Da poco in libreria per Macro Edizioni il libro Cibo per la tiroide, un piccolo saggio divulgativo per comprendere meglio disturbi sempre più frequenti. Ne parliamo con l’autrice Simone Grazioli Schagerl.
I disturbi della tiroide sono sempre più frequenti e colpiscono in modo particolare le donne. Che idee si è fatta di questa grave situazione?
È vero, molte donne lamentano disturbi tiroidei, innanzitutto ipotiroidismo, ma sorprendentemente si tratta spesso di sintomi clinici, con valori ematologici apparentemente nella norma. Questo fatto curioso mi ha spinto a fare indagini più accurate riguardo ai possibili fattori scatenanti.
Cosa si può fare per prevenire le principali patologie della tiroide?
I fattori scatenanti sembrano essere molteplici e iniziano già a partire dal periodo prenatale. Mentre in passato certe zone geografiche con carenza di iodio o eccesso di fluoro erano tipiche per il gozzo e il cretinismo, oggi le cause sono più sfumate. Possiamo presumere che si tratti spesso di una infelice sinergia di varie esposizioni ambientali “moderne”. In effetti dal 1945 al 2013 sono stati effettuati più di 2.000 test nucleari, ossia l’equivalente di 35.000 bombe di Hiroshima disperse sul globo. Aggiungiamo a questi gli incidenti nucleari, più la mole di prodotti industriali e agricoli con affinità sulla tiroide, poi gli additivi nelle plastiche, l’uso abituale di: pentolame in teflon, candeggina, tessuti antimacchia e profumi sintetici. Da non dimenticare il fluoro, che possiamo incontrare nei pesticidi, nei farmaci e nei prodotti per l’igiene dentale. Con tutto ciò vediamo che la prevenzione può essere solo parziale – ma per questo non è meno importante.
Quanto contano l’alimentazione e lo stile di vita?
Un’attenta alimentazione rappresenta una base importante per la prevenzione e la cura. Gli ormoni tiroidei sono fabbricati a partire da sostanze introdotte nell’organismo attraverso la dieta e la tiroide necessita di micronutrienti specifici per svolgere correttamente le sue funzioni. Inoltre esiste tutta una serie di alimenti che possono influenzare la funzione tiroidea. Con il cibo possiamo contrastare l’infiammazione che accompagna tipicamente i disturbi della tiroide e calmare una tendenza autoimmune. Peniamo anche alle moderne pratiche agricole e di trasformazione industriale del cibo, che possono rappresentare un’importante fonte di inquinamento e di stress metabolico. Perciò il cibo dovrebbe essere il più possibile coltivato in modo biologico e non troppo trasformato. Varie ricerche suggeriscono, che l’esposizione a contaminanti come pesticidi e metalli pesanti può essere notevolmente ridotta attraverso l’acquisto di alimenti biologici ed evitando di fumare. In particolare le donne sono più sensibili all’effetto negativo del fumo.
Le principali terapie farmacologiche difficilmente contemplano una guarigione e si protraggono a vita, esistono altre strade da percorrere?
Questo dipende dal singolo caso. Una terapia sostitutiva può essere necessaria e va senz’altro intrapresa. Il discorso è diverso nel caso di: disturbi funzionali della tiroide, carenze latenti di micronutrienti, alimentazione inadeguata, intossicazioni o processi cronici in tutt’altre parti del corpo, ma servono delle indagini accurate.
Quanto influisce lo stress sul processo di guarigione?
L’esposizione cronica allo stress è senz’altro deleteria. L’asse ormonale tiroideo e quello dello stress lavorano strettamente insieme per regolare le funzioni dell’organismo in risposta ad esigenze improvvise. Un surmenage cronico può avere delle conseguenze sulla salute della tiroide.
Quali buone abitudini potremmo inserire nella nostra quotidianità per proteggere noi stessi e la nostra tiroide?
Il buon senso suggerisce di dare preferenza ad un’alimentazione genuina e di evitare le esposizioni dannose il più possibile, partendo dagli utensili che usiamo in cucina, dai prodotti per la cura del corpo e della casa. Però per proteggere la nostra salute (e quella della tiroide) bisogna andare oltre le mura domestiche, avere a cuore anche tutto l’ambiente consumando in modo consapevole.
Intervista di: Cinzia Ciarmatori