“APRITI SESAMO” Quando la “chiusura” diventa mistero\r\n\r\nRara collezione di lucchetti antichi dal XI al XX secolo\r\n\r\nCortona, Palazzo Vagnotti 27 agosto – 11 settembre 2011\r\n\r\nInaugurazione venerdì 26 agosto 2011 ore 18 Nell’ambito di Cortonantiquaria 49° Edizione Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato\r\n\r\nAssolutamente straordinaria e da non mancare la mostra “Apriti Sesamo. Quando la chiusura diventa mistero” proposta nell’ambito di Cortonantiquaria, manifestazione sempre più ricca di proposte prestigiose ed uniche.\r\n\r\nLa collezione, che si compone di circa sessanta pezzi, comprende le principali tipologie di lucchetti antichi che vanno dal XI secolo sino agli inizi del 900′, fra i quali spiccano una decina di esemplari estremamente rari, introvabili e di inusitata bellezza, come un piccolissimo catenaccio medievale da scrigno (Germania XII-XIII sec.) raffigurante un leone, la cui chiave frastagliata, inserita nelle fauci, ne dispone l’apertura; oppure, il superbo lucchetto la cui forma, insolita, ricorda un estinto ‘trilobita’ dalla dura corazza chitinosa, l’oggetto consiste in una spessa lamina di ferro, battuta a martello e rinforzata da cordoli applicati a caldo ed inchiodati ferro su ferro, e verosimilmente rappresenta al suo interno uno tra i più efficienti e tecnicamente complessi meccanismi medievali. Della medesima tipologia si ritrova esempio nelle collezioni di alcuni musei medievali del nord Europa ove detti oggetti sono classificati come manufatti di cultura vichinga e datati fra il XI e il XIII secolo. Fra gli oggetti di maggiormente interessanti si presenta, inoltre, un antico lucchetto indiano degli inizi del XIX sec dal curioso e complesso meccanismo che consente l’apertura solo dopo una sequenza di cinque chiusure progressive, con quattro chiavi ed una molla segreta a spirale: un rompicapo “quasi inviolabile”. Un similare meccanismo si riscontra anche in alcuni catenacci in ferro, dalla astrusa combinazione con dischi di ottone, sia del ‘700 sia dell’800.\r\n\r\nIl Catenaccio o Lucchetto, è tornato molto recentemente agli onori della cronaca dopo il caso editoriale di Federico Moccia, che vede i protagonisti dei suoi libri “Ho voglia di te” e “3 metri sopra il cielo” serrare il proprio legame allacciando al terzo lampione del Ponte Milvio catenaccio e lucchetto nella speranza che lo stesso resti inviolabile buttandone la chiave in Tevere. Chissà se tutti gli adolescenti che hanno letteralmente “infestato” il lampione di lucchetti a Ponte Milvio, così come a Ponte Vecchio in Firenze (buttando la chiave in Arno, ovvio), sanno che l’oggetto, antico quasi quanto la storia della civiltà dell’uomo, rappresenta il maschio e la femmina.\r\n\r\nIl lucchetto, o catenaccio, appunto, è un oggetto composto, completo e funzionale solo nella giusta sinergia tra maschio e femmina: chiave e lucchetto. Un meccanismo con una chiave che aderisce ad un esclusivo corpo composto da una solida struttura articolata internamente tramite una ‘mappa’ frastagliata apribile grazie ad una combinazione relativa. Il catenaccio in acciaio che oggi usiamo per assicurare la moto o per chiudere un cancello, semplice, ma estremamente solido, anticamente era in alcuni casi una vera e propria opera d’arte. La creatività e l’abilità artigiana si è sbizzarrita, sin dall’antichità, nell’eseguire le più strane e variegate forme per aggiungere, ad un semplice e solido effetto meccanico, curiosità, sorpresa e magia estetica.\r\n\r\nSe pur non è mai esistito un lucchetto davvero inviolabile, si è sempre riposta anche troppa fiducia nella difesa dei propri beni, tramite una chiusura metallica. Il metallo, si sa, come si costruisce si può anche scardinare, bastano gli attrezzi giusti. Ecco perché i rari lucchetti antichi sopravissuti rappresentano una documentazione estremamente interessante nel settore delle arti minori, specie se completi di chiave originale.\r\n\r\nI più antichi e complessi catenacci hanno un meccanismo arcaico, ma molto funzionale. Dal medioevo al XVII secolo si utilizzarono dal nord Europa fino ad Oriente meccanismi lamelle divaricate all’interno dell’oggetto, che ne bloccavano irrimediabilmente l’apertura. Tramite una strana chiave traforata, costruita ad hoc ed a millimetro, si entra nella toppa, quasi sempre occultata da scomparti con molle segrete, e scivolando se ne consente l’apertura.\r\n\r\nI lucchetti più antichi furono eseguiti sbalzando il metallo, allora il più duro e resistente: il ferro, ed hanno delle chiavi dalle forme che sembrano incomprensibili, a volte con l’estremità dalla punta aguzza, utile a far scattare la molla segreta. La chiave, traforata, scorrendo internamente dentro una sinuosa fessura, accosta con maestria le molle, facendo sbloccare il meccanismo al fine di consentire con lo scatto, l’apertura.\r\n\r\nL’Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo, si presenta per il settimo anno consecutivo a Cortonantiquaria, con questa interessante ed esclusiva esposizione Apriti Sesamo. Quando la chiusura diventa mistero.\r\n\r\n“Oggetti preservati dalla ruggine e dall’incuria, le cui ferree impronte mostrano una quasi dispersa evoluzione delle arti minori nei secoli”come dichiara il Presidente dell’Associazione Culturale Terza Esperide, Giulio Torta.\r\n\r\nFonte: Rosi Fontana