Buon viaggio Lilibeth
Buon viaggio Lilibeth. Un doveroso omaggio ad una sovrana che per ben settanta anni ha regnato con lo scopo di servire il suo amato popolo. E così è stato! Elisabetta ha percorso due secoli di storia sapendosi adattare a diversi cambiamenti con grande senso del dovere. Un regno altalenante che ha vissuto fasi di profonda crisi politica ed economica, culturale e di costume, ma anche di grande ripresa e di benessere e in ogni circostanza Elisabetta ha saputo mantenere ben salde le briglie del suo regno affinché non si sgretolasse.
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Buon viaggio ad una sovrana che anche in questa circostanza ha attraversato il suo regno per l’ultimo saluto. Balmoral, Londra con sosta ad Edimburgo cosi che la Scozia non dovesse sentirsi isolata, ma parte integrante delle esequie di “Sua maestà”. Un esplicito riferimento al compito assunto da Elisabetta di mantenere sempre unito il regno, a dispetto di qualche frangia secessionista riemersa dopo la Brexit.
Certo Elisabetta non poteva prevedere che la morte l’avrebbe raggiunta nel castello di Balmoral a lei particolarmente caro, ma ipotizzando l’evento ha disegnato il protocollo nei minimi dettagli e nell’ottica di quanto suesposto. Il popolo scozzese ha percepito questo suo sentimento tant’è che si è riversato numeroso lungo tutto il percorso compiuto dal feretro della regina, per omaggiarla e ringraziarla per la sua dedizione.
Elisabetta è stata l’ultima vera grande sovrana dopo la regina Vittoria, l’unica rappresentante fino ai nostri giorni di una monarchia imperiale che altrove non c’è più; un po’ anacronistica ma tipica della cultura e della mentalità anglosassoni in cui alberga sia la tendenza verso ciò che è innovazione sia il rispetto delle tradizioni e delle proprie radici.
Con lei termina un’epoca segnata anche da grandi cambiamenti storici.
Elisabetta è… come se ci fosse sempre stata. Tre generazioni all’incirca si sono seguite durante il suo lungo regno che hanno avuto in lei un punto di riferimento.
Elisabetta ci ha trasmesso un senso di solidità perciò ci si dovrà abituare alla sua mancanza!
Nei settanta anni in cui ha regnato Elisabetta ha incontrato teste coronate, capi di stato, politici e religiosi. Ha visto il susseguirsi di ben quindici primi ministri del governo; l’ultima proprio un paio di giorni prima della sua dipartita. Il suo ultimo dovere istituzionale.
Il suo regno però non è sempre stato una favola.
È stato attraversato anche da periodi bui, qualche scivolone si è verificato anche perché la Corona, seppur in buona fede, non sempre ha avuto la lungimiranza di prevedere i cambiamenti che caratterizzavano il periodo storico del momento. La monarchia inglese riteneva di dover essere d’esempio per l’immagine del regno, per il popolo, ma difficilmente si comprometteva col popolo creando così una certa distanza. Una monarchia inizialmente ingessata, insomma, che poi grazie anche alla spinta innovativa ed ai consigli del Principe Filippo, via via è maturata dando di sé, soprattutto nelle occasioni istituzionali, un’immagine meno rigida e sempre più vicina alla contemporaneità, pur nel rispetto delle tradizioni.
Elisabetta tutto questo l’ha capito e accettato, passando anche attraverso situazioni personali drammatiche e dolorose. E qui si vede la grandezza, l’intelligenza della donna che ha sentito il peso del suo ruolo, la responsabilità della guida di una nazione ed ha saputo capire e cambiare anche a scopo di grandi sacrifici, senza mai esporre il proprio parere personale o il proprio dissenso.
L’età, i tempi hanno poi contribuito ad ammorbidire la sua immagine, meno ingessata, i suoi lineamenti si sono addolciti e ci hanno consegnato una sovrana più umana anche nelle grandi occasioni.
Elegante, gentile e delicata, dal sorriso contagioso come ha avuto modo di dire il nipote Harry a lei molto caro.
Perfino il suo look è cambiato in meglio. I tanto amati colori pastello o sgargianti quali il rosso, il giallo, le tonalità del viola o il verde come nell’ultima apparizione ufficiale, in occasione del Giubileo di Platino che rimarrà nelle nostre memorie.
Cappellini sicuramente importabili nella quotidianità di noi tutti, ma che su di lei assumevano fascino, facevano la differenza in contrasto con le linee per lo più essenziali dei suoi outfit.
“La regina deve essere vista ovunque da tutti”!
Ecco il motivo di tale esplosione cromatica, ma anche un modo divertente di servire il popolo che tanto amava ammirarla. Viceversa nel privato Elisabetta manteneva un livello molto standard nella scelta dei suoi capi. Un segno di normalità di stacco dalle occasioni ufficiali. I suoi loden, i grandi fazzolettoni di seta sulla testa. Quasi una di noi!
L’ultima parte della sua vita è stata segnata dalla fragilità. La morte della sua roccia, il Principe Filippo, l’ha resa vulnerabile.
Non dimenticheremo mai l’immagine di Elisabetta nel silenzio che sola attraversa la navata centrale della Chiesa, che scompare dietro il nero del lutto. Elisabetta più provata, curva nel suo dolore. Un’immagine di sé più umana e che ha suscitato in tutti un forte sentimento di tenerezza.
Anche la coriacea Elisabetta è stata attaccata!
La pandemia poi e le vicende personali l’hanno indebolita nonostante volesse ancora dare di sé un’immagine di forza, di autorevolezza capace ancora di trasmettere coraggio.
I discorsi ai sudditi in occasione del Natale erano di grande speranza: mai disperare, mai rinunciare, mai fermarsi di fronte agli ostacoli.
E poi l’immagine allegra del “tea” con l’orso Paddington, mentre pian piano cominciava a spegnersi. Era lei forse ad aver bisogno del calore del suo tanto amato popolo; quello per cui ha sacrificato a volte anche la famiglia; quello che oggi si stringe attorno alle sue spoglie per omaggiarla e ringraziarla e per augurarle buon viaggio.
“Buon viaggio Lilibeth”.
Articolo di: Ugo Negrini