Il Liberty a Barga. Riapre con nuove scoperte e un ricco patrimonio documentario donato dal pubblico in questi mesi la mostra “La nuova Barga”. La famiglia Pieroni, casa Pascoli e villa “Il Nido” tra i nuovi approfondimenti.
Il Liberty a Barga riapre con nuove scoperte
Nuove scoperte e nuovi documenti per la mostra “La nuova Barga: architettura e arti decorative tra Liberty e stile eclettico (1900-1935)”, che dopo il successo di pubblico e il grande apprezzamento da parte della città, riapre sabato 9 luglio alle 18 con il nuovo allestimento, organizzata dalla Fondazione Ricci ETS nella sua sede in via Roma 20 a Barga.
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In seguito ad approfondimenti e studi su materiali donati alla Fondazione durante e dopo l’esposizione del 2021, questa mostra prosegue la riscoperta e la valorizzazione della cittadina di Barga (LU), la “perla della Valle del Serchio”, patria elettiva del poeta Giovanni Pascoli, nella grande fase di innovazione avuta nei primi anni del Novecento in seguito al rientro in patria dei migranti che avevano fatto fortuna e che desideravano sia mostrare i risultati del proprio operato, sia contribuire allo sviluppo della città natale.
Salgono così a 115 gli edifici censiti, la maggior parte dei quali documentata con immagini di interni ed esterni e con la ricostruzione delle storie delle famiglie che li hanno abitati. Ma le novità principali che hanno motivato la riapertura sono esposte in 6 nuovi pannelli dedicati a nuovi filoni di ricerca esplorati grazie a nuovi documenti emersi.
Il tessuto urbano del periodo documentato in mostra si arricchisce così di: un villino della famiglia Pieroni (due nel Canteo e uno all’Arsenale – San Pietro in campo) dei 3 storicamente di proprietà della famiglia che migrò a Boston per vendere figurine di gesso per poi sviluppare un grande business nel campo della ristorazione, e che completano la visuale sul suo ruolo nella trasformazione del tessuto urbano della città dell’epoca; casa Pascoli, preesistente ma trasformata proprio e ampliata nell’arco temporale interessato dalla mostra, con un primo ampliamento voluto dal poeta detto “il colosseo”, che nelle sue intenzioni doveva servire a trasformare la proprietà in un una piccola azienda agricola, e l’altana: dopo il terremoto del 1920 fu necessario mettere delle catene di ancoraggio e negli anni successivi furono realizzate per volontà del poeta, scomparso nel 1912, le bifore (i pannelli illustrano in particolare gli interni e gli arredi, le lampade, le decorazioni); villa “Il Nido”, progettata dal geometra Giuseppe Santini, autore degli edifici più eclettici della città: si tratta di un’architettura ispirata allo stile bretone e gli eredi hanno consentito la consultazione dei materiali dello studio del progettista permettendo di ritrovare i cataloghi sui quali si è ispirato in particolare per l’apertura circolare, unica a Barga, dell’edificio in zona Giardino.
“Quello che ci ha permesso di proseguire e approfondire la ricerca su questi edifici, e ora esporre le scoperte al pubblico, sono le segnalazioni e le donazioni di archivi privati. – spiega Cristiana Ricci, architetto e presidente della Fondazione Ricci, una delle curatrici della mostra – Siamo grati alla città per la sua risposta e per la comprensione del lavoro di restituzione di storia e memoria che abbiamo svolto con questa esposizione che sembra capace di far emergere sempre più storie ed elementi meritevoli di esplorazione. Abbiamo ricevuto materiali e ringraziamenti perché finalmente viene valorizzato questo periodo di 35 anni di storia barghigiana, finora in parte negletto per la sua caratterizzazione storico-politica, ma d’altro canto un periodo ricchissimo per la città, che ha visto profonde trasformazioni a livello sociale e urbanistico. Va ricordato che importanti restauri volti ad un ammodernamento della città, come quelli al duomo, la realizzazione di opere pubbliche come il conservatorio, la nascita di nuove parti di città e la realizzazione del reparto maternità dell’ospedale, sono tutti di questo periodo e in parte dovuti alla ricchezza portata dai migranti di ritorno, partiti in povertà e tornati ‘col cappello’”.
Molte e approfondite sono le tematiche in mostra, anche riguardanti le famiglie, documentate da numerosi materiali fotografici, che il pubblico potrà conoscere attraverso l’esposizione nelle teche e il catalogo, la cui uscita è prevista entro luglio: oltre 400 pagine con documenti e testi, a cura di Cristiana Ricci.
L’ampliamento della mostra ha visto la cura scientifica di Cristiana Ricci, architetto e presidente della Fondazione Ricci, Sara Moscardini e Pier Giuliano Cecchi, rispettivamente direttrice e vicedirettore dell’Istituto storico lucchese sezione di Barga, Ivano Stefani, addetto culturale dello stesso Istituto, Caterina Salvi, fotografa.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Ricci ETS e dall’Istituto storico lucchese sezione di Barga, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Barga, dell’associazione Italia Liberty, con la collaborazione della Fondazione Paolo Cresci e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
La mostra è aperta fino al 26 settembre 2022, con i seguenti orari: venerdì 15,30-19,30, sabato e domenica 11-13 e 17-19; ingresso libero.
Per maggiori informazioni sulla mostra:
Fondazione Ricci ETS 0583 724357, fondricci@iol.it, www.fondazionericci.info, Facebook “Fondazione Ricci ETS”, Instagram “fondazione_ricci_barga”