suo sogno. Ci piacerebbe che questo album desse la stessa soddisfazione a chi lo ascolta oggi.
Come nasce la Vostra musica? Quali sono le fonti d’ispirazione?
Ci rifacciamo alla musica dei cantautori italiani classici, soprattutto per la tipologia di temi e per l’attenzione ai testi, ma allo stesso tempo sentiamo l’influenza del folk americano e del rock cerchiamo di sviluppare un nostro suono come band. le fonti di ispirazione possono essere anche prese a prestito dalla letteratura, come nel caso di Fernet in cui siamo andati a rileggere Pavese e Fenoglio
Qual è il messaggio che volete mandare con la vostra musica?
Non c’e’ un messaggio unico, cerchiamo di volta in volta di affrontare dei temi raccontando delle storie attraverso le canzoni e ci auguriamo che queste storie possano far riflettere o quantomeno emozionare chi le ascolta
In Fernet coesistono diverse tematiche: c’e’ il tema della fuga dalla poverta’, il tema dell’amore che finisce, l’abbandono del proprio paese, la guerra, la diserzione, il tentativo di ricominciare in America, la terra delle grandi promesse, la solitudine nelle Metropoli etc
Quali sono i generi in cui spaziate nella tua produzione?
Il nostro sound in questo disco e’ influenzato dalle produzioni folk americane come T Bone Burnett
Cosa significa lavorare nella musica oggi?
Significa avere tanta passione, poche ore di sonno, ma soprattutto voglia di divertirsi e imbarcarsi in avventure sempre nuove
Cosa ne pensate dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Non sono molto ferrato in materia. Quando lavoro su una canzone non penso mai che finira’ sul web e che quello sara’ il mezzo con cui verra’ diffusa. Piuttosto mi immagino di eseguirla dal vivo davanti ad un pubblico e credo che questo sia il contesto migliore in cui godersi la musica. Ovviamente non nego le grandi potenzialita’ della rete anche e soprattutto per spaziare negli ascolti e per allargare i propri orizzonti
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete? La sincerita’ Cosa pensi dei talent show?
Non mi appassionano, ci trovo poca sincerita’, “meglio un bicchiere di vino e una frittata di cipolle” come diceva Piero Ciampi
Prossimi appuntamenti dal vivo?
Suoneremo il 12 Maggio a Faenza a festival delle Aie e abiamo altre date estive in corso di definizioneProgetti futuri? Diffondere bottiglie di Fernet in giro per l’Italia e brindare ad una bella idea per un nuovo album