In libreria per Giraldi Editore Come un fiore sul quaderno il nuovo romanzo di Isa Grassano… insieme a lei abbiamo voluto approfondirne alcuni aspetti. Ecc cosa ci samo dette!
Un nuovo romanzo in cui “il passaggio”, la trasformazione, il divenire sembrano essere i veri protagonisti… come si racconta la mutevolezza?
Si racconta attraverso il perdono e attraverso l’amore, perché alla fine l’essenza della vita è sapere trovare ovunque l’occasione di amare e Come scrive Anna di Cagno nella delicata postfazione: “E per riuscirci la sfida più difficile è rispettare un patto di fiducia con il mondo che, dopo averci messo alla prova, saprà ricompensarci, se davvero ci crediamo”.
Che ruolo e peso ha la nostalgia in questo romanzo?
Diciamo che ha un peso importante. Nostalgia degli anni Ottanta che sono stati i migliori di sempre, anche per chi non li ha vissuti. Nostalgia per i giochi dell’epoca, come Nomi, cose e città con cui inizia il romanzo, ma anche per tutti gli oggetti dal telefono grigio a disco, alle gommine profumate, passando per le lunghe lettere scritte a mano. Scrivo “Quanto avrei voluto che tornassero di moda le missive degli anni Ottanta, con tutto l’amore che c’era dentro una grafia, spesso indecifrabile, e l’emozione dell’attesa”. Ancora nostalgia per i luoghi di origine che siamo costretti a lasciare e che è più forte quanto più siamo lontani. Nostalgia dei ricordi, del passato. E anche nostalgia di certi “piatti della memoria”. Quelli che hanno un’anima e sono legati a ricette ereditate dalle nonne, dalle zie, dalle comari. Insomma, piatti capaci di far rivivere, nei sapori e nei profumi, le persone che in qualche modo li hanno preparati un tempo per noi, anche se non ci sono più.
La protagonista Speranza incarna molte delle sfide più importanti, dove trova le sue risorse?
Nella voglia di riscatto, di emergere, e soprattutto in una continua competizione con sua sorella Rosa.
Quanto le radici sono nutrimento e quanto legame?
Le radici sono nutrimento e legame, non dimentico mai da dove vengo, se ho bisogno di ricaricarmi torno nella mia Basilicata. Ma talvolta le radici possono essere anche peso, quando non si riesce a staccarsi del tutto.
Quanto liberamente è tratto dalla tua storia personale?
Il punto di partenza è ispirato alla mia infanzia e poi qua e là ho romanzato alcuni episodi dei miei dieci anni. Dal rito della decorazione dell’albero di Natale, ai pomeriggi trascorsi in chiesa, dalla volta che stavo annegando alla prima volta che vidi atterrare un elicottero nel campo sportivo.
Ci dici qualcosa sulla copertina?
È un collage di un fiore realizzato, dall’artista Alessandra Montanari, con pagine vere di quaderni delle mie elementari, di quarta e quinta. A significare che anche nella vita, occorre comporre un collage in cui il tempo, le persone, le stesse illusioni che ci hanno guidato o a tratti scoraggiato, si ricompongano in un’armonia. E se si legge attentamente, al centro, si riconosce la scritta tratta da un mio tema: “Mi chiamo Grassano Isabella, ho gli occhi castani e i capelli biondi, sono di statura un metro e 26, etc”, in un petalo, la descrizione: “ho un carattere vivace” e in un altro la data 1982.