Da poco è uscito per Emmabooks in versione ebook #SENONLOSAI, in cui il Professor Alberto Luini, direttore della Divisione di Senologia presso l’Istituto Europeo di Oncologia e co-direttore del Programma Mammella in IEO risponde con competenza, chiarezza, cura e attenzione alle tante domande dei suoi pazienti, tantissime donne ma non solo…
Abbiamo voluto assolutamente saperne di più e questo è quello che ci siamo detti.
Quanto la storia individuale, l’aspetto culturale e la situazione socio-economica hanno un peso nelle scelte terapeutiche delle persone che incontra ogni giorno nel suo ambulatorio?
L’impatto della situazione personale è enorme, sia in termini di formazione culturale, di credo religioso, di influenze esterne o condizione economica: ecco perché il ruolo del medico resta fondamentale. E’ un riferimento, una guida che tiene conto di tutte le specificità del paziente e sa porgere informazioni e prescrizioni in modo comprensibile e rispettoso. Ma anche con la fermezza utile a infondere sicurezza nel paziente e dirigere un percorso di terapia e diagnosi che spesso non è facile. Almeno così dovrebbe essere. La vera e propria “scelta” del paziente è molto legata al parere del medico, è difficile che il paziente vada in contrasto con ciò che il medico indica come strada migliore: in questo senso i condizionamenti non riescono a influenzare del tutto la decisione di fronte a più opzioni terapeutiche.
Fra le tante domande che ha ricevuto nel corso della sua lunga carriera di medico, ce n’è mai stata qualcuna che l’ha spiazzata, a cui ha fatto fatica a trovare una risposta?
Confesso che mi spiazzano le domande solo apparentemente informate, che si basano su una lettura di internet non legata al caso specifico oppure al suggerimento di parenti o amici: nella prima visita se la paziente arriva con la convinzione di dovere ricevere un certo tipo di trattamento che in realtà è assolutamente astruso in quella specifica situazione (ma capisco che lo sta chiedendo perché ha una costruzione interiore ricavata da informazioni messe insieme male) ho un momento di esitazione. L’esitazione mi serve per decidere la strategia migliore per distruggere le convinzioni errate e arrivare alla prescrizione da condividere con la paziente.
Che cos’è per lei la guarigione?
Lo stato di equilibrio e benessere della persona, qualche volta a prescindere dalle risultanze degli esami strumentali.
Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo della divulgazione scientifica oggi?
E’ un’arma a tutti gli effetti. Va gestita da chi conosce bene la materia scientifica ed è in grado di comunicare con talento e sapienza. Le parole hanno conseguenze, sempre. La comunicazione scientifica è un dovere per i centri di eccellenza, non si può improvvisare e prevede anche una buona dose di psicologia e conoscenza della sociologia e soprattutto dei nuovi media e della multiculturalità.
el suo libro più volte sottolinea l’importanza della componente psichica e mentale nel processo di guarigione. Come concilia questo aspetto con l’estrema settorializzazione a cui la medicina moderna ci ha abituato?
Uso in modo virtuoso l’individualismo tipico del chirurgo cioè concilio benissimo la visione olistica della persona e la settorializzazione, intendendo con olistica la visione completa, globale, integrata, piena della persona: mente e corpo e storia personale e familiare. So che anche i colleghi del Programma Senologia che in IEO dirigo con Aron Goldhirsch fanno lo stesso, quindi non vedo problemi: la settorializzazione è un’esigenza per ottenere l’eccellenza in chirurgia, radiologia, oncologia medica, radioterapia ma non deve necessariamente diventare una limitazione. Non va vissuta come settorializzazione globale, cioè come frazionamento della paziente. Settorializzare la chirurgia significa creare chirurghi di eccellenza in senologia, non dimentichiamolo: non tutti sono capaci oggi di garantire alle donne la qualità delle terapie che meritano in caso di tumore…
Lei è un chirurgo esperto e dà estremo valore al dialogo con i suoi pazienti. Anche le parole possono essere usate per curare?
Le parole sono condanna oppure medicina. C’è gente che sa curare solo con le parole, e lo sto dicendo con estrema ammirazione: curano sul serio, donano sollievo e terapia grazie alle parole giuste con il tono giusto. La speranza e l’amore sono medicine, e si comunicano proprio con le parole.
n più di un’occasione è stato definito “il medico delle donne”. Quali misteri il mondo femminile le riserva ancora?
Il mistero va sempre conservato e sto bene attento a rispettarlo. Solo amando anche il mistero si riesce a cogliere l’inatteso, ad andare oltre, a non appiattirsi nella convinzione sterile e falsa di non avere bisogno della curiosità. La curiosità è il vero motore della cura e della ricerca.
Comunque un mistero concreto che ancora non ho risolto e su cui scherziamo sempre con le pazienti è come facciano a venire in visita a Milano o a Roma prenotando l’aereo o il treno per il rientro in tempi così ristretti: questo è veramente un mistero, spesso potrebbero ricevere una visita lunga e con calma ma sono loro a correre via perché “hanno l’aereo”…
Intervista di: Cinzia Ciarmatori