In libreria per (Tarka) “Città da sfogliare”: ventisei città viste con gli occhi di alcuni scrittori che vi sono nati o le hanno amate, scritte dal giornalista Riccardo Jannello, un libro capace di farci sognare e viaggiare attraverso pagine di grande bellezza.
Ne parliamo con l’autore per scoprire qualcosa di più
Riccardo Jannello dicci cosa viaggio e scrittura hanno in comune
Sono imprenscindibili. Non penso di essere l’unico che si porta dietro un taccuino e una penna per appuntare tutto ciò che vede, mangia, pensa del luogo che visita. Il viaggio è letteratura, la letteratura è sempre in viaggio. Per me sono vita e dopo i vari reportage sul giornale sono riuscito a realizzare il sogno di un libro.
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Quando è nata e sotto quali spinte la scintilla per scrivere Città da sfogliare?
È nata appunto dai viaggi e da una proposta che feci al Qn: una rubrica sulle città da sfogliare nell’inserto “Il piacere della lettura”. All’inizio della pandemia ho ripreso in mano gli articoli, che erano oltre trenta, ne ho fatto una cernita e ho proposto a Franco Muzzio, alla guida di Tarka e purtroppo da poco scomparso, di farne un libro. E’ stato entusiasta e ha accettato. Oltre a una rivisitazione degli articoli è nata l’idea di una breve guida alla fine di ogni capitolo. Sono i miei gusti personali sulla città visitata, luoghi conosciuti e amati. La scintilla è quella di condividere le esperienze: penso bisognerebbe farlo sempre.
Nella tua attività di giornalista hai conosciuto e sei diventato amico di un pezzo vivente della letteratura… Vuoi raccontarci cosa ha significato per te?
Se ti riferisci a José Saramago quelle passate con lui, grazie soprattuto a Marco Abbondanza e a Sete Sois Sete Luas, sono state esperienze meravigliose. In ognuna di esse ho imparato qualcosa, sulla scrittura, sulla storia, sul pensiero politico, sulla nostra Italia, di cui lui amava in particolare l’arte e la letteratura. Ho cercato di vivere le sue emozioni in Portogallo ed ero presente a una cerimonia che non dimenticherò mai a Lisbona nel primo anniversario della sua morte, quando le sue ceneri sono state sparse sotto l’olivo di Azinhaga piantato di fronte alla Fondazione che prende il suo nome, in Campo das Cebolas. Un capitolo del mio libro è un omaggio a lui e alla sua Lisbona, che in fondo è anche la mia, e dove una volta ebbi l’onore di sostituirlo nella presentazione, era il 2004, della mostra dello scultore pisano Massimo Bertolini all’Academia das Belas Artes; il tema era il libro “L’anno della morte di Ricardo Reis”, uno dei capolavori di Saramago dove si omaggia anche Fernando Pessoa, l’altro protagonista assoluto della “mia” Lisbona. Ma ci sono anche altri personaggi che ho avuto la fortuna di conoscere: Jorge Amado, per esempio, ha rappresentato per me una vera e propria guida, e Salvador de Bahia, la sua città, la sento anch’essa un po’ mia.
Cosa muove il tuo desiderio di viaggiare?
La voglia di conoscere e stare in mezzo a gente nuova, capire le varie motivazioni, le idee, i modi di vivere, ciò che mangiano; non avere paura dell’ignoto ma affrontarlo con rispetto. A chi ama il viaggio facile, quello del villaggio-vacanze, dico: meglio di niente. Ma certo non è quello che io desidero. La letteratura e l’arte in genere hanno un peso fondamentale nel mio modo di viaggiare: sono fortemente curioso di tutto ciò che è creatività nei luoghi che visito. E sono molto curioso anche di leggere ciò che ne pensano altri, e confrontare le idee. In fondo sposo quello che sempre Saramago ha scritto: “Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”.
Quale il modo migliore di leggere questo libro 😉
Immergersi nelle atmosfere delle varie città. Ho riscontrato che chi ha visitato gli stessi luoghi si è sentito accresciuto dalle mie emozioni e chi non conosce una di queste città ha avuto la curiosità di viaggiare e scoprire se ciò che aveva letto era sulla stessa sintonia. Il risultato è positivo. Il libro va letto anche con una particolare sensibilità letteraria, e anche in questo caso vanno capite le scelte che ho fatto, molto personali, e approvarle o anche dire: io avrei citato un altro autore. La soddisfazione migliore è che la gente parli di questo libro che in fondo è personale, ma universale, perché vuole essere un piccolo saggio di come letteratura e viaggio siano in simbiosi. In fondo non sono che un piccolo allievo di straordinari maestri.
Articolo di: Elena Torre