Umberto Sebastiano “Il mondo finirà di notte”
Per Nutrimenti è da poco uscito il nuovo libro di Umberto Sebastiano “Il mondo finirà di notte”, un romanzo che ci porta tra le pieghe dell’adolescenza e le sue contraddizioni.
Sebastiano sceglie la Pordenone degli anni Ottanta, sceglie Kyara, Alex e i loro amici, ma Pordenone potrebbe essere una qualsiasi città e i protagonisti qualunque altro ragazzo o ragazza. Un libro dolce e amaro, duro come un pugno e lieve come una carezza, una lettura da fare, una storia della quale abbiamo voluto parlare direttamente con l’autore.
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Ecco la nostra intervista a Umberto Sebastiano
Pordenone anni Ottanta adolescenti di provincia. Come nascono Kyara, Alex e gli altri?
Potrei dire di conoscerli perché sono stato uno di loro. Nascono dalle emozioni, dalle sensazioni che ho provato quando avevo la loro età e frequentavo gli stessi luoghi, respiravo la stessa aria. I ricordi che risalgono al periodo dell’adolescenza sono per tutti i più vividi e duraturi. C’è un’espressione che descrive in maniera efficace il modo in cui le esperienze adolescenziali si imprimono nella nostra memoria: “bernoccolo della reminiscenza”.
Una storia dura, senza sconti, ruvida dov’è ha il suo seme?
Mi interessava riflettere sulla violenza di genere, capire se e come la violenza fosse in grado di infettare anche gli amori più puri. Fonti di ispirazione sono state le teorie dell’avvocato e femminista radicale Catherine Alice MacKinnon, secondo cui in ogni rapporto eterosessuale, anche nelle coppie più affiatate, c’è sempre una dose di violenza nei confronti della donna. E il “Saggio su Pan” di James Hillman, nel quale viene affrontato il tema della pulsione sessuale maschile da un punto di vista simbolico e psicologico.
I protagonisti del tuo libro dialogherebbero con gli adolescenti di adesso?
Gli adolescenti del libro sono gli adolescenti di adesso. L’adolescenza è una fase di trasformazione e di sperimentazione, un rito di passaggio che pretende la narrazione al presente. Può essere vissuta e raccontata solo dall’interno e nell’immediato. La scrittura consente questa possibilità, produce una reazione chimica, riattiva le sinapsi e il batticuore.
Cosa hai dato di te ad Alex e Kyara e cosa loro hanno dato a te?
Gli ho concesso certe mie ingenuità, la fiducia nel pensiero del cuore. E poi un misto di strafottenza e insicurezza. Loro mi hanno restituito vita, con generosità, senza risparmiarsi.
Eros e Thanatos dentro le pagine: c’è un vincitore?
No, non c’è un vincitore. Eros e Thanatos si rincorrono, come il giorno e la notte, sono essenziali per l’apparire e l’affermarsi dell’altro. Non è un semplice succedersi, è il senso profondo di come le cose accadono. Lo spiega in modo illuminante il filosofo Martin Heidegger commentando il frammento di Eraclito: «Il sorgere dona il favore al nascondersi».
Intervista di: Elena Torre
Foto di: Claudia Ferri