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Agnese Contini ospite del nostro spazio interviste

Classe ‘89, compositrice, musicista, e logopedista salentina, Agnese Contini inizia a studiare chitarra classica all’età di 12 anni. Il sound dell’artista affonda le sue radici nel mondo della musica classica, che ascolta sin da bambina, ispirandosi ad artisti come George Harrison, Mark Knopfler, Nick Drake, Jimmy Page e John Butler.

  1. Da dove nasce la tua ispirazione e qual è il modo per trasmettere il tuo pensiero tramite la chitarra?

É nato tutto da una riflessione fatta nell’osservare come sono cambiati negli anni quei luoghi ai quali ero fortemente legata e alla profonda malinconica che ne è scaturita. Queste sensazioni si trasformano e vengono tradotte in andamenti melodici o ritmici.

Grafica Divina
  • Qual’é il ruolo della chitarra e del violoncello nel dialogo strumentale? C’è un elemento rappresentativo della “voce” della natura ed uno rappresentativo della “voce” dell’uomo?

Nello specifico di questo brano é come se la chitarra raccontasse una storia e il violoncello descrivesse la scena e l’ambiente circostante. Assolutamente si, credo che i due strumenti possano allo stesso modo rappresentare il dialogo tra natura ed essere umano.

  • C’è un alternarsi di momenti in cui i due strumenti trasmettono un maggior senso di armonia o un maggior senso di desolazione?

Indubbiamente l’intera struttura del brano è un’altalena di passaggi armonici che partono da iniziali atmosfere più cupe, trovano un po’ di respiro nella seconda parte che si apre con accordi maggiori e un ritmo più incalzante, per poi ritornare alle atmosfere malinconiche e desolate finali.

  • ⁠Considerando il tuo lavoro da logopedista sulla voce e la comunicazione, in che modo credi che la sensibilità verso i suoni e i ritmi possa riflettersi nell’esecuzione strumentale?

Non ne sono ancora abbastanza consapevole, ma credo ci sia un “filo rosso”, una congiunzione tra il mio lavoro e la mia musica. Li vedo entrambi finalizzati alla comunicazione. Naturalmente la musica è la cosa che mi permettere di esprimere la parte più nascosta di quello che sono e che comunemente non verrebbe fuori. Quasi una parte più istintuale che sto ancora scoprendo.

⁠5) In quale maniera il tuo lungo rapporto con la chitarra, iniziato da bambina, si manifesta nel brano e nella sua maturità?

La mia formazione iniziale è stata di natura classica. Studiavo Mauro Giuliani, Andres Segovia, Fernando Sor durante gli anni del liceo. Ma al contempo ascoltavo rock anni 60-70, grunge, country e anche il metal. Negli anni ho cambiato moltissimo il mio approccio sullo strumento, sia perché ampliavo il genere che ascoltavo ma anche perché mi interessavano e cercavo determinate tipologie di suono. Ho iniziato ad applicarmi sulla chitarra acustica da sola, perché rispetto alla classica mi dava delle possibilità differenti e ho iniziato a sperimentare con le accordature aperte, prendendo spunto dai grandi ( Nick Drake, Jimmy Page, John Butler). Così è nata anche “Desert Earth”. Ho anche iniziato a studiare il banjo, perché mi interessava il suo suono e le possibilità ritmiche che era in grado di darmi. Ma questo è un altro capitolo.

Grazie ad Agnese Contini!

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