Filippo Zucchetti è un cantautore che ha scelto di mettere al centro della sua arte la forza della canzone e delle parole, superando l’immagine dell’artista per concentrarsi sull’essenza del suo messaggio. Con il nuovo singolo Anita non deve piangere, Filippo Zucchetti continua a sviluppare un linguaggio personale e unico, in cui le sue esperienze di vita, i suoi valori e le sue riflessioni più intime trovano espressione. L’attenzione ai dettagli testuali e musicali, insieme alla collaborazione con la produttrice Marta Venturini, caratterizzano un percorso in costante evoluzione, che esplora con sensibilità temi universali come l’anima e la natura umana.
Da qualche giorno è uscito il tuo nuovo singolo “Anita non deve piangere”. Cosa rappresenta nella tua evoluzione come artista?
Senza dubbio l’aver acquisito un linguaggio personale e riconoscibile. Personalmente quello che cerco in un’opera, che sia una canzone, un libro, un film o un quadro, è l’unicità.
Come hai scelto i musicisti e il team di produzione per questo brano?
Questa è una bella storia. Tra le canzoni che ho scritto ce ne è una, ancora inedita, che si intitola “Io resto a casa con il cane”. Quando feci ascoltare il provino in uno studio di registrazione di Perugia, mi dissero che esisteva un brano di Calcutta che ripeteva questa frase nell’inciso. Non conoscevo questo cantautore e incuriosito ascoltai la sua canzone. Salvo che per quella frase le due canzoni erano totalmente diverse, ma per me fu l’occasione per conoscere questo artista del quale acquistai subito il CD “Mainstream” (ebbene sì, acquisto ancora i CD!). Lo trovai molto interessante tanto da andare a vedere chi aveva prodotto e arrangiato i brani, ovvero Marta Venturini. Ascoltai altre produzioni di Marta e compresi che forse era la persona giusta per la produzione dei miei brani. La contattai e da lì iniziammo a lavorare sugli arrangiamenti e la produzione di 7 brani che registrai tutti allo Studio Nero di Roma, proprio dove venne registrato l’album di Calcutta.
Filippo Zucchetti parlarci del significato delle parole e delle immagini che utilizzi nel testo di “Anita non deve piangere”?
Premesso che ogni ascoltatore potrà attribuire alla figura di Anita il significato che preferisce – per alcuni potrebbe essere una figlia, un cane, una sorella, e va bene così, mi piace che sia aperto a interpretazioni personali – la canzone ha un intento più profondo. Parla della Vita, dell’Anima, e della nostra essenza più autentica. In Anita si fondono questi tre elementi: Anima, Natura e Vita, rappresentando quella parte di noi che troppo spesso dimentichiamo, ma che dobbiamo difendere. Al di là delle sovrastrutture economiche, politiche e sociali, è ciò che ci rimane, ciò che siamo davvero: la nostra parte più vera e migliore
Quali emozioni speri di evocare in chi ascolta il tuo nuovo singolo?
Quando scrivo una canzone non mi pongo nessun fine se non la creazione della canzone stessa. Se poi il brano evoca delle emozioni sono molto felice ma è solo una conseguenza. La creazione della canzone non ha un fine predeterminato verso l’ascoltatore.
C’è una frase o un verso della canzone che consideri particolarmente potente? Perché?
Sì, tipo: “…dove i silenzi sono ancora importanti”. Qui sottolineo l’importanza di ritagliarsi dei momenti di silenzio. C’è costantemente un rumore di sottofondo nella nostra vita e se non c’è lo creiamo con qualche apparecchio acceso. Restare in silenzio, compreso quello della nostra mente che è in continua elucubrazione, è molto importante per il nostro benessere fisico e psichico. “Non ho facilità d’espressione né armi da imbracciare ho solo musica e parole”. In questa frase esprimo chiaramente che il mio mezzo di comunicazione, e di difesa nel caso di “Anita non deve piangere”, è la canzone. “All’ombra dei tuoi zigomi mi addormenterò e all’alba mi alzerò per vederti sorgere e illuminare quella che è la nostra parte migliore”.
La frase che chiude il brano, un’immagine suggestiva e potente che scopre, illuminando, la nostra parte “divina”.
Come hai trovato il giusto equilibrio tra musica e parole in questo brano?
Per me le parole hanno un loro suono e un loro “peso”. Quando scrivo un testo devo trovare un equilibrio tra questi pesi in modo tale che le parole “suonino” e si fondino con la melodia. A volte ascolto brani con un bel testo ma che non è in sintonia con la musica. La vostra domanda “Come hai trovato il giusto equilibrio…” è più che mai appropriata in quanto si tratta proprio di equilibrio.
Quali sono state le sfide che hai affrontato durante la creazione di questo singolo?
Una sfida enorme! Questo perché prima di questo brano non avevo mai cantato. Scrivevo canzoni, versi liberi, appunti ma ero tutto tranne che un cantante. All’inizio è stata durissima, c’è voluto tanto esercizio e determinazione. Partivo da zero e di momenti demoralizzanti ce ne sono stati parecchi. È proprio in quei momenti però che dobbiamo fare lo sforzo maggiore e non mollare. La realizzazione di questo brano è stata una sfida, un insegnamento e una crescita personale molto importante.
In che modo le tue esperienze di vita influenzano le canzoni che scrivi?
Nelle mie canzoni ci sono io, il mio mondo, la mia immaginazione e tutto ciò che riguarda il mio vissuto. Quindi tutto ciò che vivo influenza la scrittura dei brani.
Filippo Zucchetti qual è il tuo obiettivo principale come artista nel condividere la tua musica con il mondo?
Non ho degli obiettivi, scrivo canzoni per il gusto di farlo e per una esigenza espressiva. Le mie canzoni sono prima di tutto un modo per conoscermi, per crescere e per capire la Vita. Di certo mi piace condividere quello che scrivo e sapere che magari sono riuscito a trasmettere un’emozione, o una riflessione oppure semplicemente gioia nell’ascolto.
Grazie! Un caro saluto