Lucchettino. Il 43esimo Festival de La Versiliana si ritaglia un piccolo, ma funzionale e perfetto spazio nel Chiostro di Sant’Agostino per la rassegna “Versiliana Contemporary Theatre” che, forse, andrebbe segnalato meglio esternamente per attirare gli spettatori che non rimarranno certamente delusi.
Il 22 agosto sera in tale ambito è andato in scena l’one man… anzi il two man show dei Lucchettino tanto in simbiosi da essere quasi un’unica anima.
Lucchettino
È impossibile descrivere il loro spettacolo e appellativi come quella de “Le Figaro” che li definì “gli Stanlio e Ollio italiani” è molto riduttiva per descrivere l’esplosione di comicità, mimica, clownerie, giocoleria e magia che il duo porta in scena tra cabaret e improvvisazione coinvolgendo anche il pubblico che si lascia travolgere tanto la loro vis comica è geniale.
I Lucchettino sono al secolo Tino Fimiani e Luca Regina che di recente si è scoperto anche poetico narratore di storie tra il Marcovaldo e Fellini con il bellissimo libro “Anche la nebbia serve” che consiglio vivamente.
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Con i loro sketch magici e clowneschi si sono esibiti in tutto il mondo dai varietà in compagnia del grande trasformista Arturo Brachetti agli studi televisivi di “Zelig Circus”, dal “Circo Massimo” su Rai 3 al prestigioso “Signé Taloche”, alla trasmissione francese ” Le plus grand cabaret du monde” aggiudicandosi anche “il Mandrake d’Or”, l’Oscar della magia di Parigi.Infatti in sala, tra il pubblico presente, un nutrito gruppo di turisti portoghesi a sottolineare la fama internazionale dei Lucchettino.
Fimiani ha una mimica facciale incredibile plastica che pare indossi una maschera dei Mummenschanz a cui fa da contraltare quella in apparenza statica (ma altrettanto, quindi paradossalmente, espressiva) di Regina in un continuo gioco dove uno è la spalla dell’altro. Ed è incredibile come passino dalla magia, alla giocoleria, al cabaret, all’uso della musica per ottenere effetti comici alla ventriloquia in un susseguirsi hellzapoppiano verso un finale surreale, ma gustoso come… una pizza Margherita. Hanno il dono dei grandi performer di fermare il tempo facendoti sembrare il loro spettacolo troppo breve e con una padronanza tale del palcoscenico da trasformare anche eventuali disturbi (come il pubblico arrivato in ritardo) in una performance. Una grande lezione di puro teatro di intrattenimento.Si esce dal loro spettacolo con la voglia di vederne ancora un altro.
Articolo di: Luca Ramacciotti