All’interno della rassegna Estate Leggerissima al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è andato in scena il concerto tributo a Battiato di Simone Cristicchi e Amara.
È difficile descrivere la voce di Franco Battiato perché più che cantare recitava con l’animo le sue profonde convinzioni e credo. Per tale motivo spesso le sue canzoni vengono cantate e non interpretate. Per farlo ci vogliono artisti di livello superiore e per questo Alice era l’interprete perfetta per Battiato. In molti hanno cantato Battiato, ma nessuno ha trasmesso all’animo degli spettatori le stesse vibrazioni del cantautore siciliano.
Simone Cristicchi per Estate Leggerissima
Poi arriva Simone Cristicchi e stravolge l’equazione. Non solo interpreta Battiato, ma lo fa sublimandolo, creando un Battiato 2.0 perché va oltre sia per la concezione degli arrangiamenti musicali (la “Cura” diviene quasi un omaggio a Morricone) sia perché Cristicchi è un’unicum nel panorama italiano. È attore, cantante (interprete) e uomo di profonda cultura e sensibilità.
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Il concerto (assieme alla bravissima Amara che per certi versi richiama la vocalità di Alice) che sta portando in Italia non poteva avere un titolo più consono: “Torneremo ancora. Concerto mistico per Battiato”.
Il palcoscenico del Gran Teatro Giacomo Puccini, dopo una splendida stagione operistica e concertistica (prossimi appuntamenti la riproposta del musical Notre Dame de Paris dall’8 all’11 settembre e il concerto del 17 settembre diretto dal M. Daniele Gatti) non poteva concludere il ciclo di concerti di musica pop che toccando i massimi livelli come in questo caso specifico.
Un pianista (che ha curato anche gli arrangiamenti), un trio di archi, un percussionista e un soprano sono gli accompagnatori di Cristicchi e Amara in un percorso che si dipana tra le canzoni più celebri e alcune chicche da riscoprire di Battiato.
Cristicchi tra citazioni dello stesso Battiato, suoi propri pensieri e riflessioni accompagna lo spettatore in un viaggio talmente affascinante da sembrare breve; ci prende per mano e piano piano fa salire tutti verso il cielo in una spiritualità al di là del religioso che è quella intima del proprio cuore, del sentire profondo in noi tra un Padre Nostro in aramaico e sonorità strumentali che ricordano i primordi del nostro proprio sentire tribale fino a danzare su “Centro di gravità permanente” e “Voglio vederti danzare”.
Non manca una piccola parentesi sul proprio lavoro suo e di Amara che si integra perfettamente al resto.
Quasi due ore di spettacolo che avremmo voluto raddoppiare perché quando si scivola nella poesia dispiace uscirne.
E non ci poteva essere miglior saluto (la parola omaggio sarebbe troppo riduttiva in questo caso) a Franco Battiato.
Articolo di: Luca Ramacciotti