Home Da conoscere Il bagaglio culturale della grande Napoli

Il bagaglio culturale della grande Napoli

Il bagaglio culturale della grande Napoli

Napoli fra memoria, grande poesia, storie di donne e di uomini e attualità: per meglio entrare nelle pieghe di E tu…la conosci Napoli di Rino Margiasso in scena al Petrolini di Roma dal 17 al 19 febbraio, abbiamo voluto fare qualche domanda proprio al suo autore che ci ha regalato un approfondimento sui grandi temi del teatro e dell’umanità che hanno ispirato questo omaggio alla grande Napoli.

Grafica Divina

Rino Margiasso

Napoli: una Signora d’altri tempi che ci ricorda Sofia Loren, Totò e molti altri: quali sono i riferimenti del suo spettacolo, almeno a grandi linee

I riferimenti nello spettacolo possiamo dire che sono i tre Pilastri della Comicità e della Drammaturgia e non solo napoletane: Totò con le sue poesie che sono un vero atto d’amore verso la città. Basti ricordare brani come Zuoccole tammorre e femmene, ma anche una ben nota poesia come ‘e duje pezziente che dipinge il chiaroscuro del vivere e sopravvivere del napoletano, protagonisti due personaggi che chiedono entrambi l’elemosina, il primo che ha una vera e propria necessità per vivere e l’altro che sfrutta l’apparente stato di indigenza e che invece addirittura è uno strozzino. Sono il racconto de il bianco ed il nero di una condizione sociale vera o apparente, che apre la pagina verso un altro pilastro della storia e cultura Napoletana: Raffaele Viviani. Nel mio spettacolo faccio dei riferimenti espliciti a quella condizione amara di chi come Bambenella ‘e copp’è quartiere pur vivendo la condizione di prostituta subisce violenza ed è disposta a tutto pur di difendere e curare con orgoglio il suo uomo che la protegge, “ nu bello guaglione”; o chi tira a campare vendendo cantando con le voci nei vicoli de ‘A rumba de scugnizzi.

Non ultimo Eduardo, l’incontro mio personale con il Maestro e la sua drammaturgia e l’affezione alla sua canzone preferita Uocchie c’arraggiunate.

Un teatro profondamente intriso di musica: dove inizia la parola e dove prende l’avvio la musica nel teatro napoletano e ovviamente nella sceneggiatura del suo spettacolo

Si apre lo spettacolo con una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi, struggente analisi dell’estasi e della sofferenza d’amore Passione scritta nel 1934 da Libero Bovio.

Da il LA ad apertura sipario, è l’inizio dello spettacolo che sta proprio ad intendere come tutto sarà animato da una passione per la quale più lontani si è dalla propria amata (che può essere anche la stessa città di Napoli), più la si vuole, la si cerca e la si chiama o addirittura la si sogna come nella canzone Te voglio, te penso, te chiammo te veco, te sento, te sonno. Lo spettacolo termina con un tema importante, quello raccontato, musicato e cantato della violenza subita dalle donne e del razzismo, Tammurriata nera, da me riscritta negli anni aggiungendo frammenti di canti popolari nati nel contesto del dopoguerra, di quegli anni che ci sembrano tanto lontani ma che sono, ahimé, più vicini di quanto immaginiamo al quotidiano anche odierno.

Che cosa rimane di imperituro di quella bellissima e potente cultura: cosa secondo lei ritroviamo anche nella nostra quotidianità, ormai segnato indelebile nella carne dei nostri pensieri?

Rimane l’anima del riscatto, la voglia di affermarsi senza imporsi ma dichiarando la propria identità e cultura che contraddistingue il napoletano che, seppur adattandosi alle necessità ed alle circostanze non sempre favorevoli, non rinuncia mai ad essere sé stesso (“nun se venne”), con la sua creatività ed inventiva ed originalità nel pensare e nel creare. Quello di chi coglie l’occasione al volo e dagli avvenimenti della vita quotidiana e come tale sa vedere anche il bicchiere mezzo pieno. Quel napoletano che, ce lo ricorda Viviani, non fa come chi viene sfrutta e se ne và : “Vi quant’è bella Napule pare nu franfellicco: ognuno vene e allicca arronza e se ne va”. Ecco, questo saper prendere la tradizione e farne l’ossatura di un pensiero libero e coraggioso è quanto potentemente rimane di canti poesie teatro e tanto, tanto altro che ritroviamo ancora fra i vicoli di Mamma Napoli.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.