“The Quarantine Dolls’ Diary”, quarantuno storie di bambole, edito da MUP sarà presentato sabato 7 dicembre alle ore 17 all’Auditorium di Ape Parma Museo e in seguito disponibile all’acquisto sul sito dell’editore.
A curarlo Flavia Armenzoni e Alessandra Belledi, recentemente scomparsa, entrambe con una lunga storia al Teatro delle Briciole di Parma, di cui sono state direttrici artistiche e organizzative dal 2006 al 2019.
The Quarantine Dolls’ Diary
Un volume preziosissimo per dare voce a 41 magiche bambole, realizzate da Flavia nel periodo del primo lockdown con stoffe e fili di ogni genere, bottoni e bigiotteria, carta raccolta in giro per il mondo e materiali di recupero con il preciso scopo e l’autentico desiderio di provare una possibile ripartenza invitando altre donne a costruire insieme un “atto collettivo di concepimento di parole”, con la voglia di immaginare un tempo nuovo. Così è stato proposto a donne con esperienze, età e provenienze diverse, a loro volta madri, figlie, sorelle, amiche, di scrivere la storia della propria creatura esercitando un atto di ascolto vigile e paziente.
Quello proposto da Flavia Armenzoni e Alessandra Belledi è stato principalmente un gioco molto teatrale: il gioco del vero per finta. Un racconto che può trasformare la Doll in una persona vera per finta. E stato chiesto alle donne di dare forma ad un testo, anche brevissimo, con la voce della bambola, in prima o in terza persona. È stato come far pulsare la propria infanzia e darle vita con lo sguardo di oggi, con le proprie biografie. È come se ogni donna nel raccontare abbia provato ad indagare un pezzo della propria radice e dare ascolto alla propria spontaneità . È stato sorprendentemente bello sondare quella sorta di energia un po’ soprannaturale che se destata con cauto e curioso desiderio, può tornare a circolare.
Come scrive Clarissa Pinkola Estés, che tanto risuona in questo lavoro: “La bambola è il simbolico homunculus. È il simbolo di quanto sta sepolto di luminoso negli esseri umani. È un piccolo e risplendente facsimile dell’io originale. Superficialmente è soltanto una bambola, ma inversamente è un pezzettino d’anima che porta la conoscenza del più grande anima-io”.
Chi sfoglia il libro può così immaginare la statura e il peso per ogni dolls, può conoscere la data in cui sono state realizzate o la città che le accoglie, e può scoprire, “dalla testa ai piedi”, le materie con cui sono fatte o soffermarsi sui vari dettagli di quelle vite inventate. Ma soprattutto, dopo la gioiosa sequenza attraversata da un filo rosso, spunta in copertina una tasca, dove sono riposte alcune fotografie di bambole. Sono cartoline postali, da inviare, regalare, o anche solo da conservare. È un invito, un desiderio forse, per far sì che questo filo rosso possa raggiungere molti altri luoghi e attorcigliare altri fragili e infrangibili legami.
Articolo di Ugo Negrini