The return al cinema. “Narrami, o Musa, l’uomo dall’agile mente che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia, la forte città, e di molte genti vide le terre e conobbe la natura dell’anima, e molti dolori patì nel suo cuore lungo le vie del mare, lottando per tornare in patria coi compagni.” – così recita il famoso proemio dell’Odissea che ci illustrerà il viaggio lungo e periglioso di Odisseo nel tentativo di far ritorno all’amata Itaca, alla moglie Penelope e al figlio Telemaco.
Il film ci narra l’ultima parte di questa prodigiosa avventura quando Ulisse arriva a Itaca presentandocelo nudo e naufrago sulle sponde dell’isola.
Subito, fin dalle prime inquadrature, è immediato l’approccio pittorico del film dalle acque che si agitano sugli scogli che ricordano alcune litografie di Dürer all’utilizzo delle luci (bellissime) stile Caravaggio che nascondono e rivelano personaggi e sentimenti.
Itaca è in abbandono, un’isola popolata da fantasmi, persone impoverite, pochissime dato che gli uomini più coraggiosi sono partiti per la guerra di Troia. Penelope assediata dai Proci, Telemaco sospeso tra adolescenza ed età adulta e Laerte ormai privo di senno che morirà prima di aver rivisto il figlio (unico cambiamento rispetto all’Odissea).
The return al cinema
I temi ci sono tutti da Eumeo che all’inizio non lo riconosce, al cane Argo, alla nutrice Euriclea alla tela intessuta e distrutta, alla gara con l’arco che solo Odisseo sapeva tendere, ma sono spogliati da qualsiasi mitologia, non ci sono dei, non ci sono i ricordi di Circe, Polifemo, Calipso o i lotofagi. C’è solo un uomo abbruttito dalla guerra che teme di mostrarsi per come è diventato e perché nessuno dei guerrieri che lo accompagnavano ha fatto ritorno.
I temi principali sono la guerra, la distruzione delle persone sia a livello fisico sia mentale e come non ci siano veri eroi quando si combatte. C’è la speranza di un miracolo, l’onestà delle persone, i soprusi e la bestialità del cuore umano che “è pronto subito a partire per una guerra, ma non per fare ritorno a casa.”
Ralph Fiennes è un Ulisse distrutto dalla guerra, dalla paura dei sentimenti, ma, nello stesso tempo indomito, con un furore che continua a bollire sotto pelle.
Juliette Binoche è una granitica, statuaria Penelope. Straordinaria nel primo incontro con il marito dove il timore di ciò che potrebbe aver fatto in guerra fa sì che non lo riconosca e quando, successivamente, i suoi occhi, velati di lacrime, capiranno chi è il mendicante che le chiede di provare l’arco.
Charlie Plummer è un Telemaco adolescenziale, ribelle, furioso per l’abbandono del padre che compirà il passaggio all’età adulta con il primo sangue versato.
Marwan Kenzari delinea un Antinoo subdolo e, nello stesso tempo, affascinante e, a differenza degli altri Proci, davvero innamorato di Penelope.
Claudio Santamaria è il porcaro Eumeo, voce del popolo, persona onesta, fidata, la coscienza di Ulisse che lo riporta piano piano alla vita.
Ángela Molina è un’intensa ed emozionante Euriclea.
Un film bellissimo che rende Ulisse in un’ottica moderna e attuale e fa riflettere anche per il bellissimo e doloroso dialogo che ha con la moglie alla fine del film.
Dal 30 gennaio nelle sale cinematografiche questo straordinario lavoro di
Uberto Pasolini di cui segnalo la fotografia di Marius Panduru, le musiche di Rachel Portman, le scenografie di Giuliano Pannuti e i costumi di Sergio Ballo.
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Articolo di: Luca Ramacciotti