“Minuscola” è il titolo del nuovo album di Isotta in uscita il prossimo 19 maggio. Questo è il nuovo progetto discografico di prossima presentazione dell’artista, mentre in contemporanea sarà in rotazione radiofonica il singolo “Mi Piace il caso”, on line anche in videoclip. E’ un album che come ha affermato Isotta : “Nasce dall’esigenza di esprimere la parte di me che non riuscirei ad esprimere, se non con la musica. Minuscola è una sensazione, minuscoli ci sentiamo nel Mondo, di fronte alle nostre paure, alle insicurezze, al nostro senso di inadeguatezza”.
L’album Minuscola contiene brani come “Mi piace il caso”, appunto, o come “Fin che noia non ci separi” ad esempio, o “Hikikomori”, “Porno Amatoriale” “Un pugno al muro”, “Licantropo” “Fantacalcio” ed altri ; brani che esprimono lo stile definito “Romantic dark” di questa giovane cantautrice.
I titoli citati non sono tutti quelli dei pezzi contenuti nell’album, e sono un po’ figli di “Palla Avvelenata” che è stato forse il singlo più rappresentativo del sentimento di quest’artista. Sono comunque in assoluto la continuità di un progetto iniziato con “Palla avvelenata” appunto, per raccontarsi attraverso la musica ed il suo linguaggio universale.
Raccontarsi, raccontare i propri sentimenti, la propria sofferenza attraverso la musica, denunciare fenomeni come il bullismo, rivivere l’orrore delle angherie subite a causa della maleducazione e della stupidità del cosiddetto “branco” ; angherie che hanno lasciato cicatrici indelebili. Sentimenti in cui ognuno ci si può ritrovare e sentire meno solo.
Con questo “mood” Isotta, anche in questo nuovo lavoro, comunica col suo pubblico, con coloro che vivono esperienze magari anche difficili, partendo da un lavoro di introspezione personale che via via si trasforma in sentimento collettivo di condivisione di esperienze di vita quotidiana così come vissuta da migliaia di persone identiche a lei (magia della muisica!)
Isotta Carapelli, in arte Isotta a me, personalmente, ricorda Dalidà in crete sue espressioni, in certi atteggiamenti; anche un po’ fisicamente in alcune foto, ma principalmente me la ricorda nel modo di esprimersi; lo stesso velo di tristezza; lo stesso fondo di sofferenza….quel modo di interrogarsi, di guardarsi sempre dentro…I testi delle canzoni che denotano grande attenzione, sensibilità, profondità. Uguale!!
Dalidà, forse sconosciuta alle ultime generazioni, è stata una grande cantante; personalità controversa, una vita molto sofferta, è stata una grande interprete di ogni sua canzone. Infatti lei non si limitava solo a cantare; lei interpretava ogni brano muovendo lo sguardo, col viso, con i gesti. Aveva una grande presenza scenica e sapeva catturare il pubblico, una “allure” (come dicono i francesi) che non passava inosservata. Bene tutto questo per dire che Isotta molto mi ricorda di lei. Anche la cover di questo album esprime tutta la sua particolare eleganza!
Non è un caso che Isotta ha iniziato a scrivere canzoni praticamente in età adolescenziale (14 anni) e la sua carriera musicale è gia ricca di riconoscimenti. Nel 2021 si è aggiudicata il premio Bianca d’Aponte riservato alle cantautrici. Il 2022 è stato un anno pieno di riconoscimenti per lei. Raggiunge infatti la finale a Musicultura 2022, conquistando il Premio della Critica “Targa Piero Cesanelli” e il Premio Afi a Musicultura 2022 . Inoltre entra nella cinquina finale per la Targa Tenco “Miglior album d’esordio”.
Sarà un caso, ma Luigi Tenco intrecciò il suo destino con quello di Dalida(?) Io trovo bella questa coincidenza che avvicina Isotta a questi due grandi personaggi della storia della nostra musica!
Va ricordato inoltre che Isotta in questi ultimi mesi, ha aperto i concerti di Madame, di Simona Molinari, di Raphael Gualazzi e Sonohra.
Da ricordare che il 17 maggio prossimo ci sarà un concerto di presentazione live in anteprima di questo progetto musicale presso l’Officina Pasolini di Roma e il 23 maggio presso l’Arci bellezza di Milano. Che dire di più : “In bocca al lupo Isotta”!!
Foto Isotta Credits Andrea Sacchetti
Da ascoltare Minuscola!
Articolo di: Ugo Negrini