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Cura il tuo sorriso con il dott. Giuseppe Massaiu

Da poco in libreria Cura il sorriso. Mordi la vita, un piccolo volume pieno di preziosi consigli per affrontare le problematiche dentali con un approccio del tutto differente da quello a cui siamo abituati. Il dottor Giuseppe Massaiu, medico chirurgo specializzato in odontoiatria, ci spiega come e perché il dentista dovrebbe occuparsi della salute psico-fisica dell’individuo e non solo di otturazioni e protesi. Lo fa in modo semplice e diretto lasciando spazio a riflessioni e approfondimenti. E a proposito di approfondimenti, ecco cosa ha risposto alle nostre domande!\r

Chi è davvero il dentista?

Grafica Divina

Nella realtà Italiana riconosco tre tipi di dentista:

Abbiamo quello “classico”, solo concentrato sugli aspetti clinici. Il suo studio è monoprofessionale, ha una o al massimo due assistenti tuttofare, poca specializzazione, è un po’ un factotum, con tariffe relativamente economiche e qualità medio bassa.

Poi troviamo quello super specialista in qualche branca della classica odontoiatria (ortodonzia, protesi, implantologia), con una struttura clinica più elaborata, uno o più colleghi che si occupano delle generalità cliniche e uno o più igienisti, i servizi sono legati solo alla cura dei denti ma con apparecchiature e strumentazioni di alto livello, i prezzi più elevati.

E poi c’è il “mio” modello, dove il dentista è in primo luogo un medico e un terapeuta che cerca di andare oltre la sua professione, curando chi ha davanti in maniera globale, potremmo definire olistica, quindi non solo risolvendo il problema specifico per il quale il paziente arriva in studio, ma con l’intento di migliorare la qualità della sua vita in toto. La struttura è ricca di professionalità differenti, che interagiscono fra loro, possibilmente usando tecniche a basso impatto o francamente naturali, dove non si usano apparecchiature ultra sofisticate e quindi le tariffe sono abbordabili dalla gran parte dei pazienti

Perché c’è la diffusa percezione che il dentista si occupi “solo” di denti?

Perché la maggior parte dei miei colleghi si limita solo a questo. Hai una carie? Tappa il buco, se troppo difficile da curare, via il dente. Hai i denti storti? Apparecchio ortodontico, estrazioni per fare spazio e nei casi complessi intervento di chirurga ortognatica per riallinearli. Gli esempi possono essere tanti… Solo in pochi pensano di andare più a fondo nell’anamnesi del paziente, indagando l’origine dei sintomi che portano il disagio, per trovare una soluzione nel lungo invece che nel breve periodo, lavorando sui concetti di forma e funzione. Dove la funzione se alterata crea le dismorfosi orali, insomma se i denti sono storti è perché qualcosa in bocca non funziona bene, e questi qualcosa sono: masticazione, deglutizione e respirazione. Dal mio punto di vista è impensabile curare una bocca senza tenere conto che prima va riabilitata in questi aspetti. E spesso, ristabilendo le fisiologiche funzioni di deglutizione, masticazione e respirazione…magicamente anche i denti storti si riallineano.

In che modo l’odontoiatria si è sviluppata negli ultimi anni e in che direzione sta andando? E lei che direzione ha scelto?

L’odontoiatria ha subito, negli ultimi vent’anni, un cambiamento radicale. I dentisti tradizionali, abituati ad un tenore di vita molto alto e ad avere sempre gli studi pieni di pazienti, si trovano ora in pesante crisi. In quel periodo era in voga una frase: targa fuori, pazienti dentro. Per alcuni era come fare 13 al totocalcio ogni mese.

Ora quel periodo storico è terminato.

Il paziente attuale è molto più esigente di prima e al contempo gira gli studi, chiedendo preventivi per il suo problema, scegliendo sempre (o quasi) il più economico. Sono anche arrivati i low cost, i “viaggi del dentale” in paesi come Romania, Croazia e perfino Algeria, i franchising e le grandi società di capitale che hanno aggravato la situazione dei piccoli studi monoprofessionali, che si sono trovati con le sale d’attesa vuote e le agende intonse.

E’ nata per il dentista la “sindrome della poltrona vuota “.

Io ho scelto da anni un’altra strada, quella della qualità costante, della ricerca continua della professionalità in ogni operatività, della organizzazione e coinvolgimento e crescita culturale del personale nella gestione dello studio, dove non esistono più dipendenti, ma solo collaboratori, dell’approccio emozionale e della cura globale del benessere della persona. Devo dire che questa strategia mi ha portato risultati gratificanti da ogni punto di vista, umano, personale, professionale e sociale.

Vale il binomio paziente più consapevole, cura più efficace?

Certo che si! Un paziente consapevole ci supporta nel trattamento, aumentando a dismisura la sua efficacia finale. Le farò un esempio: in studio noi trattiamo la deglutizione disfunzionale, attraverso una ginnastica linguale che richiede la partecipazione attiva del paziente, che deve svolgere ogni giorno degli esercizi a casa per almeno 15 minuti, per un periodo che va da 6 mesi ad un anno. Se noi non sapessimo spiegare bene che cos’ha, oltre ai benefici che andrà ad ottenere alla conclusione del suo percorso terapeutico, non riusciremo a farlo collaborare con noi, vanificando ogni progresso terapeutico. Invece quando il paziente prende in mano la sua salute, perché capisce che solo un cambiamento di stile di vita può portare allo scatenarsi dei meccanismi della guarigione, raggiunge risultati eclatanti dal punto di vista fisico e psicoemotivo, che lo stupiscono.

Perché facciamo così fatica ad accettare la nostra responsabilità nel mantenimento o nel recupero della salute?

Purtroppo vi è molta disinformazione al riguardo. Ormai si pensa che bisogna sopprimere i sintomi con farmaci e interventi invasivi, in modo che il disagio sparisca quanto prima. Dovremmo invece ringraziare i sintomi, che sono un campanello di allarme che ci avvisa quando qualcosa non funziona nel nostro corpo. Noi non dobbiamo nasconderli sotto il tappeto, ma ascoltare quello che ci dicono, in modo da comprendere la vera origine del malessere del paziente, intervenendo nel modo più naturale possibile per ristabilire il benessere globale di quest’ultimo.

Quanto conta per lei la divulgazione scientifica? Che ruolo ha e come dovrebbe essere condotta?

La divulgazione scientifica risulta troppo ermetica per i non addetti ai lavori. Come molte altre categorie professionali italiane, anche i medici e i dentisti parlano una lingua tutta loro. Sarebbe bene che tutti noi iniziassimo ad utilizzare la nostra conoscenza, frutto di tanti anni di studio, per dare consigli utili di prevenzione alle persone. La prevenzione è a mio parere la prima linea di difesa contro ogni malattia. Avere delle buone conoscenze sulla giusta alimentazione, sull’uso dei farmaci e su di un corretto stile di vita sono alla portata di tutti, purché vi sia un serio professionista che ne parli con cognizione di causa, un po’ come facciamo noi con il nostro canale Youtube, nel Massaiu Channel, nel blog di Studio Massaiu e nella pagina Facebook, dove inseriamo giornalmente spunti e consigli su temi legati alla salute, alla crescita personale, culturale e professionale.

Articolo di: Cinzia Ciarmatori

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