Lo sguardo di santa Lucia di Umberto Cinquini (PAV Edizioni), recensione di Luca Ramacciotti.
La vista è probabilmente il senso più importante che possediamo tanto da avere poi delle declinazioni figurative di significato dal positivo al negativo. Una fede cieca. Una mente ottenebrata (quindi buia, senza possibilità di vedere). Levarsi dalla vista (e quindi dalla vita) di qualcuno. Sentirsi osservati. Le persone che ti guardano male (quindi ti giudicano) o stare attenti a compiere qualcosa di sbagliato perché Dio ti vede. Salvare le apparenze ovvero ciò che gli altri vedono (e di conseguenza giudicano di noi). Queste e molte altre frasi ci circondano e vincolano fin da quando siamo piccini in una rete di idee e moralità che spesso hanno radici storiche dovute alla religione o a necessità pratiche della società (come in epoca passata l’alta mortalitàdei neonati). Se questo succede ovunque è possibile immaginare, come fa l’autore, cosa accada in un microcosmo arroccato sulle colline del comune di Camaiore. Lì la santa siracusana Lucia, che dà il nome del paese, vigila su tutti dalla chiesetta in cui è posta la sua nota effige che tiene in mano un piatto su cui sono deposti i suoi occhi che sembrano seguirti ovunque.
Ed è così che si sente Gastone, personaggio fondamentale buono, ma che subisce la vita tanto da diventare livoroso e mai soddisfatto proprio perché non decide, ma accetta i voleri degli altri a partire dalla moglie Maria sposata senza amore e di cui non condivide la fede, quasi ossessiva, per la religione.
Gastone prova un senso di schifo verso gli omosessuali con una foga che parrebbe far pensare che nel suo intimo tema di poter essere quasi uno di loro. E il destino gli giocherà un tiro mancino proprio con Lucia la sua unica figlia nata perché la statua della santa l’aveva comandato a Maria.
Su questo terzetto spicca la figura di Don Dino il parroco. Saggio, ponderato e che ha fatto del comandamento di Gesù il suo mantra (ama il tuo prossimo come te stesso). Don Dino è il più evoluto mentalmente di tutti i cittadini con il suo logico pragmatismo.
E mentre Gastone si trascina dietro un’amante (che gli farà un’amara rivelazione su chi ha amato in passato), ma la relazione adulterina tra uomo e donna è quasi accettata e data per implicita, la figlia sente di essere portata verso un amore che per tutti è sbagliato tanto da essere considerata una malattia, qualcosa da esorcizzare.
La scena che chiude questo romanzo è memorabile e commovente, ma non per un pensabile “e tutti vissero felici e contenti”, ma per la sua naturale e reale possibile realtà tra un bene paterno forte e il non capire pienamente una situazione che non si conosce e che fin da piccoli sappiamo essere sbagliata. È la fragile umanità di Gastone che ci commuove.
Lo sguardo di Santa Lucia Umberto Cinquini
Umberto Cinquini con questo suo quarto lavoro si cimenta con un tema spinoso in cui è facile fare del finto buonismo o andare in una direzione politically correct zuccherosa mentre lui riesce a mantenere una lucida logica dei sentimenti rendendo viva e reale la storia. Lo stile di scrittura compie un notevole passo in avanti rispetto ai precedenti lavori facendosi essenziale, ma nello stesso tempo descrittivo ed emozionale. Una storia che tocca, fa riflettere sui tempi che abbiamo vissuto e stiamo ancora, parzialmente, vivendo.
Umberto Cinquini
PAV Edizioni
Articolo di: Luca Ramacciotti