Vita di un reporter di Victor Simpson in libreria. Un grande giornalista della vecchia scuola della maggior agenzia del mondo racconta la propria vita professionale a contatto con grandi personalità laiche e non. Ma anche il suo privato nella sempre amata Italia dove trascorre quasi mezzo secolo e dove vede uccidere l’adorata figlia dodicenne nell’attentato di Fiumicino del dicembre 1985. Un uomo “di frontiera”, un carattere nutrito dalla vita stessa che è cresciuto con lui procurandogli una sensibilità accentuata, una amabilità particolarmente empatica e una gentilezza al di là dei formalismi. Pubblico e privato, anche drammatico, si fondono nel racconto di Victor Simpson.
Vita di un reporter
«Azzarderei a definirlo un uomo “di frontiera”: tra un carattere e l’altro, in quella zona grigia che riunisce le peculiarità di un territorio (umano) e dell’altro […] Nasce e cresce in una famiglia ebraica e borghese dell’Upper West Side di new York. Ma nessuno di loro è osservante, forse la madre più degli altri, ma comunque: “Mia madre era una professionista come mio padre, non la madre ebrea stereotipata”, ci dice Victor. Quanto a “frontiera” – sociale, culturale e economica – l’Upper West Side degli anni ’40/’50/’60 in cui cresce è un punto di convergenza multietnico, multi religioso e multiculturale – peraltro in progressivo degrado – e lì suo padre fa l’avvocato in cause legate ai diritti civili […] Quando Victor corona il suo sogno e diventa corrispondente estero di AP, nel 1972, oltrepassa e ingloba persino la frontiera tra due continenti e viene inviato, lui di origini ebraiche, a Roma, la capitale del Cattolicesimo. Qui sposa l’amata Daniela, cattolica, che vive, ironia della sorte, ai confini del ghetto ebraico. Ma soprattutto la sua permanenza a Roma lo renderà un esperto vaticanista, in rapporto con quattro Papi. Intensa è la relazione con Giovanni Paolo II, uomo di frontiera per eccellenza, che lo ha gratificato di una particolare forma di familiarità: “Più che influenzata dal mio rapporto con lui, penso che la mia vita ne sia stata estremamente arricchita. Papa Giovanni Paolo ii era semplicemente un grande uomo. Non dobbiamo mai dimenticare il suo contributo decisivo al crollo del comunismo in Europa.”
VICTOR SIMPSON Newyorkese di origini ebraiche, giornalista di lungo corso, già Direttore di Associated Press Italia e membro del Consiglio direttivo della Stampa Estera in Italia. Professionalmente debutta nell’AP del New Jersey negli anni ‘60, coprendo la rivolta che nel ’67 provoca 32 morti neri; l’anno successivo è trasferito a NY e nel ’72 corona il suo sogno: Roma/Italia. Per mezzo secolo ha seguito presidenti e soprattutto papi per cui è riconosciuto esperto vaticanista.