Gianfranco Tondini Nella spirale di Fermat. Pagine 176, 15 euro Fernandel. Dal 7 febbraio in libreria.
Immaginate un mondo dove l’arte e il crimine si intrecciano in una danza pericolosa, proprio come i rami della spirale di Fermat che si rincorrono all’infinito. Al centro di questo vortice troviamo Wainer e Sara, due anime un tempo unite e ora separate da una crudele malattia e dai capricci del destino. Wainer è un gallerista di provincia che si trova sull’orlo del baratro finanziario. Disperato e con le spalle al muro, si avventura nel torbido universo delle contraffazioni, arrivando paradossalmente a falsificare un’opera autentica. Nel frattempo, a Lione, Sara combatte la sua battaglia personale. Divisa tra un ruolo di prestigio all’Unesco e la lotta contro la sua malattia, si dedica anima e corpo al lavoro. Ma il destino ha in serbo per lei una sfida inaspettata: gestire le conseguenze del furto di un Rembrandt, un compito che la trascinerà in un vortice di intrighi e pericoli. “Nella spirale di Fermat” è un thriller che fonde azione e mistero nel mondo dell’arte contemporanea e che conduce il lettorein un labirinto di passioni, crimini e segreti. Ma è anche una storia di perdita e di amore. Wainer e Sara, ora distanti, lottano ciascuno con la propria solitudine, ricordandoci che anche nelle spirali più complesse della vita il cuore continua a battere, cercando una via per ricongiungersi.
Gianfranco Tondini Nella spirale di Fermat
INCIPIT. Era andato tutto a rotoli in due secondi. Wainer stava cucinando delle uova fritte, il perfetto pasto dei solitari, quando come niente il telegiornale aveva esploso la notizia: è morto il celebre artista Reinhard Bohrst. Trattenendo il fiato si spostò di fronte allo schermo, dove incalzata dal vento la corrispondente da Vienna esponeva con tono energico il necrologio, cui seguiva una dichiarazione contrita del ministro della Cultura austriaco: ha arricchito il mondo, il mondo lo piange. Wainer sedette davanti al piatto vuoto e un orecchio gli si chiuse sibilando. Per qualche attimo sentì solo le pulsazioni accelerate che martellavano il timpano, più forti del trillo che cominciò a levarsi dal telefono e che ignorò. Era morto Reinhard Bohrst. Morte improvvisa, aveva detto la TV. Com’era possibile? Era abbastanza vecchio perché potesse succedere, questo sì, certo, sarebbe morto prima o poi, è ovvio, come chiunque, ma lui era Zeus, era in piena forma, non era nei pensieri di nessuno che potesse morire, com’era possibile? La padella sfrigolava sul fuoco. Wainer aveva le narici spalancate dal fiatone. Che fosse morto proprio adesso era per lui una sfortuna efferata e una catastrofe. Non che ne soffrisse umanamente, non ne aveva motivo, non era quello, ne soffriva come un giocatore che aveva puntato tutto ciò che possedeva in una mano e aveva perso.
Gianfranco Tondini dagli anni Ottanta ha lavorato come attore, regista e autore in teatro e in televisione. Negli ultimi anni è entrato in confidenza col mondo dell’arte contemporanea. Vive a Ravenna. Nella spirale di Fermat è il suo primo romanzo.