Tre cantautrici italiane che hanno creato dei mood musicali ben precisi tanto da caratterizzare il loro percorso artistico rendendole uniche nel panorama italiano.
Due di loro (Rossana Casale e Grazia di Michele) avevano affrontato assieme l’esperienza sanremese; a loro si aggiunge Mariella Nava nella condivisione di un discorso sonoro innovativo e nuovo.
È uscito Trialogo: il loro nuovo album.
La nostra intervista
Sanremo 1993 vide nascere la coppia canora Casale – Di Michele. Che ricorda di quella esperienza?
R.C.: Il tutto nacque quasi per caso. Conoscevo e stimavo Grazia che un giorno mi chiese di raggiungerla in studio per registrare il provino di una canzone che era destinata a Massimo Ranieri. Dopo averlo esegutio le feci notare che, essendo una sua canzone, forse sarebbe stato meglio il provino lo incidesse lei stessa. Lucio Fabbri da grande arrangiatore quale è sentendo la versione di Grazie iniziò, premendo vari tasti del mixer, a far andare in alternativa le due versioni. Lui intuì subito che poteva essere un formidabile duetto e io, tra l’altro in quel periodo, ero in rotta con la mia casa discografica perché stavo facendo jazz e non era un momento facile. Quando mi proposero il duetto con Grazia per Sanremo credevo che non fosse un brano adatto a me che, appunto, stavo seguendo un altro genere musicale e quel provino lo avevo tenuto solo per amicizia. Il direttore artistico della CGD mi volle incontrare promettendomi di farmi realizzare il mio primo disco di jazz se io avessi accettato di portare a Sanremo il brano. Per me cantare con Grazia era un onore per cui ci mettemmo con Lucio e Grazia a studiare l’arrangiamento e andammo a Sanremo dove si vinse questo terzo posto inaspettatamente.
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G.d.M.: Fu un’esperienza molto divertente perché io e Rossana l’affrontammo nella giusta maniera. In realtà Sanremo andrebbe sempre affrontato come lo facemmo noi perché mette sempre molta ansia e paura mentre noi arrivammo dopo un viaggio condiviso assieme tra chiacchiere e riflessioni anche molto profonde. Il ricordo più bello è che noi eravamo a un ristorante e continuavano a ripeterci che avevamo vinto il terzo posto, ma noi eravamo state vittime di recente di Scherzi a parte e non ci credevamo. Ci dovettero venire a prendere e si fece una corsa arrivando affannate e io anche con delle macchie di moscardino sul vestito, ma anche questo fa parte della storia e quando lo ricordiamo ci fa sempre molto ridere.
Come nasce nuovamente l’idea di ricondividere un percorso artistico?
G.d.M.: Con Rossana abbiamo lavorato molto assieme avendo scritto a quattro mani tanti brani e sapevamo che per noi non sarebbe stato complicato.
Il duetto è divenuto un terzetto con l’aggiunta di Mariella Nava. Come avviene questa collaborazione?
G.d.M.: Inserire un terzo elemento sì poteva essere rischioso e problematico, ma con Mariella ci lega una lunga amicizia e un grande rispetto per cui sapendo che è un’artista pura, coerente, che ha molte cose in comune con me e Rossana anche nell’impegno sociale o nell’approfondire il suo vissuto emotivo per scrivere canzoni, erano tutti ingrediente che ci accomunavano, ci appartenevano e quindi non c’è mai stato problemi o attrito, ma solo una grande armonia.
R.C.: In realtà il progetto è partito vedendo da subito la partecipazione di tutte e tre non è stata un’aggiunta.
Eravamo ad un festival dedicato alle cantautrici e, durante una conferenza stampa, ho avuto questo colpo d’occhio di vederci tutte e tre sedute vicine e quasi scherzando ho proposto di fare un tour assieme. Al primo incontro Mariella ha lanciato l’idea di realizzare anche un brano. Una canzone inedita anche per lanciare il tour stesso.
Sanremo 1993 vide nascere la coppia canora Casale – Di Michele. Ora quel duetto è divenuto un terzetto con il suo ingresso signora Nava. Come nasce questa collaborazione?
M.N.: Come ha detto prima Rossana eravamo sedute una accanto all’altra alla conferenza di una rassegna musicale teatrale curata proprio da Grazia. Io mi sono trovata al centro tra loro due e, con naturalezza, Rossana, seguendo una grande intuizione, ci ha proposto di fare un tour insieme, incrociando i nostri repertori e i nostri stili così differenti.
Ci siamo guardate e abbiamo detto: “Ma certo! Perché no?” Così abbiamo iniziato con il live e poi ci è venuta la voglia di scrivere insieme canzoni nuove e adesso siamo felici di avere nelle nostre mani il nostro album realizzato.
Tre cantautrici italiane con stili e sonorità differenti come hanno trovato un percorso comune?
R.C.: A ogni incontro effettuato anche per preparare il tour ci siamo accorte che la nostra forza erano proprio le differenze stilistiche che, unite, creavano una nuova realtà. La musica folk di Grazia, il pop melodico di Mariella, il mio stile in odore di jazz e questo era palese durante i concerti perché veniva fuori come risultante qualcosa di bello, di forte impatto. Un concerto di due ore che vedeva il pubblico entusiasta. Abbiamo quindi scelto un arrangiatore (Phil De Laura) che fosse anche un musicista preparatissimo e sensibilissimo che conosce la musica etnica, studia gli strumenti di tutto il mondo e che potesse unire le nostre tre musicalità e soprattutto affidandoci al suo intuito per delle scelte che noi, avendo tre caratteri forti, probabilmente, avremmo raggiunto dopo varie discussioni. Vi ha portato tutta la sua sonorità e professione a cui si è aggiunta quella dei nostri musicisti. Da un progetto che volevamo, ma di cui non eravamo certissime di come il pubblico lo avrebbe accolto, nato quasi per caso, in realtà abbiamo già realizzato tre video, un quarto sta arrivando (Io sono l’amore), interviste, conferenze, corriamo come pazze e siamo davvero felicissime.
G.d.M.: Sicuramente veniamo da mondi vicinissimi, ma non uguali con Rossana legata al mondo del jazz, io alla sperimentazione della word music e folk, Mariella più classica, ma abbiamo trovato dei punti di contatto. A esempio io con Paolo di Sabatino avevo fatto, attraverso due album, incursione nel jazz dove le nostre canzoni pop erano state rivestite di sonorità jazz per cui anche con un approccio vocale diverso. Quindi abbiamo unito il nostro amore per le melodie belle, ma soprattutto per la parola. Il peso della parola, la sua importanza perché al momento c’è il bisogno di comunicare e la musica è un grande veicolo per sensibilizzare e far riflettere le persone.
M.N.: È stato inizialmente complicato perché ognuna di noi portava il proprio entusiasmo, la propria convinzione, la propria materia musicale, ma poi bisognava unire il tutto in un lavoro unico che rendesse tutte e tre riconoscibili e soddisfatte. Poi abbiamo trovato una chiave perfetta e sono nate canzoni che sicuramente non avremmo scritto se non ci fossimo incontrate, nuove, ma che al tempo stesso non rinnegano nulla di quello che avevamo già fatto in passato. È bello divertirsi, nell’ascolto dell’intero disco, a cercare di individuare chi ha fatto cosa.
Pensando a questo progetto lei, signora Nava, aveva già delle idee musicali da proporre alle sue colleghe?
Sono venute via via a tutte noi in una vera collaborazione a tre. A volte ci mancava uno sviluppo, un inciso, una intro, un giro di accordi risolutivo, una chiusura, un volo, una frase, una parola…. ci si confrontava sempre con più idee a disposizione.
Ne parlavamo molto e poi si sceglieva quella che ritenevamo più giusta.
C’è ancora un Sanremo nel suo futuro signora Nava sia come autrice sia come cantante? Magari andando con le sue colleghe?
Sanremo è stato importante per me e devo dire grazie a tutte le soddisfazioni che mi ha regalato. Se ho una canzone in cui credo sarò sempre pronta a presentarla per un palco così magico.
Quale è il compito della musica oggi?
R.C.: Quello che dovrebbe essere di sempre. Portare emozioni, pensieri, far riflettere la gente, di accompagnarli nei loro ricordi, nella loro vita quotidiana, di fargli compagnia nei momenti belli come nei brutti perché la musica ha sicuramente un ruolo sociale molto importante. Anche in questo momento di guerra e difficoltà del mondo legata alla pandemia la musica dovrebbe dare serenità, ma è anche veicolo e motore per le riflessioni più profonde.
M.N.: Alto. È un compito duro ma importante. È quello di parlare delle emozioni in un tempo in cui ci chiedono di spegnerle.
Il mondo intero tende a chiudersi, ad indurirsi, ad insospettirsi, a dimenticare, a cancellare, a rottamare, ad emarginare.
Ecco tutto questo la musica lo contrasta a gran voce.
Chiama. Entra nelle nostre anime e le riporta in vita. Ci unisce. Ci scuote. Ci riempie di energia laddove tutto ci delude e ci spegne.
Dove c’è musica non può che esserci qualcosa di buono. Sapore buono. Armonia.
G.d.M.: La musica dovrebbe essere un mezzo per trasmettere emozioni, condividerle, ma anche portatrice di importanti messaggi e mai, come oggi, ce ne è bisogno.
Intervista di: Luca Ramacciotti