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Giovanna M Gatti ci racconta un po’ di sé

Giovanna M Gatti è medico psicoterapeuta e scrittrice. Con lo pseudonimo di MariaGiovanna Luini è autrice di numerosi libri tra cui La Via della cura e Il Grande Lucernario e Parla come ami editi da Mondadori. Appena uscito per VandA.edizioni il suo nuovo libro Parlami d’Amore, le parole e i silenzi per dirlo.

Scrittrice, divulgatrice oltre che medico, oggi anche psicoterapeuta. Quando e perché la psicoterapia è entrata nella tua formazione professionale?

Grafica Divina

La sua essenza è sempre stata con me: nella ricerca della modalità di cura che sentivo affine l’ascolto e la penetrazione nella psiche, nei traumi, nelle vicende personali, nelle emozioni delle persone erano la costante. Da radioterapista e da chirurga dedicavo moltissimo tempo alla conoscenza dei pazienti, convinta che la salute non potesse essere recuperata solo con gli interventi di eccellenza sul corpo fisico. Mio padre Abele mi ha cresciuta con l’esempio del medico che non ha una segreteria telefonica e non conosce orari di chiusura, si alza di notte se lo chiamano, accoglie e ascolta, fa visite domiciliari e si interessa ai problemi delle persone anche quando non riguardano il corpo fisico. Mi sono iscritta alla scuola di specializzazione in psicoterapia dopo un incontro con Raffaele Morelli nella redazione di Radio24, dove entrambi siamo spesso ospiti della giornalista Nicoletta Carbone: “Dovresti diventare psicoterapeuta, è ciò che ti manca: devi andare lì”. Sono state le parole di Raffaele, che hanno sancito il cambiamento necessario e chiarito le mie idee sul prossimo passo da fare. Non era la prima volta che qualcuno mi indicava la via dopo pochi minuti di conoscenza reciproca: era accaduto con Umberto Veronesi tanti anni prima, al primo incontro nel corridoio della Senologia dell’Istituto Europeo di Oncologia. “Tu devi scrivere, hai questo dono: vieni a lavorare con me in Direzione Scientifica”. Ormai non mi chiedo più come mai accadano queste cose: le seguo e sono sempre le scelte migliori.

Quanto conta l’aspetto psicologico in un percorso di guarigione?

Psiche e corpo sono così integrati da essere considerati una realtà unica: chiamiamola PsicoSoma. La scuola di psicoterapia a indirizzo psicosomatico di Riza, dove mi sono specializzata, chiarisce molto bene che i fenomeni fisici e quelli psichici siano legati da una sincronicità junghiana: non possiamo stabilire cosa venga prima e cosa dopo, ma sappiamo fortemente che una persona che manifesta un disagio fisico ha anche fenomeni psichici da osservare, in un linguaggio simbolico fondamentale per avviarsi sulla strada della vera cura. Per questo penso che essere medico psicoterapeuta sia il coronamento della mia ricerca: nessuna delle due visioni, medica e psicoterapetica, può mancare. La mia ispiratrice, Ildegarda da Bingen, affermava che non fosse possibile guarire definitivamente un corpo senza un lavoro di guarigione spirituale, con la conversione delle debolezze interiori in punti di forza: parliamo di una monaca di clausura dell’anno Mille, che diceva ciò che si apprende dalle discipline di cura di tutto il Mondo da molti secoli. Attualmente le neuroscienze stanno scoprendo (sorpresa!) che il corpo influenza molto la mente e viceversa, in un ciclo continuo di illuminazione e oblio: ri-scopriamo e ritorniamo alle antiche saggezze terapeutiche. Ogni passo avanti ci fa credere di avere dissotterrato un diamante che nessuno aveva mai visto, per poi renderci conto che stiamo ripercorrendo vie che altre culture e altre epoche avevano già praticato.

Quanto all’importanza dell’aspetto psichico nella guarigione fisica: un medico che non consideri la psiche e guardi solo al corpo fa le cose a metà e non può sperare di ottenere risultati duraturi.  

Si può imparare a dialogare con la malattia?

Si può e si fa. La malattia è un disagio che arriva per motivi difficilissimi da intuire, ma con un linguaggio simbolico che volendo si può decifrare. L’errore più grosso è credere che si possa spiegare razionalmente perché una persona si sia ammalata: la mente razionale non lo sa, mentirà quando la interrogheremo su questo. È come pretendere di spiegare l’ansia: cerchiamo le sue ragioni con le facoltà intellettive sbagliate e non la risolviamo. La malattia rompe un equilibrio globale: siamo esseri ricchissimi di segnali interni, nessuna malattia può riguardare solo un organo o una parte di organo; il disagio diventa dell’intero sistema, e allora un percorso di lavoro interiore che adotta il linguaggio simbolico e immaginale può contribuire al percorso di cura. La psicosomatica non è banalmente il ragionamento: “questo sintomo deriva dalla psiche”. E’ tutt’altra cosa: è la capacità di leggere i simboli degli organi, degli apparati, delle emozioni, dei pensieri, dei loro disagi, facendoli parlare tra loro. Mi aiuta molto nel dialogo con le malattie avere seguito un percorso ormai molto lungo di approfondimento delle medicine non convenzionali: approcci sciamanici e afro-americani, medicina vibrazionale e “healing touch”. Intuire, sentire, vedere con le facoltà interiori: sono doti che si acquisiscono e aiutano ad accompagnare i pazienti nel viaggio dentro se stessi.

In alcuni centri di eccellenza stranieri sciamane e sciamani insegnano ai pazienti come contattare le cellule malate per parlare con loro: è una forma di contatto interno preziosa per un’interazione di autoguarigione e potenziamento della sensibilità alle cure. In psicoterapia ormai i colloqui si integrano con tecniche che spostano su altri piani: meditazioni, visualizzazioni, rilassamenti immaginativi, arte-terapia, uso dei suoni e delle frequenze vocali riescono a fare accedere a stati mentali differenti, con intuizioni preziosissime.

In che modo la malattia ci parla?

A volte ci ferma, altre volte colpisce in organi o apparati altamente simbolici: ci costringe a uno sguardo differente. “A cosa ti serve questa malattia?”: questa domanda in occidente sembra offensiva perché viene male interpretata, come se fosse una colpevolizzazione, ma in oriente non stupisce e anzi avvia nel cammino delle terapie. A cosa serve una malattia? Molti direbbero: a niente. E’ chiaro che sia molto meglio evitarla, ma se arriva non è casuale: affiancare alle cure mediche un cammino psicoterapeutico dovrebbe rappresentare la norma, per accogliere i segnali del sistema corpo-mente (PsicoSoma) e riconvertire il processo patologico in una guarigione profonda. Alcuni eventi determinano emotività fortissime, che a volte non vengono riconosciute e vissute in pieno e si bloccano nel sistema psicofisico: a lungo andare questi rallentamenti del normale flusso dell’energia vitale possono generare disagi e malattie.

Le parole sono armi o balsami, quelle che escono dalla bocca di un medico hanno un peso enorme. Come devono essere usate?

Con la consapevolezza che siano strumenti di cura esattamente come il bisturi, i farmaci, le radiazioni ionizzanti. Non sto esagerando: la potenza delle parole non ha niente di inferiore rispetto a un farmaco. La formazione medica e infermieristica dovrebbe prevedere un lavoro molto profondo sulla conoscenza degli effetti psicofisici delle parole. “Parola dal sen fuggita / più richiamar non vale” (Metastasio): nella mia attività psicoterapeutica constato ogni giorno quanti danni si creino anche a grande distanza di tempo a causa di parole dette male, senza consapevolezza. Le parole possono curare, così come i giusti silenzi che andrebbero appresi nella formazione medica: lo spazio del silenzio è creativo e non distruttivo, a patto che sia gestito con forma e saggezza.

Non riguarda solo terapeute e terapeuti: nella vita di tutti i giorni dovremmo parlare solo con la consapevolezza che nessuna parola cadrà nel nulla, quindi potremo provocare reazioni costruttive oppure distruttive; usare le parole ispirate dal cuore e dalla mente tra loro concordi è la via migliore.

Nei tuoi libri centrale è l’amore nelle sue tante declinazioni… perché?

Perché è la più alta energia creatrice, la massima energia di cura. È una vibrazione energetica, uno stato del corpo e della mente, un’attività tangibile che si sprigiona in ogni contesto e permette di realizzare se stesse/i in salute e in pienezza. L’amore genera, guarisce, stimola, ispira. Non esiste ambito dell’esistenza umana in cui l’amore non sia l’energia sottesa, centrale ed essenziale. Facciamo tutto per qualche forma di amore, anche quando usiamo altre parole per definire la forza che ci spinge. L’amore è il motivo primo e ultimo per le nostre azioni.

Ti occupi sempre più spesso di pazienti donne che segui da molti punti di vista come mai?

L’attività di senologa giocoforza mette in contatto principalmente con donne (nel novanta per cento dei casi), ma questa è solo una spiegazione parziale. Andando avanti nella ricerca della Via della Cura ho capito che l’energia femminile ha aspetti peculiari e preziosissimi che andrebbero valorizzati sempre di più, anche per raddrizzare la società e l’economia. È il tempo giusto per riconoscere che le donne hanno le risorse segrete per aiutare l’umanità ad affrontare le tante crisi che coinvolgono tutti. Il punto è che non tutte le donne sono preparate a vedersi e a vedere le altre donne, a costituire gruppi virtuosi e a sprigionare il potere salvifico dell’energia femminile: troppi secoli di condizionamento, troppe insicurezze generate dall’educazione e dal sistema. L’insicurezza è una ferita insidiosissima che si nasconde nella psiche di una moltitudine di donne, anche di quelle che apparentemente sono realizzate e pienamente autonome: fa parte di un bagaglio innato che va modificato con tenacia e consapevolezza. In psicoterapia vedo donne preparate e capaci che si sentono dire da colleghi uomini o da mariti e compagni: “Ti proteggo io, tu hai questi difetti caratteriali. Lascia che ti guidi”. Nella maggioranza dei casi si tratta di manipolazione, della paura maschile verso quelle donne che palesemente sarebbero destinate a superarli.

Allora più donne ci sono che si dedicano al risveglio femminile, senza mascolinizzazioni ruggenti che mimano la leadership maschile, più ci avviciniamo a una condizione di salute sociale e di cooperazione paritaria con gli uomini. La salute delle donne è la salute del mondo, e non alludo solo alla facoltà generatrice che ovviamente è la base per la continuità degli esseri umani: nella donna esiste il nucleo energetico dell’accoglienza, della leadership, della pace, della creatività. Le donne sono molto più pronte a guardarsi dentro e a lavorare su di sé rispetto agli uomini, ad ambire a posizioni di leadership scavando a fondo nei propri blocchi emotivi e nelle risorse creative / talenti da spalancare.

Di recente ho assistito a un’intervista fatta a Lilli Gruber da un giovane giornalista, che a un certo punto le ha chiesto come mai non abbia avuto figli: mi sarei alzata per protestare. Nell’ambito di un discorso interessantissimo che stava arricchendo chiunque fosse in ascolto che interesse poteva avere scrutare nella vita di una donna chiedendo come mai non abbia espletato alla funzione considerata da tanti come unica e primaria, cioè avere figli? Avete mai sentito porre la medesima domanda a un uomo? Ecco, potreste pensare che si tratti di sottigliezze ma non è così: è una cultura che chiede a tutte le donne consapevoli di tirare fuori la propria energia sana e di uscire dagli spazi di condizionamento che ancora esistono.

Nella tua pratica clinica trova spazio anche la medicina integrata, quando ne hai avvertito la necessità?

Difficile dirlo. Ho sempre sentito che la medicina sia qualcosa di molto ampio e globale e che sia stupido settorializzare troppo escludendo rimedi che da secoli dimostrano la propria efficacia. Prendersi cura delle persone e di se stesse/i significa aprire e scrutare, fare emergere risorse e risposte uniche per ritrovare un equilibrio. Uso molto il “tocco che cura”, avendo approfondito Reiki e Reconnective Healing, ma anche la floriterapia e la medicina di Ildegarda da Bingen. Credo che ogni persona manifesti i propri disagi in molti modi, con un linguaggio visuale e simbolico potente: cogliere ciò che arriva e riconvertire in strumenti di cura sono i passaggi essenziali. Uno degli approcci più forti nella cura è afro-americano: lo Spirito esiste ancora in questi rimedi, in questa cultura, e agisce con un’energia vibratoria notevole. La saggezza di altre culture e di altre epoche non andrebbe mai sminuita o dimenticata: la scienza e la medicina sono cicliche, ritornano sempre a un nucleo condiviso unico e uguale, che differisce solo per i termini che si usano nel definirlo.

Per restare vicini a noi, sappiamo che la natura ha il potere di curare: lo sa il nostro cuore, lo sa l’istinto, lo sanno le tradizioni. Si tratta di integrare senza separare, di studiare il modo migliore per fare coesistere tutte le cure possibili senza che si mettano a litigare tra loro o si annullino a vicenda.

Da professionista attenta sperimenti, ricerchi, studi e sulla tua strada si è affacciata anche Santa Ildegarda com’è stato questo incontro, cosa ti ha lasciato?

Mi sono iscritta al Master sulla medicina Ildegardiana, tanto per non perdere l’abitudine a studiare. Ildegarda è lo spirito che mi guida, l’ispirazione, la voce profonda che suggerisce e sorregge: ho parlato del nostro riconoscimento reciproco nella prefazione del libro “Perché ci sia Luce” di Alessandro Stani (Mondadori), ma so che la voce di Ildegarda è sempre stata con me e ha atteso il momento giusto perché io potessi iniziare a comprendere come ascoltarla.

Ti occupi anche di formazione quando hai sentito questa vocazione? Quali percorsi proponi? A chi sono rivolti?

Parlare alla gente è una caratteristica innata, potentissima. È un bisogno che uno dei miei maestri, Alejandro Jodorowsky, riconobbe in me all’istante. Insegnare, aiutare le persone (in particolare le donne) a vedersi e ritrovarsi, a tirare fuori i propri talenti e ad amarsi: credo di essere nata anche per questo. Organizzo seminari sulla leadership femminile e sulla scoperta di sé, sulle emozioni e sui blocchi e i potenziamenti possibili per progredire nella vita professionale. In particolare, mi gratifica molto sapere che i miei seminari sulla leadership siano considerati unici e differenti rispetto alla media delle esperienze analoghe: conoscere le emozioni e usare le tecniche più efficaci per esplorare l’inconscio, non limitandosi a imparare nozioni da incollarsi nella mente e usare al bisogno, fa sì che la leadership sia solida e pronta a resistere alle peggiori crisi. Le emozioni fanno lo sgambetto, se non sappiamo come entrare nel nostro misterioso inconscio. 

Da poco è uscito Parlami d’amore, le parole e i silenzi per dirlo in cui abbandoni lo pseudonimo a favore del tuo nome completo come mai?

Mi chiamo Giovanna Maria Gatti, e il cognome da sposata è Luini. Amo tutti questi nomi e per anni ho firmato i miei libri con MariaGiovanna Luini. Poi ho capito che lavorando con le donne e cooperando con loro per l’emergere dell’energia femminile nella sua essenza devo e voglio mostrarmi con il mio cognome di nascita. Sono molo fiera del cognome Luini perché è quello di Alberto, un uomo che stimo più di chiunque altro e l’uomo della mia vita, però ho deciso di adottare il cognome Gatti per dire alle donne che incontro che andiamo bene così, non abbiamo bisogno di farci riconoscere per il matrimonio che abbiamo. Sarò sempre anche Luini, qualunque cosa accada, ma nella dimensione di donna e terapeuta, comunicatrice dedicata principalmente alle donne, voglio incarnare la preziosità di ciò che si è, nella nuda forma nativa. C’è chi mi appoggia moltissimo e chi no: in particolare, gli editori e le editrici paiono perplessi perché temono che il nome non sia riconosciuto e calino le vendite. Sinceramente penso che valga la pena insistere: so che le donne capiranno. E anche molti uomini.

Visiti, ascolti, scrivi, formi, registri podcast, approfondisci sempre… quale il tuo canale preferito?

La scrittura è un bisogno naturale, mi solleva da ogni pensiero e preoccupazione: amo scrivere da quando avevo tre anni. Libri, articoli, post nei miei blog, riflessioni… Ma credo di essere nata anche per parlare alla gente usando la mia voce. I teatri sono la dimensione che adoro: essere in un teatro e interagire con le persone che ascoltano e chiedono, testimoniano e contribuiscono. Il mio sogno è potere parlare con tantissima gente nei teatri: è un sogno che già si realizza abbastanza spesso, mi dona un’energia vitale pazzesca e risana da ogni disagio. Si crea un’egregora , un’energia curativa che stimola la fiamma vitale. Il podcast Terapie Olistiche è stato una proposta della mia amica Viky Manaila, che ho accolto e apprezzo ogni giorno di più: so che moltissima gente lo segue e sono grata per questo. Preparo ogni puntata in modo meticoloso e trovo gli spunti dagli incontri che ho nella vita professionale e personale, dando anche la parola a persone che portano luce e riflessioni positive alla gente. Mi appassiona: so che le meditazioni guidate e i pezzi sulla psicosomatica sono ascoltati da migliaia di utenti, e ringrazio di cuore per questo.

Credo che la comunicazione sia la forma di cura che ho sempre cercato, nata con me. La parola, in ogni sua forma.

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Il libro si trova:

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https://books.apple.com/it/book/parlami-damore/id6498717386

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Giovanna M Gatti https://www.lafeltrinelli.it/parlami-d-amore-parole-silenzi-libro-giovanna-maria-gatti/e/9788868995225

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