Home Da non perdere La star del violoncello Mario Brunello al Verdi di Trieste

La star del violoncello Mario Brunello al Verdi di Trieste

La star del violoncello Mario Brunello in doppia veste di direttore e solista tra Bach e il grande cinema – venerdì 7 al Teatro Lirico Giuseppe Verdi

Mario Brunello al Verdi di Trieste

Solista, direttore, musicista da camera e di recente pioniere di nuove sonorità con il suo violoncello piccolo, Brunello è stato il primo Europeo a vincere il Concorso Čaikovskij a Mosca nel 1986. Oggi però Brunello non è più nell’immaginario collettivo quel giovane virtuoso che entrò nella storia, ma un esploratore instancabile di nuovi repertori, nuove sonorità, un cercatore di bellezze dimenticate, prassi musicali cadute nell’oblio, che riportando in vita il passato regala nuovo incanto a repertori che spesso si danno per scontati.

Grafica Divina
Vuoi farti conoscere?
Puoi essere protagonista della prossima intervista!
Scrivi alla nostra redazione redazione@dasapere.it

Mario Brunello

Questo, dunque, il caso del programma del quarto appuntamento sinfonico del Teatro Verdi, dove accanto alle sue celebrate riletture del grande Settecento attraverso la riscoperta filologica del violoncello piccolo, Brunello affianca il repertorio popolare ma colto del grande Nino Rota, ricostruendo in musica quel ponte di libertà espressiva che lega attraverso i secoli il Barocco alla contemporaneità pop, jazz, progressive o rap.

L’apertura del concerto è davvero un viaggio nelle sonorità e nella libertà della prassi barocca: composto per violino, trascritto per clavicembalo dallo stesso Bach, eseguito su violoncello piccolo da Brunello in perfetto rispetto della consuetudine settecentesca. Un suono nuovo, raro e diverso che Brunello descrive come uno “Strumento dalla voce androgina, paragonabile anche nel decorso storico ai castrati: così importanti per lo sviluppo del melodramma, scomparirono dalla circolazione nel volgere di pochi anni, soppiantati dai quattro registri vocali in voga ancora oggi. Com’è successo con gli archi. Il “piccolo” lo paragonerei per timbro ad un controtenore». E ancora: «Per le caratteristiche di brillantezza e agilità che ha, direi che è uno strumento decisamente solistico. Il suo utilizzo apre la strada a una polifonia ricchissima, spesso con fughe a quattro voci. All’esecutore e al pubblico trasmette un senso di completezza corroborante. Per me, la sua scoperta ha avuto un effetto deflagrante, aprendomi un nuovo mondo sonoro e una nuova prospettiva artistica!».

Nella seconda parte dell’impaginato spiccano invece i celebri ballabili dal Gattopardo di Visconti composti da Rota, dove tra mazurke, contraddanze, polke, quadriglia e galop talvolta recuperati tra opere precedenti di Rota, spicca il valzer di commiato, sia per la celebre scena del ballo, sia per l’orecchiabilità del tema. Si tratta in realtà di una partitura inedita di un Valzer brillante di Giuseppe Verdi, il manoscritto era stato regalato a Visconti dal montatore del film Mario Serandrei il quale lo aveva comprato da un antiquario romano.

In un secondo momento Rota adattò il brano in modo che potesse essere eseguita da un piccolo ensemble e lo registrò a Palermo in modo relativamente frettoloso per presentare un provino al regista. Tuttavia quest’ultimo decise di non modificare la registrazione perché nella scena finale del ballo l’orchestra suona dal vivo in una casa privata e un’esecuzione imperfetta risultava dunque più realistica.

Una storia affascinante, anch’essa di ritrovamenti fortunosi e libertà creativa, che calza a pennello con lo spirito della prima parte del concerto e regala al pubblico danze romantiche e magnificenti, ma intrise di una malinconia fin de siècle che restituisce lo spirito del libro dell’autore siciliano. Balzo poi nel popolarissimo mondo del Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, allievo di Visconti e apice del suo percorso hollywoodiano con due Oscar, due candidature, tre Golden Globe e due nominations. Grande chiusa con la Suite da Prova d’Orchestra, film TV di Fellini la cui colonna sonora valse a Rota il Nastro d’Argento e che rispecchia pienamente quella leggerezza venata di malinconia che è il trait d’union emotivo di questa incursione nella musica colta e popolare del secolo passato.

Biglietti disponibili presso la biglietteria del Teatro Verdi aperta con orario 9-16 e nel giorno del concerto 9-18.
Biglietti a partire da € 11.00 – ulteriori vantaggi per il pubblico più giovane (fino a 34 anni).

Info:
boxoffice@teatroverdi-trieste.com
numero verde (gratuito) 800898868

dasapere promo da conoscere

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.