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Analogic Debuttano con “Eva”

Analogic Debuttano con “Eva”: Un Album che Celebra la Vita e la Spontaneità Musicale

La band emergente ANALOGIC ha appena lanciato il loro primo album, “Eva”, disponibile sia in vinile che in formato digitale. Pubblicato da Luminol Records, l’album rappresenta un inno alla vita in un mondo sempre più decadente e digitalizzato.

Grafica Divina

Un Progetto Musicale Autentico e Spontaneo

Gli ANALOGIC si presentano al pubblico con una filosofia chiara e ben definita: creare musica che provenga dal profondo dell’anima, evitando l’uso disumanizzante del digitale. “Eva” è descritto dalla band come “un disco che viene da dentro, un flusso di coscienza che esce direttamente dalle mani dei musicisti, esprimendo una spontaneità che si riflette non solo a livello musicale ma anche tematico”.

Un Nome, Una Filosofia

Il nome “ANALOGIC” riflette la volontà del gruppo di distaccarsi dall’utilizzo sconsiderato del digitale, valorizzando la spontaneità e l’autenticità umana. La band si distingue per il loro approccio musicale eclettico e trasversale, che abbraccia diverse influenze e stili, facendosi portavoce di quello che definiscono “Blob rock”, un genere ricco di contaminazioni musicali.

Eva: Un Omaggio alla Bellezza e alla Purezza

Il titolo dell’album, “Eva”, richiama l’ideale di bellezza e purezza, associato a Madre Natura. La band vede in Eva il simbolo dell’indissolubile legame tra umanità e natura, celebrando questo legame attraverso la loro musica.

Una Varietà di Temi e Generi Musicali

Composto da dieci brani, “Eva” esplora temi come la nostalgia, l’amore e la critica sociale, con una profondità introspezione che unisce armoniosamente i brani pur nella loro diversità di generi. Dai toni progressivi a quelli elettronici, indie, pop, funk, fino a toccare la musica esoterica e il metal, ogni traccia dell’album offre un’esperienza unica.

Track List di “Eva”

Generazioni: Un brano che riflette sull’incombenza del tempo.

Ave Natura: Un omaggio acustico al poeta William Wordsworth.

Mystic Orphic Music: Un canto esoterico dedicato a Dino Campana.

Luglio Agosto Settembre Nero: Una reinterpretazione moderna del capolavoro degli Area.

Milano Magnetica: Un nostalgico sguardo alla Milano anni ’90.

Ode Nichilista: Un grido esoterico al ritorno alla vita.

Masturbati: Una descrizione malinconica dell’atto onanista, con la partecipazione di Andrea Tich.

I Am An Intellectual: Un mix di funk ed elettronica su conoscenza e ignoranza.

Mirage: Un brano d’amore in inglese con la partecipazione di Letizia Racca.

Indefinita: Un brano che esplora la perdita di sé dietro una donna ineffabile.

Una Storia di Successi e Riconoscimenti

Nati a febbraio 2023, gli ANALOGIC sono composti da Davide Crateri (voce, basso, synth), Diego Crateri (voce, chitarra) e Michelangelo Gandossi (batteria). Il loro percorso musicale ha già visto importanti riconoscimenti: ad aprile 2023 vincono la targa Cramps Music al Piccadilly di Faenza e ad agosto ricevono una menzione speciale per il premio Canti Orfici in Musica con il brano “Mystic Orphic Music”.

Il loro impegno artistico li ha portati ad esibirsi sul palco del MEI a Faenza con Omar Pedrini e Dolcenera, segnando un importante traguardo per la band. “Eva” sancisce anche la collaborazione con Luminol Records, Bluescore Studio e l’art director Mirko Giardini.

Conclusione

“Eva” è più di un semplice album; è una dichiarazione d’intenti, un viaggio musicale che invita all’introspezione e alla riscoperta della bellezza autentica della vita. Gli ANALOGIC, con la loro miscela unica di influenze musicali e la loro filosofia, promettono di lasciare un segno nel panorama musicale contemporaneo.

INTERVISTA

Perché il nome “Analogic”?

Il nome “Analogic” nasce in realtà nel 1999, all’epoca Davide Crateri aveva già fondato una band con questo nome, che era peculiare più che altro nella sperimentazione che metteva in atto nei concerti, per esempio suonando al buio; già all’epoca il nome esprimeva un modo puro di fare musica, la musica che esce direttamente dalle mani degli artisti. L’attuale band è una rifondazione di Davide di quel progetto insieme inizialmente a me (Diego Crateri) e poi al batterista Antonino Bonanno, che è in seguito stato Michelangelo Gandossi. Queste due “generazioni” della band hanno caratteri decisamente diversi, ha mantenuto il significato originale del nome ma dovendosi confrontare con il mondo del digitale ormai esponenzialmente evoluto. Questo nome ora rivendica infatti un certo modo di fare musica, che però non è totalmente analogico: ci serviamo anche di strumenti digitali, ma lasciamo che rimangano solo tali, mentre spesso nella musica odierna il digitale è talmente presente e soprattutto usato in modo sconsiderato che entra nella musica stessa e la priva di umanità.

Considerando la differenza d’età, come i diversi riferimenti generazionali si combinano e coesistono all’interno di un unico processo creativo?

Gli autori all’interno della band siamo io (Diego) e mio padre (Davide) e in quanto padre e figlio abbiamo tanti anni di esperienza insieme e di musica condivisa che alla fine hanno contribuito a renderci compatibili come compagni di band: abbiamo un modo simile di concepire la musica e di riconoscere la bellezza all’interno di essa, questo fa sì che solitamente dal punto di vista esclusivamente musicale siamo piuttosto in sintonia, seppur comunque il margine di diversità ci sia, com’è giusto che sia. Per quanto riguarda i testi, invece, io e lui siamo totalmente autonomi, infatti non credo che capiterà mai di scrivere un testo insieme, e lasciamo semplicemente uscire spontaneamente le nostre personalità, che si traducono in modo diverso. Per esempio, il brano “Ave Natura” ha un mio testo ispirato al poeta William Wordsworth, che rimane in ginocchio di fronte alla bellezza della natura, mentre “Mystic Orphic Music” ha un testo di mio padre ispirato a Dino Campana, che invece è una sorta di Baudelaire italiano, un poeta maledetto. In ogni caso le nostre diversità tendono a confluire piuttosto bene nel progetto in sé, perché a livello soprattutto musicale puntiamo a rappresentare quanto più possibile di noi, risultando in un progetto abbastanza multiforme, quale il nostro debutto “Eva” è. Diciamo che non è proprio richiesta necessariamente una grande compattezza.

Quali sono le vostre influenze musicali? E in particolare, c’è un brano di qualche altro artista che vi ha particolarmente segnato (artisticamente o personalmente)?

I nostri generi di provenienza possiamo dire siano originariamente il rock e il metal, ma ci siamo espansi un po’ in tutte le direzioni. Abbiamo di certo quelli che definiamo “capisaldi”, primi tra i quali troviamo Battiato, Morgan e i Bluvertigo, Alice Cooper, ma in particolar modo i Mr. Bungle, la band verso la quale tendiamo (o almeno ci proviamo) di più in quanto incarnano in modo assoluto la versatilità in musica in perfetta credibilità. Altre influenze nel debutto “Eva” sono dai Baustelle, dai Matia Bazar, oppure, molto meno evidenti, da Kate Bush e Björk; per il lato metal da Megadeth e Dream Theater, poi il prog dei Genesis o degli Area (o almeno, del brano Luglio Agosto Settembre Nero)… Sono tante cose diverse che cambiano nel tempo in base all’evoluzione del rapporto personale di ognuno di noi con la musica.

A proposito di influenze, dall’ascolto del vostro album EVA traspare un’estetica vicina al macabro ma, allo stesso tempo, a un ideale di sublime. In che modo declinate questi due aspetti? Presumo non sia un caso neanche il titolo dell’album…

In “Eva” traspaiono sicuramente vari concetti per nulla morbidi, il macabro è solo uno di questi; il significato primo del disco è il nostro legame con la totalità della natura, compresa la nostra natura interiore, ed “Eva”, parzialmente per ispirazione dal personaggio biblico, ma in realtà molto “a sentimento” ci è risuonato come l’unico nome associabile a Madre Natura. Il legame con la natura può generare emozioni anche opposte, come vediamo nel confronto tra la natura incantevole di “Ave Natura” e quella inquietante di “Mystic Orphic Music”. Il macabro in particolare in realtà è presente in modo esplicito solo in “Ave Natura”, ma per un discorso in realtà prettamente filosofico: il brano è ispirato a William Wordsworth, che aveva una visione panteista del mondo, ovvero credeva che Dio fosse fisicamente dentro a tutte le cose e riconosceva dunque la bellezza immensa di Dio osservando la natura; ma per questo stesso discorso Dio sarebbe dentro anche tutto ciò che è macabro, che sarebbe bello esattamente allo stesso modo. “Rosso del bel fiore estivo” e “rosso del sangue rubato” hanno dunque esattamente lo stesso valore, in un certo senso non è nulla più di una riflessione esistenziale, ma sottintende una nostra sensibilità verso il macabro, ma anche il tragico, presente in altri brani, che prendiamo da personaggi come lo stesso Dino Campana, il pittore Antonio Ligabue o il filosofo Nietzsche. Sono concetti che esploriamo per aprire noi stessi anche verso un’oscurità che, per quanto sepolta, è insita in ognuno di noi e che è dunque giusto conoscere. Lo stesso vale nei temi di natura opposta, ovviamente, dopotutto la natura ha il potere di evocare entrambi questi estremi.

L’identità artistica di quest’album, con i suoi richiami introspettivi e la critica “sociale” sono ben definiti. Pensate di proseguire su questa strada per i prossimi progetti o avete la necessità di comunicare altri ideali sotto altra forma?

Probabilmente mio padre rimarrà abbastanza sulla stessa lunghezza d’onda di “Eva”, dopotutto è un adulto formato e definito, mentre io ho solo 19 anni e la mia vita è molto più dinamica da questo punto di vista. In “Eva” io sono l’elemento più etereo, più “zen” dei due, e sicuramente sono quello che più tratta di concetti in quanto appassionato di filosofia, però questa dicotomia solare-lunare tra me e lui potrebbe non ripresentarsi necessariamente nel prossimo album, potrei incupirmi di più anche io, ma non necessariamente. Sicuramente esprimeremo nuovamente ciò che siamo in modo spontaneo, semplicemente non sono sicuro di cosa saremo noi in quel momento. Dal punto di vista esclusivamente musicale abbiamo sicuramente intenzione di osare di più, di non aver paura di essere estremi, perché riteniamo che quell’aspetto di noi sia rimasto un po’ escluso da “Eva”.

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