I fiumi e il dono
Si intitola “Il Dono”, il primo singolo de “I Fiumi”, band costituita Sarah Stride (voce e testi), Xabier Iriondo (chitarra elettrica), Andrea Lombardini (basso elettrico) e Diego Galeri (batteria). Tutti provenienti da importanti esperienze musicali (Timoria, Afterhours, Buñuel, Ivano Fossati, Howie B, La Crus, Aldo Nove, per citarne solo alcuni), ora confluite nel nuovo progetto che vedrà la luce nel 2023 con un disco di inediti. Le produzioni dosano il pop-rock con elementi new wave e post-punk. Generi e timbri di impatto accompagnati da una narrazione sempre melodica e poetica. In attesa del disco, è uscito anche il video de “Il Dono” (https://www.youtube.com/watch?v=apLHSEG72eA), con la regia di Geremia Vinattieri, che vuole affermare l’essenzialità della musica, liberata da qualunque sovrastruttura.
“Il Dono” rappresenta un esordio interessante, per una band come la vostra, nata da importanti esperienze precedenti. Come vi siete incontrati e come mai avete scelto di chiamarvi “I Fiumi”?
Diego: L’idea de I Fiumi è nata qualche anno fa dall’esigenza di tornare alle radici. Dal mio punto di vista, dopo anni passati a sperimentare con musica strumentale, avevo voglia di tornare a una formazione classica. Ne ho parlato con Andrea con cui, in quel periodo, stavo collaborando per alcuni concerti. Chiamare Xabier è stato il passo successivo. Da subito l’intesa è stata fluida. Sarah è arrivata in un secondo momento e ha dato una svolta decisiva ai brani. In mezzo ci sono stati i due anni di delirio che tutti conosciamo e altri eventi (uno bellissimo) che hanno in qualche modo rallentato il lavoro. Ma abbiamo gestito con pazienza e determinazione tutte le situazioni e ora, finalmente, siamo usciti allo scoperto. I Fiumi è un tributo alla celebre poesia di Ungaretti, la nostra storia e la nostra cultura italica, le nostre esperienze, noi come quattro corsi d’acqua che confluiscono in un unico grande fiume in piena.
Come sarà il disco in uscita? Quali sono i vostri riferimenti musicali?
Diego: il disco conterrà dieci tracce inedite e uscirà in vinile, cd e digitale. I riferimenti musicali sono tanti e anche molto diversi tra loro. Facciamo e viviamo la musica da tanti anni, ognuno di noi ha sviluppato un proprio stile musicale personale. Nei Fiumi confluiscono le nostre esperienze in maniera del tutto naturale. Semplicemente abbiamo composto e suonato come sappiamo fare. Il risultato è un disco rock essenziale e immediato scevro di sovrastrutture.
Voi che affermate con forza l’importanza della “musica suonata”, c’è un’artista – anche straniero – con il quale vi piacerebbe collaborare?
Xabier: io sinceramente non sento l’esigenza ne I FIUMI, in questo momento, di intraprendere collaborazioni con altri musicisti. Stiamo uscendo ora con le nostre prime canzoni e il nostro sound, consolidare ciò che noi quattro abbiamo creato credo sia la cosa giusta da fare. Se dovessi pensare ad un “timbro” con il quale collaborare in futuro in questo progetto ti direi un fiato.
Sarah, come hai lavorato alla stesura dei testi di questo disco?”
Sarah: Ho avvertito immediatamente la potenza e l’immediatezza compositiva di Diego, Xabier e Andrea. Normalmente sono molto puntigliosa nella stesura dei testi mentre in questo caso, in accordo al loro “fluire” anche la scrittura è stata molto diretta. I testi, scritti anche durante il periodo del covid e di grandi cambiamenti della mia vita, sostanzialmente sono uno spaccato di una crescita personale e condivisibile, che volge lo sguardo alla capacità di reinventarsi e di rifiorire partendo proprio dall’accettazione dalle proprie miserie. Compagni di viaggio come sempre la poesia, da Cardarelli a Carmen Yanez, e la letteratura nella sua accezione più ampia.
In che modo considerate attuale un disco rock?
Andrea: più che una questione di etichette di genere farei un distinguo tra musica suonata e musica prodotta al computer, assemblando librerie di campioni. Due sono le differenze sostanziali: suonare in gruppo è un esercizio sociale, si accoglie l’altro in cerca di una nuova via che convinca e comprenda tutti. Questo porta all’altra differenza, cioè a uno spostamento dell’interesse dal prodotto al processo stesso di fare musica. Questo disco diventa tanto più attuale quanto più sentiamo il bisogno di affermare questi valori in un momento dove anche solo l’ascolto è una pratica passiva, svuotata di significato.