In libreria per Giunti editore la Figlia dell’uomo tigre Alla scoperta di un padre perduto di Geia Laconi che racconta in questo esordio la magia della ricerca delle proprie radici. In questa intervista qualcosa in più su di lei e forse anche su di noi.
Geia Laconi il tuo un libro sull’identità sull’appartenenza, quanto e in quali modi non conoscere le proprie radici, la propria storia ci condiziona?
È come essere tutta testa e non avere il corpo, le gambe e i piedi, soprattutto quelli, perché ti radicano nella terra e ti sostengono. Sono nata in Indonesia da madre italiana e padre indonesiano e da piccolissima sono venuta in Italia e cresciuta qua, senza però conoscere la lingua, le abitudini, la cultura indonesiana. Mio padre stesso sembrava aver tagliato con le proprie radici una volta lasciato il suo Paese, un po’ come seguendo il famoso detto: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. A mia madre, che insisteva perché lui ci parlasse in indonesiano, rispondeva che non c’era necessità perché tanto sarei cresciuta italiana. Lui, ovviamente, non sapeva che così facendo, mi avrebbe privata di una parte fondamentale. Per molto tempo non mi sono percepita perché ignoravo una parte importante di me stessa. Mi sentivo trasparente, mi sembrava di mancare di sostanza. Facevo fatica a capire chi ero veramente e a mettere dei confini tra me e gli altri.
Quando e dove si è accesa la scintilla che ti ha portata a voler intraprendere questo percorso narrativo e personale?
È avvenuto quattro anni fa ed è stato come chiudere un cerchio. Con mio marito e i nostri due figli avevamo deciso di trasferirci a Bali, in Indonesia appunto, per far conoscere a loro un’altra parte del pianeta: i vulcani, la giungla, i serpenti, un ambiente internazionale e non per ultimo, tornare nel Paese della mamma e quindi anche di loro.
Vivere in mezzo agli indonesiani, mangiare il cibo locale, respirare quell’aria umida e densa tipica dei tropici, essere pervasa dagli odori delle spezie, della frutta matura, dell’incenso che ogni mattino pervade le strade, ha fatto rivivere la mia altra metà che per troppo tempo avevo relegato nel dimenticatoio, punendola e punendomi.
Proprio questo ritorno alle mie radici ha fatto scattare la scintilla che mi ha portata a rivivere la mia storia e a farla emergere in superficie come un relitto che riaffiora dagli abissi e rivede la luce del sole.
Cosa hai scoperto di te alla fine di questo libro?
Prima di tutto ho capito che c’è una ragione per cui ci succede quel che ci succede in questa vita. Anche le sofferenze più grandi sono una lezione per farci capire qualcosa. Siamo tutti in cammino nel viaggio che è questa vita che ci è stata data e che è preziosa.
La scrittura mi ha fatto percorrere il sentiero di rivisitazione di me stessa, è stato come calarsi nella mia profondità e attingere a una forza e a una saggezza, che neanch’io pensavo esistesse.
Cos’è per te la magia e che ruolo ha nella tua vita?
La mia storia familiare è intrisa di magia, infatti, il mio libro “Figlia dell’uomo tigre” parla proprio della mia discendenza dall’uomo tigre, che è un abitante della giungla che poteva trasformarsi in tigre.
La magia per me era una cosa normale e vera.
Da bambina adoravo le fiabe. Per me era vitale volare con la fantasia in mondi magici popolati da fate, giganti, principi e streghe. In quella dimensione mi sentivo leggera e invincibile. Sentivo che tutto era possibile se solo lo volevo.
Penso che magia e spiritualità vadano di pari passo: entrambe ci aiutano a elevare il nostro spirito.
Quanto possiamo imparare dalla natura?
Ho capito l’importanza della natura grazie a mio marito e ho visto i suoi effetti benefici nei miei figli. Da quando sono nati abbiamo passato moltissimo tempo nella nostra casa in montagna, in un paesino incastonato in una valle. Il giardino di casa è il bosco, dove girano lupi, cinghiali, daini, tassi, volpi e tanti altri animali selvatici. Dalla nostra finestra, che dà sulla valle, come un quadro che cambia, vediamo lo scorrere delle stagioni: il bianco manto invernale, la magia della rinascita verde germoglio, la malinconia dei rossi, arancioni e gialli autunnali e questi sfondi hanno infuso nei nostri due bambini la fiducia di un respiro lento e sicuro, che si ripete e che dà forza e sicurezza.
Con il loro babbo hanno imparato a riconoscere le orme degli animali, a orientarsi nel bosco, a riconoscere i funghi buoni da quelli velenosi.
Sono e sarò sempre grata alla natura, che è stata e ancora lo è, un’insegnante insostituibile nelle nostre vite.
Articolo di Elena Torre
Appuntamenti in libreria con Figlia dell’uomo tigre
Alla scoperta di un padre perduto
LUCCA Venerdì 10 marzo – ore 17:30
Libreria Ubik, Lucca – Via Fillungo, 137
Ne parla con l’autrice Gina Truglio