Ascendant il nuovo album di Domenico Quaceci. Il vero problema della musica classica è nella mancanza, da parte di molti compositori, di distaccarsi dal passato. L’effetto risultante spesso è quello di un costante tentativo di citare e imitare, senza la minima volontà di rielaborare o di dar vita a qualcosa di più fantasioso e creativo.
Ascoltando l’album Ascendant, di Domenico Quaceci, ho avuto la sensazione che mi leggesse nella mente. La mia critica non si applica alla sua musica, proprio perché in ogni brano di questa raccolta c’è tanto desiderio di spingersi oltre. La base è molto neoclassica, ma c’è qualcosa di più, una serie di commistioni, di melodie e di suoni che aprono una strada verso delle sonorità più moderne, quasi minimaliste. Realizzare questo genere di composizioni rappresenta una dimostrazione di piena padronanza della propria musica
Questa forma mentis, con lo sguardo rivolto al futuro, è ben presente nelle due tracce che vedono delle collaborazioni con altri artisti. Da un lato Lina Gervasi, con il suo theremin, protagonista del brano Embrace. Dall’altro Elliot Tordo, con uno strumento molto esotico, l’erhu, da ascoltare e riascoltare nel brano Ukiyo-e. Così diversi, ma così simili: la scelta di includerli nell’album appare tutt’altro che casuale.
Dopo aver letto queste prime righe potreste essere portati a pensare che è l’aspetto tecnico a dominare nelle singole tracce che compongono l’album Ascendant. La verità è ben diversa. Quaceci, compositore e pianista, ha messo molta attenzione nel realizzare un vero e proprio equilibrio tra tecnica e emozioni. Ogni nota è posizionata al punto giusto per toccare le corde dell’anima di chi ascolta. Ogni brano ha una sua unicità, ma se volessimo cercare un filo conduttore potremmo trovarlo nella nostalgia.
Se dal punto di vista tecnico Quaceci guarda al domani, quando si tratta di sentimenti e sensazioni riscopre la meraviglia di ricordare ciò che è stato. Un obiettivo ambizioso, ma che trovo sia stato centrato in pieno. Ogni brano è perfettamente fruibile nella sua unicità, ma ascoltandoli insieme, uno dopo l’altro così come sono posizionati nell’album, si valorizzano ancora di più.
Ascendant non è semplicemente una raccolta di melodie, ma è un racconto pronto a portarci in una sorta di “altrove” rispetto alla nostra realtà. Il mio consiglio è quello di ritagliarsi del tempo, chiudere gli occhi e premere “play”. L’esperienza rasenta la dimensione onirica, e l’alternarsi di ritmi e sonorità differenti tra di loro rende l’ascolto vivace e tutt’altro che noioso. In un susseguirsi di aperture e chiusure si percorre l’itinerario che va da Fairytale, il brano che dà il via all’album, fino ad After Sunset, che ha il ruolo immaginario e indimenticabile tramonto.
Ascendant ci porta a riscoprire il piacere di ricordare, di dedicare un pensiero a un mondo che ormai è solo nella nostra mente. Ognuno può cogliere ciò che vuole da queste note, interiorizzando la melodia e lasciando che i propri pensieri possano vagare in libertà.
Prima di chiudere voglio ricordarvi che Ascendant è il secondo album di Domenico Quaceci. Sono andato a recuperare il suo primo lavoro, Like an Ocean, e sono rimasto ugualmente stupito dalla sua maturità artistica: decisamente consigliato.
Articolo di: Matilde Alfieri