Il Decreto Agricoltura di cui oggi è finalmente noto il testo che va in Parlamento, arriva come un “cavolo a merenda” rispetto alle politiche energetiche che proprio in questo momento il Governo stesso sta mettendo a punto e che, pur con tante contraddizioni, prevedono comunque la crescita esponenziale delle fonti pulite e rinnovabili. La disposizione dell’articolo 5, se approvato, rappresenterebbe un drammatico freno allo sviluppo delle rinnovabili in Italia e segnerebbe il clamoroso fallimento di tutte le politiche di pianificazione e razionalizzazione normativa per le rinnovabili, portando un danno anche agli stessi agricoltori.
L’articolo in questione, in un confuso e mal articolato groviglio di parole, vieta di fatto l’installazione di impianti fotovoltaici a terra in aree agricole, persino in aree che precedentemente venivano qualificate come “aree idonee”, come le aree dei siti oggetto di bonifica. Le pochissime e mal articolate eccezioni contemplate non valgono sicuramente a giustificare il gravissimo pregiudizio che il decreto impone.
Il WWF ritiene, invece, che fotovoltaico e agricoltura possono trovare equilibri vantaggiosi anche per gli stessi agricoltori, che con il Decreto Agricoltura si vedono definitivamente privati anche del diritto di poter scegliere cosa fare delle proprie terre, a vantaggio di chi gestisce come intermediario (remunerato) i proventi della PAC. Il divieto assoluto di realizzazione di impianti fotovoltaici a terra riduce, infatti, la possibilità delle aziende agricole di diversificare le proprie fonti di reddito, riducendo la loro multifunzionalità e rendendole così meno resilienti alle riduzioni del reddito da produzioni agricole per effetto dei cambiamenti climatici e all’instabilità dei prezzi dettati dalle borse internazionali, suscettibili di speculazioni finanziarie. Inoltre, con le tecniche adeguate, l’istallazione di impianti fotovoltaici a terra non comporta consumo di suolo, tantomeno irreversibile, come avviene invece con le infrastrutture e l’urbanizzazione. In questa prospettiva, è paradossale che si vieti il fotovoltaico a terra, mentre la Legge sul consumo di suolo resta nei cassetti, nel disinteresse del Governo e del Parlamento.
Il WWF ricorda che il Governo che è chiamato ad approvare entro giugno 2024 il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, dove si è già impegnato, nella prima versione condivisa con la Commissione, a semplificare l’iter autorizzativo per le rinnovabili e a quadruplicare entro il 2030 l’obiettivo di crescita della potenza FER derivante da fonte solare (79.921 MW al 2030, rispetto ai 21.650 MW installati nel 2020). Come evidenziato da Elettricità Futura, per raggiungere il target sottoscritto dall’Italia al G7 di triplicare le rinnovabili (installare nuovi 140 GW), servirebbe meno dell’1% dei terreni agricoli (evitando a ragione le aree agricole di pregio), ma senza aree agricole gli stessi obiettivi di decarbonizzazione vengono messi gravemente a rischio. Il Governo ha ora la responsabilità di spiegare, alla Commissione, alla società civile e a tutti gli stakeholder come intenda raggiungere tali obiettivi nell’attuale stallo degli iter autorizzativi e senza ricorrere ai terreni agricoli, neppure dove si potrebbe e sarebbe vantaggioso per gli stessi agricoltori. Viene il sospetto che in realtà si voglia lasciare spazio ai soliti combustibili fossili e ai biocarburanti non sostenibili, per non parlare delle inutili fantasie nucleari.
In questa prospettiva, il comparto industriale rinnovabile, più di 40 miliardi di euro di investimenti programmati in Italia da imprese italiane e straniere, avrebbe avuto urgente bisogno di segnali politici chiari, capaci di tracciare un sicuro percorso per le rinnovabili da qui al 2030 e poi al 2050. Chi risponderà delle perdite economiche quando gli investitori si tireranno indietro, in un quadro normativo sempre più oscuro e meno conveniente per le rinnovabili? A essere penalizzato sarà tutto il sistema-Paese, considerati gli ingenti danni che produrrebbe all’economia italiana, al processo di transizione energetica e agli stessi agricoltori.
Vista la drammatica situazione in corso, il WWF lancia un appello a tutte e tutti i parlamentari, di tutte le forze politiche, affinché prendano seriamente in considerazione i rischi a cui espone il Decreto Agricoltura su tutta una serie di aspetti affinché pongano rimedio in fase di conversione in legge, eliminando l’articolo 5 e tutte le altre disposizioni già oggetto di critiche a più livelli.