Si è tenuta lunedì durante la Blue Panda Week di Trieste, l’incontro “Squali e razze: una rotta condivisa per la loro conservazione e gestione sostenibile” – organizzato dal WWF e dal progetto Life European Sharks per porre le basi per una collaborazione transnazionale sulla gestione di squali e razze in Adriatico. All’incontro hanno partecipato rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero per le Politiche Agricole e la Sovranità Alimentare, e per la Croazia il Ministero per l’Agricoltura, Foreste e Pesca e il Ministero per la Protezione Ambientale e la Transizione Verde, oltre a Rac-SPA (Regional Activity Center for Specially Protected Areas), FAO-CGPM (Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo), Regione Friuli Venezia Giulia, Capitaneria di Porto di Trieste, ISPRA, rappresentanti del settore della pesca professionale e tanti ricercatori.
IL ‘PERICOLO’ SIAMO NOI
Squali e razze sono presenti sul nostro pianeta da più di 400 milioni di anni e probabilmente erano presenti sin dalla nascita del mare Adriatico 5 milioni di anni fa. Sono sopravvissuti ai dinosauri, eppure stentano a sopravvivere all’uomo. Più della metà delle circa 86 specie presenti nel Mar Mediterraneo sono a rischio di estinzione. Solo nello scorso decennio centinaia di migliaia di tonnellate di queste specie sono state sbarcate lungo le coste dell’Adriatico, portando diverse specie sull’orlo del collasso.
ADRIATICO, UN BACINO SPECIALE
L’Adriatico ospita più di 50 specie di squali e razze e 5 aree Importanti per Squali e Razze (ISRA) tra cui aree riproduttive, di nursery e di alimentazione per spinarolo, palombo, squalo grigio, verdesca, razza aquila e molte altre specie minacciate dalla cattura accidentale nelle attività di pesca (palombi e spinaroli sono inoltre ancora molto rilevanti nella cultura culinaria del Nord Adriatico) e dal riscaldamento delle acque. Secondo i dati storici presentati dall’Institute of Oceanography and Fisheries croato gli squali sono le specie che hanno subito i declini più importanti di biomassa in mare Adriatico dagli anni 50 agli anni 2000. I risultati dei progetti di ricerca basati sul tagging di diverse specie e sulla collaborazione con i pescatori, hanno mostrato chiaramente che queste specie migrano da una sponda all’altra dell’Adriatico, la loro gestione non dovrebbe quindi conoscere confini nazionali. Le strategie gestionali devono inoltre essere adattate alle diverse specie in base alle loro capacità di sopravvivenza alla cattura e rilascio e al loro livello di protezione: essenziale proteggere le zone di nursery, come l’area di nursery dello squalo grigio di fronte a Ravenna, e adottare modifiche tecniche agli attrezzi o modifiche alle strategie di pesca per evitare la cattura accidentale di specie protette e dei giovanili di specie di interesse commerciale, mentre per le specie più resistenti al rilascio post-cattura (ad esempio nel caso degli studi effettuati sulle verdesche a Monopoli, si è dimostrato che il 90% di quelle rilasciate sopravvive, anche palombi e spinaroli adulti hanno ottime probabilità di sopravvivenza se rilasciati immediatamente), può essere una valida soluzione.
Le ISRA identificate in Adriatico forniscono uno strumento chiave di supporto alla gestione, e per la loro identificazione sono stati fondamentali i dati sulle migrazioni derivati dal tagging degli animali: quasi 2000 animali marcati dall’Università di Padova dal 2017 con marche tradizionali, e 86 con tagging acustico, mentre 30 verdesche sono state marcate da Coispa Tecnologia&Ricerca in sud Adriatico anche in collaborazione con il WWF.
VERSO UN PIANO D’AZIONE
La formazione dei pescatori sulle buone pratiche di rilascio, e delle autorità deputate ai controlli sull’identificazione delle specie sia a mare sia presso i mercati ittici può fare la differenza nell’implementazione efficace della legislazione vigente e nella salvaguardia delle popolazioni, ed è essenziale in questo senso replicare gli sforzi già avviati da diversi progetti tra cui il LifeEuropean Sharks. Proprio lunedì infatti nella Direzione Marittima della Capitaneria di Porto di Trieste ha preso il via il primo di una serie di attività di formazione per gli ufficiali di controllo pesca che LIFE European Sharks condurrà nei paesi Adriatici, Italia, Croazia e Slovenia oltre che in Francia e Spagna, e che coinvolgerà anche i pescatori professionisti.
Le autorità presenti di entrambe le sponde adriatiche hanno espresso il loro supporto alla definizione di una rotta condivisa che deve passare necessariamente dalla consultazione con tutti gli stakeholder interessati e che porti a un piano d’azione integrato per la gestione di squali e razze in Adriatico, che potrebbe promuovere, integrare e rafforzare gli sforzi già in campo e garantire l’impatto e l’attuazione di diverse normative vincolanti e non vincolanti, tra cui la Politica Comune della Pesca dell’UE, la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino e la decisione della CGPM sulle catture accidentali di elasmobranchi, cosi come gli obiettivi di protezione efficace del 30% dei mari previsti dalla strategia europea sulla biodiversità al 2030 e dal Protocollo della Convenzione di Barcellona.
Squali e razze sono troppo importanti per l’ecosistema marino per lasciare che le loro popolazioni continuino a diminuire: i predatori apicali mantengono in equilibrio la rete alimentare, mentre razze e mobule sono uno dei veicoli di trasferimento di nutrienti ed energia dalle acque profonde ai livelli superficiali dell’oceano a beneficio di tutta la biodiversità marina. Un piano Adriatico fornisce il quadro adatto per supportare la collaborazione transnazionale e il contributo di tutti gli stakeholder, e garantire un Adriatico sano in cui popolazioni di squali e razze siano di nuovo fiorenti e finalmente gestite.
LA BLUE PANDA WEEK DEL WWF A TRIESTE
L’evento è inserito nel programma della BLUE PANDA WEEK: dal 31 agosto al 5 settembre con il messaggio “Tutti insieme per proteggere i tesori dell’Alto Adriatico” la tappa italiana del periplo mediterraneo della barca ambassador del WWF propone infatti un ricco programma di eventi per il pubblico insieme ad attività di ricerca e advocacy.