Simone Weil, André Weil L’arte della matematica Adelphi
È il 1940 e André Weil è in carcere per non aver accettato la leva militare, sostenendo che il suo compito fosse quello di occuparsi di matematica. Sua sorella Simone gli scrive più e più volte per convincerlo ad occupare quel tempo sospeso per divulgare ai “profani come lei” quei concetti così complessi che costituiscono il suo interesse.
La risposta inizialmente è lapidaria, “tanto varrebbe spiegare una sinfonia a dei sordi”, eppure André ad un certo punto capitola ed inizia a condividere con l’amata sorella le proprie ricerche e soprattutto il ruolo e l’importanza che rivestono per lui. Il carteggio è a tratti complesso, come se fosse un soliloquio del matematico nello sforzo di elaborare uno di quelli che oggi consideriamo tra i risultati scientifici più brillanti della sua carriera, la dimostrazione dell’ipotesi di Riemann per curve su campi finiti.
Per André la matematica è indiscutibilmente un’arte la cui missione è a ricerca della verità, per Simone le arti sono fatte di una sostanza diversa, per lei la matematica non può appartenervi. E i matematici sono “persone che vanno in giro paragonandosi a giocatori di scacchi”.
L’arte della matematica è uno scrigno che contiene dodici lettere tra cui una minuta, due abbozzi è una mia spedita. Otto sono di Simone Weil quattro di André, uno dei massimi esponenti del Novecento nell’ambito della matematica. Dodici lettere che parlano di scienza, di filosofia, di arte storia, di grandi idee alcune complesse e altre di incredibile semplicità. Ma soprattutto parlano di una donna e di un uomo, una sorella e un fratello, una filosofa e un matematico uniti dalla passione per le cose della vita e dal desiderio di condividere i loro differenti sguardi sul mondo.
Da Leggere L’arte della Matematica di Simone Weil, André Weil Adelphi
Articolo di: Cinzia Ciarmatori