Conosciamo meglio Stre e scopriamo qualcosa di più sul suo album Carpe Die
Puoi raccontare di più sul messaggio del titolo dell’album “Carpe Die” e su come sia rappresentato all’interno del disco?
Certo, in modo ironico ho eliminato la “m” finale dalla celebre espressione latina per trasformare la parola “die”: morire in inglese. Dietro a questo titolo, ci sono molte sfaccettature della mia personalità e dei dieci brani inclusi nell’album. Inizialmente, ho voluto creare un gioco di parole tragicomico per presentare una visione contrastante rispetto al concetto di “vivi questo giorno”. Ho la sensazione che questa filosofia, in fondo, limiti la possibilità di “plasmare” il proprio futuro, una restrizione che trovo estremamente limitante.
C’è anche da dire che col tempo, il famoso concetto è stato esasperato e mal interpretato, trasformandosi quasi in un “vivi come se dovessi morire domani”.
Stre si racconta
Il mio obiettivo era anche oppormi a questa esasperazione; io vivo per progetti, obiettivi e sogni. Pur essendo nel presente, la mia mente è costantemente rivolta al futuro. Se dovessi pensare di dover morire domani, perderei completamente la voglia di vivere oggi.
Forse è perché non mi sono mai rassegnato all’idea di accettare la morte, ma desidero lasciare al mondo un “pezzetto” di me mentre sono in vita, attraverso la mia musica (e, tra parentesi, non ho alcuna intenzione di morire domani, è ancora troppo presto).
Il titolo cela anche un altro gioco di parole su “carpe” (cogliere) e “dai” (pronuncia di “die”, ma letto in italiano), invitando a cogliere tutto ciò che la vita offre, indipendentemente da ciò che nel frattempo perdiamo. “Cogli, dai”.
Nell’album, il tema comune in tutte le canzoni è la voglia di vivere nonostante la presenza della morte; il desiderio di continuare a vivere nonostante le cose che, col passare del tempo, andiamo perdendo (amori, amicizie, persone care).
Con questo album, ho cercato di esorcizzare la morte cercando di dare un significato alle cose che non ci sono più, come se la fine delle cose e la sofferenza che ne deriva avessero anch’esse un senso. Addirittura, nella canzone “Il problema non sei tu, sono io”, esaspero questo concetto cantando nel ritornello “abbracciami che sarà bello anche morire”.
Il titolo ha tratto grande ispirazione da “Alzheimer”, una canzone che ha profondamente influenzato la mia vita e il mio stile di scrittura. In quella canzone, esprimevo il desiderio costante di affrontare ogni istante con la freschezza e l’entusiasmo della prima volta, vivendo ogni momento come se fosse un’esperienza totalmente nuova.
Grazie a Stre