Alloro, Olivo, Oleandro, Magnolia e Lauroceraso sono le specie più adatte per contrastare la diffusione del particolato PM10 nell’aria. Ecco le conclusioni del progetto Veg-Pm10, sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e realizzato da Università di Firenze, CNR e Arpat nei territori di Altopascio, Capannori, Lucca e Porcari.
Alloro, Olivo, Oleandro, Magnolia e Lauroceraso contro il PM10
Un verde urbano intelligente per combattere l’inquinamento atmosferico nella Piana di Lucca: Alloro, Olivo, Oleandro, Magnolia e Lauroceraso sono le specie più adatte per contrastare la diffusione del particolato PM10 nell’aria. Ecco i risultati della ricerca del progetto “Veg-Pm10 – Azioni multidisciplinari ed integrate per il monitoraggio e la riduzione del particolato atmosferico nella piana lucchese” sostenuto con 180mila euro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e condotto nei territori di Altopascio, Capannori, Lucca e Porcari da un coordinamento scientifico composto da: Università di Firenze (capofila del progetto), dipartimenti di biologia e di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali, che stanno conducendo analisi sulla vegetazione; CNR-Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze, che ha fornito centraline di monitoraggio della qualità dell’aria e sta eseguendo studi sulla vegetazione e sulla qualità dell’aria in prossimità delle abitazioni nei quattro comuni coinvolti, in collaborazione con Arpat.
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A presentare i risultati alla stampa nel complesso di San Micheletto (Lucca) Raffaele Domenici, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Daniel Toci, assessore all’ambiente del Comune di Altopascio, Giordano DeI Chiaro, assessore all’ambiente del Comune di Capannori, Franco Fanucchi, assessore all’ambiente del Comune di Porcari, Federico Martinelli, professore al Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze, Beniamino Gioli, dirigente di ricerca IBE CNR-Istituto per la BioEconomia CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, Francesco Ferrini, professore ordinario Università degli Studi di Firenze, dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI), Barbara Moura, ricercatrice al dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali, università degli studi di Firenze, Bianca Patrizia Andreini, responsabile Centro Regionale Tutela Qualità dell’Aria (CRTQA), Michele Totaro, dottore al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Pisa.
Il progetto mirava a individuare le specie vegetali già presenti nel territorio e più utili dal punto di vista del contributo alla pulizia dell’aria e a capire cause e incidenze della presenza del particolato nell’aria che in questi comuni si respira. Per lo studio di questo ultimo aspetto, i dati ambientali rilevati sono stati messi in relazione con quelli sanitari dal dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa.
La premessa
“L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali problematiche che necessitano urgenti attenzioni nelle aree urbane altamente popolate – si legge nelle linee guida – Circa il 90% degli abitanti delle principali città è infatti esposto a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli di qualità dell’aria ritenuti dannosi per la salute. In generale, gli inquinanti atmosferici, hanno caratteristiche ed origini tra loro molto differenti e si possono ritrovare disperse nell’atmosfera come particelle solide microscopiche, piccole goccioline liquide o sotto forma di gas. Il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) pubblicato nel settembre 2016, “Ambient Air Pollution: a global assessment of exposure and burden of disease”, ha evidenziato l’elevato impatto dell’inquinamento atmosferico, sia indoor che outdoor, sull’aumento dei rischi relativi al deterioramento della condizione ambientale e alla salute umana, con una pletora di differenti condizioni patologiche associate ai composti aereo-dispersi – L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha infatti classificato l’inquinamento atmosferico (sia indoor che outdoor) nel Gruppo 1 delle sostanze carcinogeniche per l’uomo. Per quanto riguarda l’impatto ecologico, l’inquinamento aereo è causa di eventi quali i) l’acidificazione dei suoli dovuti alle emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e ammoniaca, responsabili dell’aumento della mobilità dell’alluminio e dei metalli pesanti con conseguente inquinamento delle acque sotterranee, ii) l’eutrofizzazione determinata dall’introduzione negli ecosistemi di quantità eccessive di nutrienti ed in particolar modo di azoto atmosferico, iii) l’induzione della senescenza precoce delle piante in risposta all’assorbimento di elevate concentrazioni di ozono. Tra i circa 200 composti inquinanti atmosferici altamente dannosi, il materiale particolato aereodisperso (in inglese “particulate matter” – PM) è considerato uno dei più preoccupanti per la salute umana”.
L’analisi
“La principale fonte di emissione è rappresentata dai più disparati processi di combustione, da quella dei motori endotermici, alla carbonizzazione di gomme di automobili e olii, agli impianti di riscaldamento sia di tipo privato che industriale, alle centrali termoelettriche, ma anche agli inceneritori di rifiuti, alla cave e miniere a cielo aperto, finanche all’usura dell’asfalto, alla cottura degli alimenti e al fumo di sigaretta. La combustione delle sostanze organiche, ricche di carbonio, azoto, idrogeno e ossigeno, provoca la loro frammentazione in molecole più piccole e generalmente biodegradabili, ma allo stesso modo inquinanti. Inoltre, se le sostanze disperse contengono una frazione rilevante di materiale inorganico (come per esempio metalli), i prodotti della combustione possono generare (soprattutto se esposti ad alte temperature) aggregati atomici o leghe metalliche che vengono disperse nell’ambiente sotto forma di aerosol. La caratteristica principale di queste particelle è che non sono biodegradabili.”
Le conclusioni
“Utilizzando le specie più rappresentative ed integrando i valori di accumulo delle diverse frazioni di particolato da una terza raccolta effettuata nella stagione primavera-estate 2022, è stato possibile effettuare una serie di analisi di regressione che ha permesso di valutare l’interazione tra il particolato accumulato nelle foglie di ciascuna specie analizzata e le concentrazioni di PM registrate dai centri di monitoraggio”. Le specie più idonee a contrastare l’inquinamento da PM10 sono risultate l’Alloro (Laurus nobilis), l’Olivo (Olea europaea), l’Oleandro (Nerium oleander), la Magnolia (Magnolia grandiflora), il Lauroceraso (Prunus laurocerasus) sono le specie più adatte per contrastare la diffusione del particolato PM10 nell’aria.
Rispettata la road map del progetto, iniziato a gennaio 2020 con lo studio dei territori, proseguito a settembre 20202 con l’inizio dell’analisi dei dati per la definizione di strategie di mitigazione della presenza del particolato nell’aria, attraverso l’utilizzo di piante e alberi più adatti a migliorare la qualità dell’aria e a febbraio 2021 con l’installazione di una rete di monitoraggio in grado di monitorare tutti i principali inquinanti atmosferici, sull’intero comprensorio lucchese, per un totale di sedici centraline (quattro per ogni comune aderente: Lucca, Porcari, Capannori e Altopascio); inizio raccolta dati sui particolati. Ad aprile di quest’anno si è tenuta la conferenza stampa di presentazione ad Altopascio, a luglio a Capannori la chiusura del progetto, all’interno della manifestazione nazionale Murabilia, organizzata da Lucca Crea sulle Mura urbane di Lucca, una prima restituzione dei dati, il 31 ottobre il termine formale del progetto. Oggi la restituzione dei risultati con la pubblicazione delle linee guida frutto dello studio condotto.
Le Linee Guida del progetto saranno rilasciate lunedì 12 dicembre 2022 sul sito www.luccagreenproject.it