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“Non e’ vero ma ci credo” con Enzo Decaro al Manzoni di Milano

“Non è vero ma ci credo” con Enzo Decaro. Questa commedia scritta nel 1942 da Peppino De Filippo sarà in scena dal 3 al 5 maggio prossimi al Teatro Manzoni di Milano

Leggendo il comunicato stampa di presentazione della commedia mi ha colpito molto l’introduzione del regista Leo Muscato. Il racconto che lui fa nelle note di regia di come è nato lo spettacolo così intenso e pieno di gratitudine nei confronti di Luigi De Filippo, figlio di Peppino, mi ha suscitato enorme tenerezza!!

Grafica Divina

Muscato racconta infatti che con questo lavoro è iniziata la sua carriera di regista e che fu proprio Luigi a “prenderlo a bottega” nella  sua compagnia e dargli fiducia quando lui  non conosceva assolutamente nulla del mestiere.

Questa sua premessa, per uno come me che ha sempre amato il mondo del teatro, mi ha letteralmente riportato indietro nel tempo, quando le modalità e gli strumenti con cui si faceva teatro erano ben diversi! Le vecchie Tournée  duravano mesi e le repliche dello stesso spettacolo arrivavano ad essere ben 200 per stagione. Bene il nostro regista con Luigi De Filippo ha vissuto proprio questa meravigliosa avventura che ora rivive con enorme gratitudine perché a lui deve tutti gli insegnamenti a partire da come si sta sul palcoscenico.

 “Rimasi con lui per due stagioni”!!

Il racconto continua, ed è bene proseguire nel racconto perché bisogna sapere che dal momento in cui Muscato lascia la Compagnia e parte per Milano per seguire un corso di regia al momento successivo in cui ritrova Luigi De Filippo passano ben Ventidue anni;  un incontro avvenuto pochi mesi prima della morte di Luigi. Quanto teatro fatto da entrambi!!  Due carriere  parallele. Eppure Luigi ricordando i trascorsi chiede a Muscato di pensare ad un progetto insieme. Mille progetti, nessuno si realizzò. Non ci fu il tempo, Luigi purtroppo se n’e andò presto.

A Muscato è rimasto il desiderio di realizzare questo progetto: il bisogno di ringraziare Luigi e dimostrare tutta la sua gratitudine, tutto l’affetto nei confronti del suo grande maestro; un maestro del teatro italiano. Ecco che il pensiero torna là dove tutto è partito: ” Non è vero ma ci credo”! Questo spettacolo è un omaggio a Luigi attraverso quello che per lui  fu il suo primo lavoro!

Una bellissima storia che merita di essere raccontata per introdurre questa commedia che purtroppo resterà in scena per pochissimo tempo!  Ed è uno dei classici della storia del Teatro Napoletano; del nostro  teatro!

Enzo Decaro,  è il protagonista, una carriera televisiva, cinematografica, teatrale di tutto rispetto (la smorfia con Troisi, Arena- Provaci ancora prof. con Veronica Pivetti- La mia casa è piena di specchi  con Sophia Loren- L’amore strappato con Sabrina Ferilli) e..tanto altro. Lui sarà l’avaro imprenditore Gervasio Savastano che vive con l’incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è un inferno che si ripercuote su chiunque, familiare o non che abbia a che fare con lui. Ovunque segni funesti! Sembra una tragedia, ma in realtà siamo in piena comicità. E’ una commedia che fa morire dal ridere. Si perché ad un certo punto ci sarà una “gobba” (segno positivo), che genererà eventi paradossali ed esilaranti dove il nostro protagonista sarà al centro di tutta la vicenda. L’unica variante di questo spettacolo è l’ambientazione, il momento storico rispetto a quello di Peppino (anni trenta) e Luigi (anni cinquanta circa). Qui siamo negli anni ottanta. Ma nulla cambia nello spirito e nella mente del nostro protagonista.

È uno spettacolo che sembra riscuotere un grande successo visto che sta girando l’Italia da qualche stagione.

Decaro non è solo. Questo pilastro del Teatro Napoletano vede anche la partecipazione di attori altrettanto bravi come: Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo e Ingrid Sansone.

Vista la breve permanenza, questa volta è davvero da non perdere. Con Non è vero ma ci credo il divertimento poi è assicurato.

Articolo di: Ugo Negrini

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