A Tavola con gli archetipi in libreria! Roberto Calcaterra è medico Gastroenterologo ed Omeopata che da anni, oltre venti, si occupa di intolleranze alimentari e di come queste condizionano la nostra alimentazione, la nostra vita sociale e soprattutto la nostra felicità.
Il libro – ha dichiarato- è il frutto dell’ascolto dei pazienti trattati negli anni.
Sottotitolo di “A tavola con gli archetipi” è: relazione tra i dodici archetipi e il cibo. E lui così li descrive: ” I dodici archetipi sono all’interno di noi, protagonisti del nostro divenire, nascosti nei meandri della mente, nei circuiti del nostro encefalo e agiscono in ogni momento e in ogni situazione”. Al riguardo credo sia verosimile il riferimento alla teoria di Carl Gustav Jung riguardante i dodici archetipi. Nella fattispecie l’abbinamento è con il cibo.
A tavola con gli archetipi
Secondo Jung i dodici archetipi sono:il saggio, l’innocente, l’esploratore, il sovrano, il creatore, l’angelo custode, il mago, l’eroe, il ribelle, l’amante, il giullare e l’orfano. Dodici modelli da osservare, con cui confrontarsi, con cui interagire senza mai dimenticare e sforzandosi di capire che tutti hanno in comune la necessità di un unico e fondamentale “alimento” cioè l’amore. “Gli archetipi – continua Calcaterra- sono i modelli più antichi e profondi del funzionamento psichico. Sono le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Sono le ombre universali dell’inconscio collettivo”.
Calcaterra fa una breve descrizione esemplificativa di un primo archetipo: L’innocente. Tratto ovviamente dal racconto di una paziente:
Sono Alessia, vivo in una famiglia in apparenza perfetta. Non manca nulla né a me né a mio fratello, soprattutto a livello economico. In realtà le figure dei miei genitori, entrambi professionisti noti e affermati, fin da quando ho ricordo sono state, potrei dire, evanescenti. Posso tranquillamente affermare che è stata la mia adorata tata, che vive ancora con noi occupandosi della casa, visto che noi ragazzi siamo più che adolescenti, a occuparsi della mia crescita. È una cuoca eccezionale, da buona emiliana cucina meravigliosamente, e io mangio, mangio tanto, per ricompensarla e forse per ricompensarmi.
A volte mangio tanto da dover vomitare, solo così il mal di testa che mi perseguita si placa. E quando vomito Amneris, così si chiama la tata, mi sorregge la testa, me l’accarezza a lungo. Io mi sento bene, quel palmo della mano è così confortante, mi ci posso abbandonare tutta sudata dopo che il mio stomaco si è svuotato. Spesso, a quel punto, chiedo al mio angelo di cucinarmi comunque un piatto che mi piaccia, e il giro di giostra ricomincia. Dimenticavo di dire che sono grassa, molto grassa. ” Il cibo è un premio….
Calcaterra è anche autore di “Malattia, cibo e destino” . Riflessioni e racconti dal cuore di un medico (Edizioni Enea).
Visti i tempi, l’argomento sembra di grande attualità, molto interessante ma soprattutto da non sottovalutare.
Articolo di: Ugo Negrini