Bana Alabed in libreria Caro Mondo
«Una storia di amore e di coraggio dove regnano violenza e terrore,
la testimonianza di una bambina siriana che ha sofferto l’indicibile.»
J.K. Rowling
In libreria dal 12 ottobre 2017
«Volevo scrivere ogni giorno su Twitter per raccontare alle persone come fosse brutto ad Aleppo e quanto fossi spaventata, cioè tante volte. Ma era anche divertente raccontare al mondo cose carine, come quando mi caddero i denti. La mamma mi avrebbe aiutato a capire cosa dire in inglese. Facemmo anche molte fotografie e video, così che il mondo potesse vedere cosa stava succedendo in Siria. Avevo paura che la gente non ci avrebbe creduto, se non avesse visto quanto era brutto. Come tutti i corpi morti e i palazzi crollati.»
Il sanguinoso conflitto siriano visto attraverso gli occhi di una bambina di 8 anni, che ha saputo rivolgersi con i suoi messaggi ai grandi del pianeta.
Da quando aveva tre anni, Bana Alabed conosce una sola realtà: la guerra, con tutta la paura, la violenza e la distruzione che si porta dietro. Il suo strazio, e quello della sua famiglia, è culminato con i bombardamenti e il brutale assedio di Aleppo.
Nel 2016, con l’aiuto della madre, ha creato un account Twitter per gridare al mondo quello che sta succedendo in Siria. In breve si è rivolta direttamente ai politici del pianeta, e i suoi messaggi sono stati ripresi e citati da molti personaggi famosi.
Oggi Bana, rifugiata in Turchia con la famiglia, è un simbolo: il simbolo dell’innocenza di tutti i bambini davanti all’orrore della guerra. Bana ha perso la sua migliore amica, la sua scuola, la sua casa e il suo Paese. Ma non ha perso la speranza, per sé e per tutti i bambini che, vittime della violenza, meritano una vita migliore.
Caro mondo, che sarà pubblicato in contemporanea internazionale, racconta in prima persona la sua storia, scritta con l’aiuto della madre.
BANA ALABED È TRA LE 25 PERSONALITÀ PIÙ INFLUENTI
SU INTERNET SECONDO TIME
«Nel documentare l’impatto della fame, degli attacchi aerei e della Guerra civile,
Bana ha catturato l’immaginazione dei follower con il suo desiderio di un’infanzia serena.»
The Guardian
«Spero che il mio libro possa volgere gli occhi del mondo verso i bambini e verso tutte le persone che vivono in Siria e portare un po’ di pace a tutti coloro che stanno vivendo in un paese in guerra.»
A soli 8 anni, Bana Alabed è stata collocata dal Time al numero 12 tra le 25 persone più influenti su Internet, dal Corriere della sera tra le 100 donne più importanti del 2017, e appare tra le 50 candidate di D Repubblica al titolo «Donna dell’anno 2017». A dicembre del 2016 lei e la sua famiglia lasciano la Siria per fuggire in Turchia. In questo libro, scritto con l’aiuto della madre, Bana racconta in prima persona la sua storia.
«Una mattina mi alzai come al solito per andare dalla mamma per farmi vestire. Ma non appena scesi dal letto scoppiò una bomba, vicinissima. Caddi per terra e mi coprii le orecchie con le mani. Ci fu un’esplosione e poi un grosso schianto, come un battere di mani, ma molto più forte. Erano i vetri delle finestre che si rompevano. Un milione di schegge taglienti caddero sul letto dove stavo dormendo fino a un attimo prima. La mamma urlò il mio nome e mi afferrò. La sua faccia era bianca come una nuvola. Le dissi che stavo bene. Baba abbracciò tutte e due forte forte, e poi uscì per andare a cercare gli zii, così potevano aggiustare le finestre.
Avrei voluto che loro potessero aggiustare la guerra.
Non piansi quando sentii la bomba, ma piansi più tardi quando baba e la mamma decisero che non potevo più andare a scuola. Non era sicuro, perché una bomba poteva cadere sulla scuola. Al regime non piacciono le scuole, così le bombardava sempre. Dovetti smettere anche di andare in piscina e al parco. Stavo quasi per diventare una brava nuotatrice, ma poi non fu più possibile andarci. Non potevo nemmeno giocare all’aperto con la mia migliore amica, Yasmin, perché poteva caderci addosso una bomba. La mamma smise di andare all’università perché era troppo pericoloso.
Ogni volta che pensavo che non potevamo più fare nessuna delle cose che ci piacevano mi veniva un groppo in gola.
Odiavo la guerra.»