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Teo the Teach ecco la nostra intervista

Teo the Teach, all’anagrafe Matteo Scarpellini è un content creator  originale e divertente. Da tempo sui social aiuta chi lo segue a pronunciare al meglio le parole inglesi. Scopriamo qualcosa in più su di lui in questa intervista.

1) Come nasce l’idea di insegnare inglese attraverso i social?

Grafica Divina

Insegnare attraverso i social è stata la naturale evoluzione di iniziare a postare per il mio piccolo gruppo originale di studenti, poi la cosa è sfuggita meravigliosamente di mano.

Ho aperto tre pagine da allora, la prima originale che è stata chiusa a 10K followers perché poi ho iniziato a capire come funzionava Instagram. La seconda che ha raggiunto 65K followers, ma parlavo solo inglese e spiegavo cose abbastanza avanzate. Ho compreso solo dopo che quello che mancava era proprio la parte in cui dovevo parlare a tutti quelli che erano sfiduciati nello studio e renderlo leggero e di facile approccio, quindi ho chiuso anche quella pagina aprendo la mia attuale.

2) Da subito ha chiaro che impostazione dare al metodo di insegnamento?  È qualcosa sperimentato già nella sua professione?

Non è stato chiaro da subito, no. Quello che era chiaro è che si deve lavorare per obbiettivi e che l’insegnante è in gran parte responsabile dei progressi fatti.

Quindi una volta sicuro che gli alunni seguissero le mie indicazioni ho studiato sempre di più la psicologia cognitiva e cosa la scienza ha da dire sull’acquisizione della seconda lingua specie in età adulta e mi sono mosso di conseguenza. Poi il metodo è come una pillola, c’è il principio attivo (quindi la scienza dietro che deve essere solida) e poi la capsula che ha il compito di invogliare l’alunno a prenderla questa pillola.

Se il principio attivo ormai è solido da anni perché dà i suoi frutti costanti, la capsula è dove gioco di più. Infatti provo a nascondere la scienza dell’apprendimento in metodi coinvolgenti che non annoino ma che anzi ti facciano venir voglia di esporti alla lezione.

Il caso più clamoroso è sicuramente D&English un metodo basato su Dungeons & Dragons che ha portato risultati costanti o The Unearthly Lesson, un metodo basato su un gioco da tavolo che abbiamo inventato noi di The Mbassy Academy (la mia scuola) che porta bambini di terza elementare al programma grammaticale di prima superiore in qualche mese.

3) Teo the Teach funziona realmente l’imparare divertendosi?

Ma certo! Una cosa nella scienza dell’apprendimento è chiara, che la motivazione ha un ruolo enorme. Il problema dei vari metodi è che spesso sono sbilanciati. O sono sadici o sono divertenti ma con obiettivi vaghi, spesso perché mancano le competenze necessarie per mettere insieme le due cose.

Il mio lavoro di Learning Designer è appunto quello di creare appeal differenti e sempre vari per adattarsi ad età e personalità, ma il metodo deve servire per farti fare esercizio specifico volontariamente quasi senza accorgertene

4) Cosa pensa che possa realmente fare presa su chi la segue sui social (vogliamo ricordare quali sono)? 

Cosa penso che possa fare presa? Mi piacerebbe tanto saperlo!

I social ci connettono, ma sono soggetti ad aspetti casuali che rendono spesso fumoso l’esito di un approccio rispetto ad un altro.

So solo cosa voglio fare io, insegnare e incoraggiare chi ha messo una pietra sopra l’inglese.

Mettendomi dalla loro parte, facendo sentire che comprendo la loro frustrazione e scherzandoci su, sperando che prima o poi quella pietra si sposti.

E i social su cui trovarmi sono Instagram, Tik Tok e sto cominciando ora con YouTube e Twitch.

5) Teo the Teach quali possono essere i passi successivi alla visione dei suoi video?

La mia speranza è che dopo aver visto molti dei miei video non ci si chiuda alle informazioni future che arrivano sull’inglese, che nasca una curiosità e che perlomeno servano a stemperare l’ansia che sembra permeare molte persone quando si parla di questa lingua. Per il resto ho i miei corsi, ma tento di tenere le due cose separate.

 6) Quali sono le maggiori difficoltà che le persone possono trovare nell’approcciarsi alla lingua inglese? 

La cosa più difficile nella lingua è sicuramente il muro che gli mettiamo davanti perché ci hanno insegnato ad odiarlo. Non dico che vada amato, ma nella mia esperienza c’è proprio un’ansia da prestazione e pregiudizio che fa tappare le orecchie a molte persone come lo si nomina.

L’inglese ha una pronuncia irregolarissima, ma una grammatica tra le più facili al mondo. Infatti i miei alunni di prima elementare con un’ora di lezione a settimana hanno già capito come parlare al presente, passato, futuro e condizionale in poco tempo. Basta saperlo spiegare.

7) Progetti futuri?

Per il futuro come ho accennato sto per sbarcare su Twitch e YouTube tenendo in mente che la missione poi importante ora è coniugare l’inglese e l’intrattenimento. Esponendoti a curiosità e conoscenze in pillole, ma a tradimento, perché racchiuse in qualcosa che ti fa compagnia e che non necessariamente è guardato da chi ha già la passione per la lingua. Sarà una bella sfida che richiederà molto tempo, molti fallimenti, ma è così che si impara.

Intervista di: Luca Ramacciotti

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