In libreria Back to Amy la storia di Amy Winehouse l’omaggio di Daria Cadalt alla grande cantante britannica del R&B/soul Amy Winehouse Edizioni Il Castello Collana Chinaski Edizioni. Ecco cosa ci ha raccontato!
- Amy Winehouse: grande artista, donna fragile. Come è nato il tuo desiderio di parlarne?
Sicuramente la fragilità – che poi definirei sensibilità – è uno degli aspetti che più mi hanno intrigata di lei. Elemento che, messo assieme ad un talento fuori dal comune, vanno a creare quel connubio perfetto che è difficile non provare a scriverne.
Nel caso di Amy poi, nel corso degli anni, ho avuto modo di documentarmi molto, un po’ per lavoro e un po’ per mia curiosità personale. E confrontando tutti i testi ho scoperto che le diverse versioni raccontate da chi la conosceva, molto spesso non combaciavano. Per questo, con tutte le informazioni a mia disposizione, ho cercato di delineare un profilo dell’artista e della donna che fosse quanto più possibile “verosimile”.
- Una donna che racconta una donna: forse un personaggio come Amy aveva bisogno di una scrittrice per tirarne fuori tutte le sfumature?
Questo non saprei dirlo. Sicuramente il fatto di essere coetanee e di aver vissuto tantissime esperienze analoghe come le continue battaglie con la bilancia, l’abilità nell’infilarsi in storie d’amore sbagliate e la tendenza all’auto-sabotaggio, hanno fatto sì che io la sentissi molto vicina a me. Come fosse una mia cara amica o mia sorella.
- In realtà Amy è stata una donna la cui immagine pubblica è stata ampiamente travolta dal gossip, non credi? Un po’ come Lady D…
Assolutamente si. C’è stato un periodo, ed io lo ricordo perfettamente, che i media non facevano altro che puntare i fari sui comportamenti di Amy.
Ne erano come ossessionati, esattamente come con Lady D. nel decennio precedente. E questo, naturalmente, non l’ha aiutata ne ad essere percepita come la grande artista che era, ne a riportarla sulla retta via.
Non che si possano considerare responsabili tout court della sua fine, sia ben chiaro: una come Amy non si poteva certo contenere con qualche strigliata d’orecchie! Ma l’avessero lasciata un po’ stare, forse avrebbe avuto modo di riflettere davvero su come gestire la sua vita.
- Tu hai anche tradotto ai suoi tempi la testimonianza di Georgette Civil, madre di Blake, il grande amore di Amy. Due punti di vista molto differenti…
Georgette Civil ha un approccio molto materno a tutta la faccenda, quasi come fosse la suocera perfetta ed Amy la sua figlia acquisita. In realtà anche qui non si capisce dove si trovi la verità, perché Mitch Winehouse nel suo libro sostiene esattamente il suo contrario. Io ho cercato di dare una lettura super partes, indagando su tutti quegli aspetti che esulano dal tentativo di volerne uscire a tutti i costi “puliti”. Perché tutti loro, a mio modo di vedere, hanno una buona parte di responsabilità in quello che è accaduto ad Amy…
- Secondo te c’è un vero cattivo in questa sua storia drammatica?
Più che chiedersi se ci sia un vero cattivo c’è da domandarsi se ci sia davvero un buono in tutta questa storia! Tutti, chi più chi meno, hanno tentato di cavalcare il successo di questa giovane e talentuosa ragazza, a partire dal suo stesso padre. Chi non lo ha fatto l’ha assecondata, anche quando aveva palesemente bisogno di aiuto, e lo ha fatto solo per tornaconto personale. Amy era circondata da un entourage che contava decine e decine di persone, nonostante questo è salita sul palco in condizioni pietose più e più volte. Non riesco a credere che non vi sia stato qualcuno ad averlo impedito.
- Nuovi progetti editoriali per il futuro?
Certamente continuerò a scrivere per Vanilla Magazine, una realtà di divulgazione storica e culturale che conta oltre 1 milione di follower tra sito Internet e canale YouTube. Per quanto riguarda i progetti editoriali, posso solo dire che qualcosa già bolle in pentola. Ma per scaramanzia preferisco non parlarne ancora