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“Alive”: il nuovo libro di Alessandro Pasquinucci

Alessandro Pasquinucci è giovane e in gamba. Da poco ha intrapreso la strada della scrittura e nel giro di qualche mese sono usciti i suoi due primi libri.
Da poco in libreria “Alive”.

Lo abbiamo incontrato e deciso di approfondire alcuni aspetti

Quando hai capito che avresti voluto scrivere?

Grafica Divina

Penso di averlo sempre saputo. Fin dall’asilo infatti passavo giornate intere a inventarmi storie, pregando poi i miei genitori – soprattutto mio papà Stefano – di aiutarmi a fissarle su carta, visto che all’epoca non sapevo ancora farlo da solo. Con il tempo ho acquisito l’autonomia necessaria a scrivere di pugno quello che la mia mente elaborava e da lì è cominciata la vera e propria passione.

Ritengo che scrivere sia un ottimo anti stress e, sempre più spesso sento la necessità di potermi immergere nella scrittura per sfogare la cosiddetta vena creativa ma anche per ricaricare lo spirito e liberarmi di trame spunti e sensazioni che provo dentro e che hanno bisogno di prendere forma.

Quali sono i tuoi riferimenti letterari?

Non ho un riferimento letterario ben preciso. Di solito mi diverto a prendere spunto da diversi generi, stili e autori per poi combinare insieme i vari elementi in modo personale, come in puzzle di cui non esiste disegno. Mi trovo quindi a mescolare elementi tipici del thriller a tratti di romanzi di formazione, atmosfere gotiche a stilemi linguistici della contemporaneità e così via… In questo modo riesco a dare uno stile che mi rappresenti – o almeno ci provo – alle storie che invento, mettendomi anche nei panni del lettore esigente – come sono sempre stato – oltre che di scrittore. Giudicare se stessi ed essere soddisfatti a pieno di quello che si produce non è facile, ma alla fine, per una cosa o per l’altra, cerco sempre di trovare un compromesso che mi convinca ad andare avanti.

Cosa ti piace leggere?

Sono sempre stato un lettore accanito e negli anni mi è capitato di leggere qualunque cosa, dai grandi classici a saghe fantasy, passando per saggi o narrativa d’autore. Indubbiamente mi ritengo un cultore del genere giallo – inteso in tutte le sue sfumature – e questa passione si riflette in pieno anche in ciò che scrivo. Il mistero mi ha sempre affascinato perché, in un trama ben congegnata, è un elemento, spesso invisibile, ma in grado di coinvolgere il lettore emotivamente in modo efficace, come una calamita che ti attrae senza che tu riesca a opporre resistenza.  Tra gli autori preferiti – che sono tanti a dire il vero – cito: Carlos Ruiz Zafòn, Michel Bussi, Christopher Pike e Giampaolo Simi che, ciascuno per un motivo diverso, sono anche tra i maestri ispiratori della mia produzione.

Dove nascono le tue storie?

Le storie nascono dove e quando meno me lo aspetto. Devo ammettere che, inconsciamente, sono sempre all’erta, pronto a immagazzinare spunti e dettagli utili che possano servirmi per sviluppare nuove trame o arricchire quelle già in lavorazione nella mia testa. Per questo tengo un quaderno (sia cartaceo che digitale, per precauzione) dove appunto via via alcune riflessioni, spesso brevi frasi, altre volte intrecci già più complessi, che poi sfoglio ciclicamente per capire quando sia il caso di utilizzarli. Avendo una predilezione per i misteri, anche in questa ricerca spontanea di trame e spunti narrativi mi sento come un investigatore a caccia di indizi. A volte, da un’idea iniziale si evolve una trama che va completamente in un’altra direzione, ma tutto questo avviene in una fase preliminare del lavoro. A livello pratico, infatti, prima di mettermi a scrivere, cerco di fare una scaletta il più approfondita possibile della storia dove inserisco nel dettaglio tutti quelli elementi utili per lo sviluppo dell’intreccio. Un lavoro certosino, ma che mi ritorna indietro quando passo alla fase pratica di scrittura, che in fin dei conti, è la parte più semplice – e più divertente – dell’intero processo creativo.

Anche la musica fa parte di te: in che modo entra, se lo fa, nella tua scrittura?

La musica è un’altra grande mia passione. Ho realizzato negli anni decine di brani per il Carnevale di Viareggio e non solo. Un’attività – o meglio, direi un’esigenza creativa – che è andata di pari passo con la scrittura, ma che si è evoluta prima e più velocemente. Attualmente, rispetto allo scrivere, ritengo il fare musica più un hobby e, anche se sono perfezionista nella cura dei brani, prendo il tutto più come un divertimento e come un modo per condividere momenti in compagni di tanti altri creativi che, per fortuna, popolano la mia città. Nella scrittura di una canzone mi sento più libero a buttarmi e mi diverto a sperimentare. Nella scrittura di un romanzo, invece, adotto un metodo più ragionato, ma non per questo meno libero di dare sfogo all’immaginazione.

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Alive

Parlaci del tuo ultimo libro:”Alive”

Il mio ultimo libro si intitola “Alive” ed è un thriller psicologico parte del cosiddetto genere Young Adult, una categoria di romanzi che hanno protagonisti adolescenti ma che sono adatti, sia per stile che per tematiche e intrecci, anche a un pubblico adulto.
Nello specifico “Alive” – pubblicato dalla bellissima casa editrice Pelledoca Editore, specializzata in romanzi gialli per ragazzi – racconta la storia del sedicenne Giulio che, dopo mesi dal loro ultimo incontro, riceve un misterioso messaggio da parte di Alice, una ragazza che ha frequentato l’estate precedente durante una breve vacanza all’Isola D’Elba.
Alice dice di essere in pericolo e che solo lui potrà salvarla. Il ragazzo decide di assecondarla ma, appena sbarca sull’Isola, inizia a capire che sta succedendo davvero qualcosa di strano e che lei potrebbe non essere la sola in pericolo.

Cosa è accaduto davvero la notte del loro ultimo appuntamento? Starà a lui ricostruire, in una lotta contro il tempo, l’intricato puzzle rimasto incompiuto durante quei mesi di assordante silenzio. E tessera dopo tessera, indizio dopo indizio, a emergere sarà una verità che nessuno vorrebbe mai conoscere.

“Alive” è un romanzo a cui sono molto legato, perché nasce alla fine di un percorso di training che ho fatto con il team di Pelledoca, dove ho imparato tanto a livello tecnico e conosciuto altre persone con la mia stessa passione.

Anche in questa storia, come nel mio precedente “Hypno”, che era legato al mondo dei social network, l’aspetto tecnologico è parte integrante della trama sia nell’utilizzo degli strumenti narrativi che a livello linguistico e rappresenta un elemento chiave del mio stile.

dasapere da leggere

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