Incontriamo Anna Marani, intrigante scrittrice autrice insieme alla viareggina Elena Torre di due noir editi dalla Romano Editore, che hanno suscitato l’interesse di molti lettori ed ha creato sul web un vero e proprio tamtam. Conosciamola meglio.
A giugno è uscito L’Eroe, un noir con gli stessi protagonisti del precedente. Squadra vincente non si cambia?
Quando uscì Erode e la psicopatia dell’allenamento, i personaggi hanno conquistato la simpatia dei lettori: Vincenzo Biagini, il commissario, è un uomo rude e solitario, riflessivo ma poco incline a sottostare alle regole… uno che piace alle donne perché la sua scorza impenetrabile rappresenta una sfida. Il maresciallo Puccinelli è, al contrario, un tipo casa, lavoro e… buona cucina, con una famiglia e dei figli. Eppure i due formano una squadra perfetta, per quanto siano in concorrenza in ragione del fatto che Biagini è un poliziotto e Puccinelli un carabiniere: sono legati dagli stessi valori, in primis la verità e la giustizia a qualsiasi costo. Va da sé che non sempre le loro azioni collimano con quelle imposte dalla legge… Decisamente, squadra che vince non si cambia… anche perché la squadra non ha ancora nessuna intenzione di essere cambiata! 🙂
Cosa ti intriga dei tuoi personaggi? Anzi dei vostri in questo caso?
Il fatto che siano umani, ben lungi dall’essere perfetti.
Come riuscite a scrivere in due, non c’è competitività tra due scrittrici?
Tutt’altro… Scrivere in due è un’opportunità per condividere una storia, un’esperienza; un’opportunità di confronto e di dibattito, anche. La competitività sarebbe fuori luogo, così come in ogni circostanza in cui si operi in squadra per il raggiungimento di uno scopo comune.
Sia io che Elena Torre nasciamo con la penna in mano, per così dire. Da piccola il mio giocattolo preferito era la macchina per scrivere di mio padre, una Editor che oggi è quasi un pezzo da museo… Mi è sempre piaciuto inventare storie, disegnare i miei fumetti, finché mi sono impegnata seriamente nella stesura di Malìa d’Eurasia, il romanzo fantasy che è stato il mio primo figlio editoriale.
La storia di Elena non è molto diversa, si è trovata fin da giovanissima a scrivere per diletto e per lavoro. Essendo amiche ed entrambe master di giochi di ruolo, la voglia di scrivere qualcosa insieme – si potrebbe dire di giocare allo stesso gioco – c’è sempre stata.
Quando inizia il vostro sodalizio?
Da ragazze, quando Elena mi fece leggere le bozze di Decima personale di Julie Valmont e io quelle di Malìa d’Eurasia. Credo che ci fu una sorta di tacito accordo, perché era chiaro che desiderassimo la stessa cosa. Il sodalizio si è concretizzato con Erode e la psicopatia dell’allenamento e, parallelamente, con una serie di racconti per la raccolta Toscana tra brividi e misteri, dove tra l’altro ‘nasce’ il tenente Renardi, che il Biagini non può proprio vederlo…!
Tu Anna sei anche una pittrice: due modi realmente diversi di esprimersi?
Sì e no. Richiedono tempi e modi diversi, e cambia anche il modo di farsi coinvolgere. La pittura, tra l’altro, vincola meno quando si tratta di scegliere cosa rappresentare e come farlo: non ci sono veramente delle regole, non esiste una ‘sintassi’. Nulla vieta di dipingere a chi non ha conoscenze tecniche delle basi, perché l’arte sceglie da sola la sua via.
Scrivere è un’altra cosa, ci sono infiniti modi per esprimere lo stesso concetto, ma la grammatica non è un’opinione e il linguaggio va circostanziato: un personaggio è legato, nel suo modo di esprimersi, al luogo, al tempo, all’età e allo stato sociale in cui si muove.
Il libro illustrato dimostra comunque che l’arte figurativa può, vuole e talvolta deve sposarsi con la scrittura. A parer mio, sono forme espressive complementari.
A cosa stai e state lavorando?
Con la mia socia, al terzo capitolo dell’ormai definita ‘saga di Biagini & Puccinelli’, dunque ancora un romanzo giallo, con i personaggi entrati a far parte dell’immaginario di molti lettori. Le atmosfere saranno quelle di sempre, quindi affronteremo questioni di un certo calibro cercando di mantenere il consueto clima da commedia, perché in fondo è il modo migliore di rispecchiare il nostro atteggiamento nei confronti della vita: con ironia.
Ho in cantiere anche un romanzo fantasy, anche se, ancora una volta, sarebbe meglio definirlo fantapolemico, come Malìa d’Eurasia a suo tempo. Le ambientazioni saranno del tutto sommato classiche, questa volta, ma affronterò argomenti d’attualità secondo un punto di vista, ritengo, inusuale per un romanzo fantasy. Quanto alla magia, non mancherà… ma non voglio che tutto ruoti attorno ad essa: sarebbe come se, nella vita reale, ci si potesse affidare completamente alla fortuna. Le cose non sono così facili, non basta possedere una spada magica per vincere qualsiasi battaglia…